Recensione L'amore dura tre anni (2012)

Frédéric Beigbeder tenta di adattare per il grande schermo il suo stile letterario, provando a tradurre per immagini l'acume delle sue frasi a effetto e la vivacità della sua prosa. Il risultato è un film che non si riallaccia più di tanto alla tradizione sentimentale del cinema francese, ma ammicca piuttosto agli stilemi della nuova rom-com adolescenziale statunitense.

L'amore è eterno... finché dura!

Esordisce volando alto L'amore dura tre anni - adattamento cinematografico dell'omonimo caso letterario francese, diretto dallo stesso autore del romanzo Frédéric Beigbeder - , addirittura con un filmato del sommo Charles Bukowski che paragona il sentimento amoroso a una nebbiolina, destinata a svanire alle prime luci del mattino. In seguito, il film cita anche il celebre sonetto di Shakespeare, secondo cui "Amore non muta in poche ore o settimane, ma impavido resiste al giorno estremo del giudizio". Tuttavia, ai nostri tempi - dominati dagli speed date, da siti web per scoprire l'anima gemella e da grottesche trasmissioni televisive d'annunci sentimentali - è molto meglio puntare su altri tipi di riferimenti culturali che possano adattarsi maggiormente alle relazioni "mordi e fuggi" del mondo in cui viviamo. Beigbeder (che ha esordito come pubblicitario) lo sa bene, e infatti il suo libro campione di incassi è una sorta di "manuale d'amore" caustico e anticonformista filtrato attraverso il linguaggio provocatorio del marketing. Una specie di educazione sentimentale alla rovescia che si esprime per motti, aforismi e slogan, a partire proprio da quello del titolo, quell'"L'amore dura tre anni"che smantella di colpo tutte le convinzioni più idealiste e romantiche maturate nei secoli passati nei confronti di questo sentimento.


Così almeno la pensa Beigbeder e il suo alter-ego vagamente autobiografico Marc Marronier (Gaspard Proust), spietato critico letterario che, dopo essere stato lasciato dalla moglie al compimento del terzo anno di matrimonio, sviluppa un atteggiamento cinico e disincantato nei confronti dell'amore, al punto da scrivere un pamphlet antiromantico che si tramuta in un incredibile best-seller. Come in ogni commedia sentimentale che si rispetti, giunge però un imprevisto a sconfessare il disilluso teorema dello scrittore. Tale imprevisto risponde al nome - e al corpo - di Alice (Louise Bourgoin), moglie del cugino di Marc, che con il suo temperamento sbarazzino e il carattere sui generis sconvolgerà immancabilmente l'autore, al punto di far crollare come un castello di carte tutti i postulati esposti con lucidità e sarcasmo nel suo libro. E anche gli amici di Marc, l'irriducibile playboy Jean-Georges e l'improbabile coppia composta dall'intellettuale Pierre e dall'ochetta Kathy, dimostreranno a modo loro di riuscire a trovare una sorta di stabilità sentimentale, forse anche in grado di durare oltre i famigerati tre anni di scadenza del rapporto amoroso...

Frédéric Beigbeder tenta la difficile impresa di adattare per il grande schermo il suo stile letterario, provando a tradurre per immagini l'acume delle sue frasi a effetto e la vivacità della sua prosa. A questo scopo decide di puntare sulla leggerezza dell'immagine digitale (affidandosi alla fotografia di Yves Cape, caratterizzata da cromie brillanti e quasi fumettistiche); su un montaggio rapido che privilegia l'accumulo di brevi situazioni a effetto, e su alcune trovate visive inusuali (come un giardino parigino che si popola improvvisamente di coniglietti). Il risultato è un film che non si riallaccia più di tanto alla tradizione sentimentale del cinema francese, ma ammicca piuttosto agli stilemi della nuova rom-com adolescenziale statunitense rappresentata da titoli come 500 giorni insieme e Amici di letto, a loro volta influenzati da un'estetica da videoclip e intrisi di riferimenti citazionisti alla pop-culture. Di conseguenza, L'amore dura tre anni risulta caratterizzato da una confezione eccessivamente ammiccante e artefatta e manca di autenticità nella costruzione di personaggi e situazioni. Gli aspetti migliori del film rimangono, comunque, alcune battute dall'effetto esilarante estrapolate direttamente dal libro (come "l'amicizia tra uomo e donna è come l'energia eolica, se ne parla molto, ma è aria fritta") e le convincenti interpretazioni dei due protagonisti: lo stralunato e brillante Gaspard Proust e l'intrigante e magnetica Louise Bourgoin, entrambi dotati della necessaria presenza scenica per affermarsi come giovani interpreti di punta del nuovo cinema francese.