Ken Loach: 'Il cinema è un'esperienza unica. Non morirà mai!'

A 77 anni il regista inglese ritira il premio per una carriera costellata dal cinema impegnato a sfondo politico-sociale e getta uno sguardo sull'attuale situazione politica europea.

A Berlino è giunto il momento di Ken Loach. All'età di 77 anni il regista più rosso d'Europa approda al festival tedesco per ritirare il prestigioso riconoscimento, l'Orso d'oro onorario per l'impegno dimostrato nel corso di una carriera quasi cinquantennale. Il direttore Dieter Kosslick ha fortemente voluto questo premio e ha dedicato a Loach una retrospettiva di dieci pellicole che stasera culminerà nella proiezione di Piovono pietre, storica opera del 1993. Gli anni passano, ma il militante Ken non perde la grinta che caratterizza le sue opere. Nel corso di un vivace incontro fa il bilancio della propria carriera smentendo almeno in parte le voci che lo volevano sull'orlo del ritiro dal cinema di finzione.

Ken, cosa si prova a essere qui oggi sul punto di ricevere un premio così prestigioso>?
Ken Loach: Essere qui a Berlino a ritirare questo premio per me è un onore e un privilegio. Sono molto felice.

Come mai hai scelto proprio Piovono pietre per l'occasione della consegna dell'Orso d'oro?
Quando mi è stato chiesto quale film proiettare mi è stato detto che doveva essere un'opera del mio passato e non una recente. Piovono pietre è abbastanza corto, il che permette di non far durare la serata in eterno, e a tratti fa ridere. Credo che sia un film ancora oggi rilevante perché mostra l'origine della crisi, ma la ragione principale per cui l'ho scelto è proprio la brevità.

Le sue opere hanno fatto fare un viaggio nella coscienza sociale di una nazione e non solo. Pensa di aver fatto capire alle persone alcune verità della nostra epoca? Di averle influenzate in qualche modo?
Ken Loach: No. Ci sono tante storie da raccontare e personaggi da descrivere. Il mio è stato un viaggio complicato, ma altrettanto complicato è il pensiero personale. Non so quanto i miei personaggi abbiano realmente influenzato la coscienza collettiva.

Quale è il motore della sua longeva creatività?
Non lavoro da solo, ma insieme a un gruppo creativo di cui fanno parte il mio sceneggiatore Paul Laverty e la mia produttrice Rebecca O'Brien. Paul scrive una sceneggiatura, io la leggo e la modifico, poi lui la riscrive. Paul descrive i personaggi di cui io voglio parlare, identifica i conflitti. E' un lungo processo collaborativo che non si ferma mai. Paul e Rebecca sono con me al momento del casting, sul set mentre giro e a volte partecipano anche al montaggio. Nel casting sono fondamentali per aiutarmi a scegliere gli attori che corrispondono ai personaggi. In un processo come questo a volte può capitare di perdere la lucidità, di essere distratti dal cuore dell'idea di partenza.

E' vero che ha intenzione di abbandonare il cinema di finzione per dedicarsi solo ai documentari come ha lasciato intendere mesi fa la sua produttrice?
Dopo molti anni sono molto interessato a raccontare aspetti della realtà che possono essere affrontati solo con la tecnica del documentario. Ho tante opere alle spalle, ma vedremo più avanti cosa fare. Non sappiamo ancora cosa ha in serbo il futuro.

Nel corso di questi anni lei ha realizzato pellicole di grande valore sociale e politico. Crede di aver influenzato in qualche modo le coscienze?
Più piccola è l'ambizione, più grande è la possibilità di incidere realmente nella realtà. Il lavoro realizzato nel 1966 per la BBC, Cathy Come Home, ha contribuito in parte a cambiare la legge inglese, ma questa non era certo la nostra ambizione iniziale. In seguito abbiamo toccati grandi temi, la guerra di Spagna, l'indipendenza irlandese, l'immigrazione, la disuccopazione. Problemi sociali e grandi temi a cui un film non serve a granché se non a denunciare ciò che accade.

