Kidding 2, la recensione: Nulla dura per sempre, le feste finiscono

La recensione della stagione 2 di Kidding: quella con Jim Carrey si conferma ancora una serie intensa, originale, immaginifica, un mondo a sé nel panorama delle serie tv di oggi.

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Kidding: una scena con Jim Carrey

"I palloncini sono il modo di ricordarci che nulla dura per sempre, che le feste finiscono". La recensione di Kidding 2, inizia dalle parole di Jeff Piccirillo, nei panni del suo alter ego televisivo Mr. Pickles, che ha il volto di un grande Jim Carrey. Siamo nell'episodio 5, uno dei più intensi della seconda e ultima stagione della serie Showtime. Kidding 2 arriva il 31 agosto con i primi 5 episodi dalle 21.15 su Sky Atlantic e NOW TV. Il lunedì successivo verranno trasmessi i 5 episodi finali (la serie sarà disponibile anche on demand). È un modo interessante di mandare in onda una serie dal formato particolare, fatta di episodi di circa 25 minuti, come alcuni prodotti dal taglio comedy, un genere a cui Kidding si rifà per poi avere al suo interno un'anima fortemente drammatica.

Come vi spiegavamo nella recensione della prima stagione, Kidding è un cioccolatino dolce fuori e amarissimo dentro, come quei bon bon con dentro un liquore dal sapore molto forte. "Niente dura per sempre" ci ammonisce Mr. Pickles, facendo scoppiare un palloncino durante l'episodio 5, diretto (come l'episodio 6) da Michel Gondry. È un episodio che si svolge praticamente tutto all'interno del suo programma televisivo, e dove il nostro eroe prova a esorcizzare, davanti al suo pubblico, il suo divorzio. È l'episodio in cui appare, come guest star, Ariana Grande, nei panni di una fatina di verde vestita: le sue performance sono le uniche lasciate in lingua originale sottotitolata, in modo da far ascoltare la sua voce. Kidding si conferma ancora una serie intensa, originale, immaginifica, un mondo a sé nel panorama delle serie tv di oggi. Da non perdere.

La trama: Mr. Pickles deve comunicare con i suoi piccoli amici

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Kidding: una scena con Jim Carrey

La stagione 2 di Kidding riprende pochi secondi dopo la conclusione della stagione 1. Jeff Piccirillo (Jim Carrey) ha appena investito Peter (Justin Kirk), il nuovo compagno della moglie Jill (Judy Greer). L'uomo avrà bisogno di un trapianto di fegato, e Jeff si troverà a dover fare la scelta giusta, secondo la sua coscienza. Nel frattempo, per la prima volta in 30 anni, il suo programma, il Mr. Pickles' Puppet Time, non va più in onda e Jeff deve trovare una via alternativa per comunicare con i suoi fan (ma lui li chiama "amici") che hanno ancora bisogno di lui e crea quindi un nuovo e controverso metodo per parlare con i bambini di tutto il mondo. Nel frattempo, deve ancora elaborare il lutto per la perdita del figlio e il fatto che il suo matrimonio sia finito. Anche la sorella Deirdre (Catherine Keener) è alle prese con un divorzio, molto più sanguinoso di quello di Jeff...

Una storia continuamente in bilico

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Kidding: Jim Carrey nella prima stagione

Ci era capitato immediatamente di provare empatia per Jeff, quell'uomo che ci teneva tanto ad essere gentile, a fare la cosa giusta, anche se non siamo sicuri se lo facesse per convinzione o perché quella era la sua immagine. Poi, lungo la prima stagione, siamo scivolati sempre di più dentro la sua follia, restandone al contempo spaventati, ma rendendoci anche conto come fosse impossibile non impazzire. Prendere una casa accanto a quella dove abitano l'ex moglie e il figlio è un atto d'amore o è stalking? La visione di Kidding è anche questo, oscillare tra la comprensione per il dolori di Mr. Pickles e l'inquietudine che certi suoi comportamenti non possono che trasmettere. E così, da spettatori, assistiamo alla sua storia continuamente in bilico, proprio come in bilico, come se camminasse su un filo, è la vita di Jeff.

