Guy Ritchie e il suo King Arthur: "Il mio re lotta contro se stesso"

Guy Ritchie torna a giocare con i miti della letteratura inglese con la sua versione di re Artù, un uomo che, per diventare sovrano, deve trovare la propria forza dentro se stesso. Protagonisti Charlie Hunnam e Jude Law. King Arthur - Il potere della spada è nelle sale italiane dal 10 maggio.

Dopo aver rivisitato il personaggio di Sherlock Holmes e la serie tv Organizzazione U.N.C.L.E. nei film Sherlock Holmes (2009), Sherlock Holmes: Gioco di ombre (2011) e Operazione U.N.C.L.E. (2015), Guy Ritchie si cimenta ora nella riscrittura della leggenda di re Artù grazie a King Arthur - Il potere della spada, nelle sale italiane dal 10 maggio.
Grazie a una coppia di carismatici protagonisti, Charlie Hunnam, il Jax Teller di Sons of Anarchy, e Jude Law, interpreti rispettivamente di Arthur e di suo zio Vortigern, re stregone che gli ha rubato la corona, il regista inglese mette in scena un dramma familiare in cui il mito si fonde con immagini pop, montate con un ritmo schizofrenico, che alterna rallenty a passaggi velocizzati, per un effetto straniante e adrenalinico che è puro Guy Ritchie.
Abbiamo incontrato il regista a Londra, all'anteprima europea del film, dove ci ha accolto con un solare plurale maiestatis: "Amiamo l'Italia!".

Leggi anche: King Arthur: (ri)nascita di un mito

Riscrivere il mito: da Sherlock Holmes a re Artù

King Arthur - Il potere della spada: Charlie Hunnam e Guy Ritchie sul set del film
King Arthur - Il potere della spada: Charlie Hunnam e Guy Ritchie sul set del film

Da quasi dieci anni Guy Ritchie sta riscrivendo la letteratura e la storia inglese: prima Sherlock Holmes ora re Artù. Qual è il prossimo passo? Robin Hood con un arco laser? Robin Hood vs King Arthur?
"Credo che la cosa importante sia l'essenza" ci ha detto il regista, spiegando meglio: "Non credo sia necessario essere rispettosi della storia perché è quello che è, non ha bisogno di reverenza, non ha bisogno di protezione, si difende da sola, la cosa fondamentale è cogliere l'essenza della narrazione e renderla contemporanea, una storia attuale, o almeno darle una nuova confezione. È la mia preoccupazione principale".

King Arthur: Legend of the Sword - Charlie Hunnam in una scena d'azione
King Arthur: Legend of the Sword - Charlie Hunnam in una scena d'azione

Da Dickens a Harry Potter fino a Batman le storie che ci commuovono di più sono quelle in cui il protagonista soffre per la perdita di un genitore o per una situazione familiare difficile. In questo film c'è una famiglia che ha molti problemi: perché secondo lei queste storie così drammatiche sono quelle che ci commuovono e che amiamo di più? "Perché è la natura umana: l'uomo capisce la sofferenza interiore perché riguarda tutti. La domanda è dove orientare la tua forza, se esternamente o interiormente: questa è la battaglia fondamentale dell'uomo, riuscire a trovare se stesso dentro di sé o fuori. Una strada porta all'indipendenza, e in questo caso a essere re. La sovranità qui rappresenta l'indipendenza e la completa autonomia, l'essenza della storia è la lotta dell'uomo contro se stesso. Coscienti o no di questa condizione, rispondiamo a tutto ciò che ci riporta alla lotta con noi stessi".

Leggi anche: King Arthur: abbiamo estratto la spada di artù all'anteprima europea del film di Guy Ritchie

Piccoli re crescono

King Arthur - Il potere della spada: Charlie Hunnam in una scena del film
King Arthur - Il potere della spada: Charlie Hunnam in una scena del film

In King Arthur - Il potere della spada Vortigern e Arthur sono diversi per molti aspetti, tra cui il loro rapporto con le donne e i bambini: Arthur li ama e li protegge, mentre invece Vortigern è pronto a sacrificarli. Possiamo capire molto di un uomo da questo aspetto? Da come tratta donne e bambini? "Credo di si. Penso ci sia troppa enfasi nella cultura contemporanea nella differenza tra uomini, donne e bambini. Essenzialmente è una relazione facile: è divertente quanto sia diventata centrale. Mi sembra evidente che bisogna trattare donne e bambini con lo stesso rispetto con cui si tratta un uomo. Credo che si debba semplicemente rispettare le persone a prescindere dalla loro posizione. Certamente bisogna tenere conto del fatto che le regole che valgono per i bambini non sono le stesse degli adulti: hanno bisogno di essere incoraggiati e accolti nel mondo prima di imparare a lottare per se stessi. Che poi è davvero quello di cui parla il film".

Leggi anche: Guy Ritchie: un regista spudoratamente pop

Un film non è solo un film

King Arthur: Legend of the Sword - Jude Law in una foto del film
King Arthur: Legend of the Sword - Jude Law in una foto del film

Ritchie mescola molti generi, storia, fantasy, commedia, dimostrando molta cura per l'aspetto visivo, per la musica e il ritmo del film e un amore sconfinato per il cinema. Come reagisce quindi quando qualcuno dice che un film è semplicemente un film? "Credo che entrambe queste cose siano vere: un film è solo un film, ma cosa vuol dire? Dipende che cosa ti dà il film, dipende se ti parla. Siamo tutti su frequenze diverse e se riesci a sintonizzarti su quella del film riesci a ottenere molto di più di quelli che non ci riescono. Quindi un film è solo un film ma può significare moltissime cose per persone diverse. A me piace dirigere film e amo il mondo del cinema: i film per me hanno un significato, i registi e la loro influenza mi parlano in modo diverso, dipende se rispondi alla loro frequenza".

Guy Ritchie parla del suo King Arthur - Il potere della spada