Come vede la situazione economica attuale?
Negli ultimi anni c'è stata una fortissima ondata di disoccupazione. Milioni di persone, soprattutto giovani, sono rimasti senza lavoro e questa situazione ha avuto ripercussioni distruttive sulle famiglie. Alcuni lavori tradizionali, alcuni ruoli della fabbrica sono scomparsi. La nostra identità è stata cancellata. La nuova generazione è stata invasa da un'ondata di malcontento e di incertezza. Più che arrabbiata è disincantata, ha perso la speranza. Oggi la rabbia non è più focalizzata. I sindacati sono diventati deboli e la sinistra è disorganizzata. Fatica a trovare una propria voce. I giovani trovano lavori che sono precari, non gli vengono offerti contratti e non hanno la certezza di avere alcuno stipendio. Credo che oggi stiamo peggio di trent'anni fa, ma questa situazione deve cambiare.

Crede che questa crisi economica abbia influenzato anche l'arte? Che cosa prevede per l'Europa?
Domanda difficile. Io credo che il futuro per l'Europa sia abbastanza chiaro. L'Europa continuerà ad andare nella direzione che ha imboccato e continuerà a essere controllata da gruppi bancari e multinazionali. I giovani sono costretti ad immigrare e l'immigrazione nutre il razzismo, perché si crea una situazione in cui il lavoro diventa ancora più scarso e si crea competizione. Il diverso diventa allora 'quello che viene a rubare il lavoro'.

Cambiando argomento, come è stato lavorare con Eric Cantona in Il mio amico Eric?
Paul ha scritto una storia che vedeva protagonista Cantona e per me è stato molto divertente realizzare il film. Eric è una persona molto divertente, è un giocatore di squadra e sul set è stato molto divertente. A volte abbiamoa vuto problemi con le battute perché ha un forte accento francese, ma è un grande giocatore e un uomo saggio. Per creare l'effetto sorpresa non abbiamo detto all'attore che recitava l'altro Eric che avrebbe incontrato Cantona. Quando Cantona è uscito fuori l'attore ha fatto una faccia incredibile, la stessa che si farebbe di fronte ad Angela Merkel.

E' vero che la Pixar vi ha fornito la pellicola per il vostro ultimo film?
Durante la lavorazione del nostro nuovo progetto, siamo stati costretti a tagliare la pellicola in 35 mm e così audio e video sono andati in asincrono. Ormai quasi nessuno lavora con queste tecniche perciò ci siamo trovati in difficoltà e la Pixar ci è venuta in aiuto, ma non credo che volessero proporsi per lavorare con noi. Hanno già un lavoro. Sono ottimi animatori.

Prima accennnava alla crisi europea. Sentendo parlare i giornali a volte anche l'Inghilterra sembra in crisi, altre volte no. Cosa pensa dell'attuale situazione inglese?
E' difficile parlare a breve termine. L'attuale classe politica è scettica, ma supporta comunque la situazione capitalistica attuale. Nessuno dei principali partiti vuole cambiare e separarsi dagli altri membri del Regno Unito anche perché gli imprenditori vogliono restare uniti. Però la Scozia vuole separarsi e presto potrebbe chiedere il referendum. La Scozia è un paese radicale, con un ottimo welfare. E' molto che vogliono diventare indipendenti e da soli potrebbero anche fare bene.

Sono in molti a decretare la morte del cinema a causa delle diffusione delle nuove tecnologie. Anche lei è pessimista?
Il cinema è un luogo magico. Quando ci entri ti immergi nel buio ed è un'esperienza unica. Quando guardi la tv invece, allo stesso tempo cammini su e giù per la casa, ti prepari una tazza di tè, parli con le persone che ti stanno vicino. Non credo che il cinema sparirà mai perché è qualcosa di speciale.