Kiefer Sutherland tra tv, cinema e musica

In occasione della presentazione italiana di Mostri contro Alieni abbiamo intervistato l'attore londinese che ci ha parlato della sua lunga carriera divisa tra cinema e tv e della sua esperienza come produttore e tour manager musicale.

Dopo aver esordito nel 1983 al fianco di suo padre Donald in Per fortuna c'è un ladro in famiglia, l'allora diciassettenne Kiefer Sutherland decide di intraprendere la sua carriera distaccandosi completamente dalle orme paterne. Dopo essersi fatto notare in film come Stand by Me e Storie Incredibili nel 1987 arriva il colpo di fortuna, quando Joel Schumacher lo sceglie per interpretare il capo di una banda di vampiri nel suo Ragazzi Perduti. Da allora la sua carriera è stata un susseguirsi di alti e bassi, di piccole grandi pellicole e piccoli grandi ruoli tutti assai diversi tra loro, da protagonista e non, che lo hanno trasformato in un artista eclettico, fuori da ogni schema, e sempre pronto a nuove sfide. Action movies, fantascienza, horror, thriller psicologici e chi ne ha più ne metta, con una predilezione per i ruoli più cupi, negativi, personaggi introversi falcidiati da un conflitto interiore che li porta spesso a compiere scelte difficili. Un attore a tutto tondo che abbiamo visto in Linea Mortale (sul set del quale conobbe quella che sarebbe divenuta la sua futura fidanzata e quasi moglie Julia Roberts), nel prequel di Twin Peaks, Fuoco cammina con me, ne I tre moschettieri, nel fantascientifico Dark City e nei recenti The Sentinel e Riflessi di paura. La sua carriera subisce una drastica impennata nel 2001 grazie alla tv e al suo ruolo da protagonista assoluto nei panni dell'agente federale Jack Bauer nella serie televisiva 24 (attualmente arrivata alla settima stagione) che gli è valsa un Emmy Award nel 2006. Ma non è tutto, perché Kiefer è famoso anche per la sua splendida voce, ereditata da suo padre, che nel cinema l'ha portato spesso a fare da narratore e ultimamente anche il doppiatore, come avvenuto nell'avventura animata di Mostri contro Alieni della Dreamworks e nel videogioco di guerra Call of Duty: World at War della Activision, al fianco del collega Gary Oldman. In pochi però sanno che Kiefer è anche un grande appassionato di chitarre e di musica e che ha addirittura fondato a Los Angeles la Ironworks, una piccola etichetta discografica per aiutare nuovi talenti e gruppi rock emergenti a farsi conoscere.

Impossibile non iniziare parlando della grande carriera di suo padre Donald che in qualche modo l'ha orientata verso il mestiere dell'attore. Che rapporto avete e cosa sente di aver appreso da lui in tutti questi anni?

Kiefer Sutherland: Mi sono sempre un po' sentito un piccolo Donald Sutherland, anche per l'aspetto fisico (ride). Ho iniziato la mia carriera quando mio padre era già un grandissimo attore ed aveva già partecipato a grandi film alcuni molto divertenti, altri molto interessanti, posso citare ad esempio Mash, il Casanova di Federico Fellini e Novecento di Bertolucci. Posso vantarmi però di aver avuto la grande intelligenza di tenermi lontano dalla sua carriera intraprendendo una mia strada del tutto diversa. Ho grande rispetto per lui e per il suo lavoro ma ho voluto mantenere in tutto e per tutto la mia libertà professionale senza farmi influenzare. Da parte sua anche lui ha sempre rispettato le mie scelte e il mio percorso di attore. Quando siamo insieme parliamo della nostra numerosa famiglia e mai di lavoro.

Quanto è importante o rischioso per un attore scegliere di buttarsi anima e corpo in una lunga fiction seriale piuttosto che in un film?

Kiefer Sutherland: Il successo di una serie tv o di un film dipende molto dagli sceneggiatori e dalla storia su cui si basano, il lavoro più importante è il loro, che ogni anno devono scrivere e pensare a dieci o quindici puntate contemporaneamente, e non è affatto facile. Per quel che mi riguarda affronto sempre tutto allo stesso modo senza farmi influenzare dal fatto che si tratta di una serie televisiva o di un film. Ho affrontato ogni stagione di 24 come se fosse l'ultima. Non ci sono più i film di una volta, quelli che vedevo quando ero bambino, si è perso il vecchio cinema e la sua autenticità cosa che invece non è avvenuta nella televisione che è capace di essere assai più tradizionale. Il pubblico si affeziona ai personaggi tv delle lunghe serialità molto di più che a quelli del cinema, penso a 24 ma anche per esempio a E.R. - Medici in prima linea e I Soprano.

