Recensione Pinocchio (2008)

La nuova versione di Pinocchio targata Rai rimane un bell'omaggio a uno dei capolavori della letteratura per l'infanzia, che vive di spunti attuali, nel rispetto di uno spirito che trascende le generazioni.

L'ultima declinazione di una fiaba immortale

Come affermato anche dalla saggia Luciana Littizzetto/Grillo Parlante, è nella natura di qualunque fiaba la possibilità di essere raccontata mille e mille volte, magari cambiando qualche dettaglio, aggiungendo dei particolari o delle note di colore a piacere, ma sempre mantenendo lo spirito originale. E' quanto fatto da Rai e LuxVide, ma soprattutto dal regista Alberto Sironi e dagli sceneggiatori Ivan Cotroneo e Carlo Mazzotta, in occasione di questo adattamento in chiave fiction di Pinocchio, forse la fiaba italiana più nota e amata in tutto il mondo.
Così, protagonista è ancora il burattino che, per generosità di una fatina buona, ottiene sembianze umane, ma il cui cuore rimane di legno, in attesa che si dimostri degno delle trasformazione definitiva. Come da tradizione, Pinocchio è un prodotto dell'abilità artigiana di mastro Geppetto, un povero falegname che vive solo, senza il conforto di una famiglia, e che proprio per riempire questo vuoto si fabbrica un giovane amico di legno che mai avrebbe immaginato potesse diventare un figlio a tutti gli effetti. Ma qui, a differenza che nella fiaba originale, la figura di Geppetto è indagata molto più a fondo, descritta nelle sue ansie e nelle sue nuove preoccupazioni, amplificate dal non avere avuto il tempo di prepararsi ad un evento importante come la paternità: lo stesso genitore dovrà quindi percorrere una strada parallela a quella del figlio, in cui dovrà imparare a rapportarsi con la sua nuova realtà e a diventare un padre impeccabile.

Le difficoltà di Geppetto, però, saranno ben poca cosa in confronto a quelle di Pinocchio: per un bambino appena nato, completamente digiuno del mondo, è un'impresa non da poco riuscire a discernere il bene dal male, specie se si è dotati di un'inguaribile curiosità e intraprendenza. Saranno le dure esperienze che tutti noi già conosciamo ad impartirgli la più efficace delle lezioni: la prigionia presso il temibile Mangiafuoco, i guai combinati con Lucignolo, le maldestre imboscate del Gatto e della Volpe. Nonostante qui la presenza del Grillo Parlante si faccia ben più incisiva rispetto alla fiaba di Collodi, il saggio insetto è infatti destinato a rimanere quasi del tutto inascoltato, o alla peggio preso a spintoni e male parole, a dimostrazione di come quello della coscienza sia un lavoro ingrato, tanto nel 1881 quanto ai giorni nostri.
Un artificio di sicuro effetto messo in atto dagli sceneggiatori è quello di incorniciare la nota vicenda con la realtà dello scrittore: incontriamo infatti all'inizio un Carlo Collodi in cerca di ispirazione che, complice uno scrittoio da riparare, farà la conoscenza di un burbero falegname che gli offrirà lo spunto per la figura di Geppetto. Fiaba e vita si incroceranno inaspettatamente, però, quando Collodi apprenderà che il falegname è scomparso in cerca del figlio, di cui nessuno fino a poco prima sospettava l'esistenza, e nell'attraversare il bosco sentirà le stesse urla di aiuto che aveva fatto gridare al suo discolo protagonista con la propria fantasia.

La fiction offre quindi anche una riflessione sul potere dell'immaginazione, mettendo l'accento su quanto importante e insieme sottovalutata sia la fantasia, e contemporaneamente suggerendoci come anche nella nostra realtà di tutti i giorni possano succedere eventi straordinari, a patto di offrire a noi stessi la possibilità di vederli. Solide ed originali scelte di sceneggiatura si accompagnano poi a un cast straordinario, che unisce grandi nomi internazionali, tra i quali spiccano un Bob Hoskins/Geppetto, commovente ma non melenso, e un giovane Robbie Kay che esprime perfettamente la natura dolce e birichina insieme di Pinocchio, con volti noti della nostra cinematografia: difficile immaginare un Grillo Parlante più adatto di Luciana Littizzetto, mentre la presenza di Margherita Buy e Violante Placido, oltre che della coppia Toni Bertorelli/Francesco Pannofino, è sintomo di un'ottima cura anche per quello che riguarda i personaggi secondari. Questa nuova versione di Pinocchio, quindi, pur con un precedente così scomodo come quello di Comencini, rimane un bell'omaggio a uno dei capolavori della letteratura per l'infanzia, che vive qui anche di spunti attuali, nel rispetto di uno spirito che trascende le generazioni.