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Kidding: Jim Carrey nell'episodio Pusillanimous

Jim Carrey: sorriso e lacrime

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Kidding: una scena della serie con Jim Carrey

Kidding è una serie eccezionale per come mette in scena il contrasto tra l'immagine pubblica e l'immagine privata di un personaggio di successo, tema chiave del mondo mediatico di oggi, ma anche il contrasto tra l'immagine di sé che ognuno di noi ha, o vorrebbe avere, o crede di avere, e gli istinti, il dolore, i desideri che ci portano ad andare in un'altra direzione. Se questo contrasto è così vibrante, e ci arriva in modo così diretto, il merito, lo ripetiamo ancora una volta, è soprattutto di Jim Carrey, un attore unico, capace di passare dalla commedia al dramma non solo nell'arco di una stessa puntata, ma nel corso di una stessa scena. Il sorriso sulle labbra e le lacrime agli occhi, la maschera che rivela invece che nascondere di cui parlava Oscar Wilde.

Recensione Kidding: la triste arte della risata nel finale della stagione 1

L'arte del sogno di Michel Gondry

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Kidding: un primo piano di Jim Carrey

Se a dare l'anima, divisa in due, a Jeff/Mr. Pickles, è Jim Carrey, a costruire il suo mondo ha contribuito chiaramente Michel Gondry, qui meno presente e alla regia di due soli episodi, il 5 e il 6. Soprattutto nel primo episodio della seconda stagione, tutto girato al di fuori del Mr. Pickles' Puppet Time, ci sembra di essere lontani da quell' "arte del sogno" che è il mondo di Kidding. Ma quell'universo visionario e incantato torna subito, dopo 5 minuti dell'episodio 2, e il modo per rientrarci è geniale. Jeff, con l'immaginazione di un bambino, ha creato un mondo di creature fantastiche, fatto di pupazzi e marionette, musica e colori, ed è lì che si sente se stesso, è lì - sia che ci sia dentro davvero o che lo immagini - che fa i conti con se stesso, rimette i debiti, elabora il dolore, chiude con il passato e prova ad andare avanti.

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Kidding: Jim Carrey in una scena della prima stagione

Gli amici non si abbandonano

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Kidding: Jim Carrey in una scena

"I fan sono per le popstar. Queste sono le lettere degli amici e gli amici non si abbandonano". È questo che dice Jeff al padre (Frank Langella) e di questo è fermamente convinto. I suoi amici sono i bambini, e per questo decide di trovare un modo tutto nuovo per comunicare con loro. Ma dentro a tutto questo c'è ancora una volta un contrasto, un paradosso. Un uomo che ha decine di migliaia di amici, ma tutti a distanza, e non ha un vero amico accanto a sé. Un uomo che è vicino a tantissimi bambini, ma che ha perso uno dei suoi due figli. La serie creata da Deve Holstein (e prodotta dagli stessi Gondry e Carrey), che potremmo definire dramedy, è allo stesso tempo dolorosa e ironica, sognante e concreta, colorata e oscura. Vive di personaggi scritti e interpretati alla perfezione (a proposito, nella seconda stagione aumenta lo spazio di Deirdre, la sorella di Jeff, interpretata da Catherine Keener), e di semplici ed efficaci metafore. Come quel palloncino di cui parliamo in apertura. O come di quella colla, usata per mettere a posto un set a pezzi che rappresenta una vita dove va tutto a rotoli, che a volte non funziona per aggiustare le cose della vita. Kidding fa anche questo: con esempi semplici, ci spiega, come se lo facesse a dei bambini, come funziona la vita.

Conclusioni

Nella recensione di Kidding 2, vi parliamo di una serie unica, che è allo stesso tempo dolorosa e ironica, sognante e concreta, colorata e oscura. Vive di personaggi scritti e interpretati alla perfezione e di semplici ed efficaci metafore. Come se dovesse spiegare la vita a dei bambini.

Movieplayer.it
4.5/5
Voto medio
3.1/5

Perché ci piace

  • Jim Carrey: è capace di passare dalla commedia al dramma non solo nell’arco dello stesso film, ma di farli convivere nella stessa scena.
  • È come un cioccolatino con dentro il liquore: dolce fuori, intenso e amaro dentro.
  • È qualcosa di completamente nuovo: in tv non abbiamo mai visto un (anti)eroe provare a vincere la sua sfida non con la risolutezza, ma con la gentilezza.

Cosa non va

  • È un prodotto tipicamente anglosassone, per i temi e i toni che usa: potrebbe lasciare spiazzati.
  • Presentato come un prodotto comedy, è in realtà qualcosa di più complesso: se cercate solo risate, non siamo da queste parti.