Negli anni l'abbiamo vista nei ruoli più disparati, in film assai diversi, al cinema e in tv, come narratore e ora anche come doppiatore. In base a cosa sceglie i ruoli da interpretare?

Kiefer Sutherland: Mi baso unicamente sulla storia nella sua globalità, non scelgo mai un personaggio a prescindere da tutto quel che lo circonda o magari solo per il fatto che può protagonista o di contorno. Recitare è un po' come suonare in un gruppo musicale, ognuno fa la sua parte e ogni suono è fondamentale, non funzionerebbe mai una band senza il cantante ma neanche senza un ottimo bassista.

Potremmo definire Kiefer Sutherland come una grande voce e un ottimo protagonista di action, ma i film che ha interpretato negli anni hanno messo in risalto anche le sue straordinarie doti drammatiche. Non ha paura che il suo ruolo in 24 possa finire per intrappolarla in uno scomodo stereotipo e chiuderle altre strade?

Kiefer Sutherland: Ho ereditato questa voce da mio padre, è stata fondamentale per me, a volte sono stato scelto nei casting proprio grazie ad essa. Sono molto felice di averla usata nei ruoli più disparati, ho doppiato un videogame, ora anche un personaggio in un film di animazione, sono stato il narratore in diversi film e ho anche prestato la voce per il killer di In linea con l'assassino di Joel Schumacher. Anche con la voce mi sono divertito a fare di tutto, esattamente come ho fatto con la recitazione. Ho amato e amo molto il personaggio di Jack Bauer perché in ben sette stagioni non mi ha mai annoiato o dato l'impressione di essere un uomo statico bensì un uomo sempre in evoluzione. Ho sempre interpretato personaggi cattivi, cupi, introversi, ed ora 24, che non è di certo una serie comica. Avrei voglia di cambiare un po' registro, di fare altro, vedremo...

Lei ha sempre spaziato molto tra cinema e tv senza troppi problemi. Si sente un po' il pioniere di Hollywood che ha cambiato la percezione dei grandi divi nei confronti del piccolo schermo?

Kiefer Sutherland: Per uno come me che è cresciuto con film come Serpico e Il Padrino che io chiamavo "i film da venti milioni di dollari" oggi è difficile accettare la realtà. Gli studios non sono più gli stessi, sono di proprietà di grandi società come General Electrics e Coca Cola, c'è di mezzo la pubblicità, gli sponsor e un sacco di altre cose. La televisione è ancora più o meno la stessa, è riuscita a sfornare ottimi prodotti come Sex and the City, E.R, NYPD Blue e I Soprano, che col tempo sono migliorate molto, conquistandosi quindi l'attenzione del pubblico. Ora i bei film si vedono anche su piccolo schermo per fortuna e per noi attori ci sono sempre più possibilità.

Se guardiamo indietro alla sua filmografia troviamo thriller, horror e anche fantascientifici come Dark City, sembra avere una predilezione per questi generi...

Kiefer Sutherland: Adoro i polizieschi, i thriller e anche gli horror, ma credo che i film fantascientifici siano quelli che dal punto di vista attoriale possano dare più possibilità in quanto permettono all'interprete di volare con la fantasia, di trascendere la realtà, di fare e dire cose che nelle storie reali e nella vita reale non penserebbero neanche.

In ultima battuta vorremmo sapere qualcosa in più di questa sua passione per la musica. Com'è stato fare il tour manager del gruppo lanciato dalla sua Ironworks Music in giro per l'Europa?

Kiefer Sutherland: Con il mio amico Jude Cole ho fondato questa piccola etichetta musicale dotata di studi di registrazione per aiutare i gruppi rock emergenti a sfondare nel difficoltoso mondo della discografia che attualmente è in grossa crisi. Mi sono improvvisato produttore, tour manager e promoter per il primo disco "I trust you to kill me" del gruppo Rocco DeLuca & The Burden ed è stata davvero un'esperienza difficoltosa trovare ogni sera centinaia di persone per i loro concerti in città come Reykjavík, Dublino, Londra e Berlino. Ho anche prodotto l'omonimo documentario del loro tour promozionale e diretto personalmente il video di una loro canzone, "Save Yourself", girato in Africa sul set in cui stavo lavorando a 24: Redemption (di cui il la canzone è stata la colonna sonora, ndr.) il tv movie che fa da maxi-prologo alla settima stagione di 24. E' stata davvero una bellissima esperienza.