Recensione Shutter (2004)

Nonostante il film sia carico di tutti gli archetipi della ghost story orientale è diretto dai giovani registi thailandesi Banjong Pisanthanakun e Parkpoom Wongpoom con mano sicura ed eleganza, e si sviluppa come un thriller intriso di spaventosi risvolti soprannaturali.

L'amore ritorna

Tun e Jane sono una coppia di ragazzi che dopo aver trascorso una piacevole serata con amici, stanno facendo ritorno a Bangkok in auto. L'atmosfera è così rilassata e scherzosa, che Jane non si accorge che una ragazza spunta improvvisamente dal buio della strada e la investe.
Dopo un comprensibile attimo di sbandamento, i due decidono di scappare via senza fermarsi a soccorrere la ragazza che giace esanime sull'asfalto. Dopo qualche giorno Tun è già pronto a lasciarsi alle spalle la tragica esperienza di quella notte, Jane invece non riesce a darsi pace, soprattutto perchè si trovava alla guida dell'auto quella tragica notte. Mentre i due ragazzi si chiedono con angoscia cosa ne sia stato della sconosciuta, Tun inizia ad avere terrificanti incubi.

Nonostante Shutter sia carico di tutti gli archetipi della ghost story orientale consegnati alla storia del cinema da pellicole come Ringu di Hideo Nakata - vendicative ragazze dai lunghi capelli corvini che si materializzano dal nulla e il dolore per la tragica fine di una storia d'amore che si evolve in un sentimento di cieco risentimento - il film è diretto dai giovani registi thailandesi Banjong Pisanthanakun e Parkpoom Wongpoom con mano sicura, e si sviluppa come un thriller intriso di spaventosi risvolti soprannaturali. Mentre Tun inizia un terrificante percorso costellato da incubi ed apparizioni, la sua ragazza inizia un'indagine personale che la porterà a scoprire alcune cose sull'identità della sconosciuta e sul passato di Tun, che si riveleranno essere strettamente collegati. Dopo una serie di misteriosi suicidi, e spaventose apparizioni, alcune delle quali davvero terrificanti e sinistre, per Jane i tasselli del mosaico iniziano a combaciare rivelando una triste storia d'amore conclusasi tragicamente.

Non privo di qualche tocco di ironia, Shutter è un horror teso ed elaborato, diretto con eleganza e ben recitato: notevoli e particolarmente belle le sequenze più spaventose, impreziosite da una fotografia accattivante ed inquietanti dettagli onirici, come nella sequenza in cui il protagonista, nel tentativo di sfuggire allo spettro, scopre con angoscia di trovarsi sempre al quarto piano del palazzo del quale continua a scendere affannosamente le scale.

Movieplayer.it

3.0/5