Julie Taymor a Roma con Across the Universe

La regista presenta in conferenza stampa il musical beatlesiano; al suo fianco Elliot Goldenthal, premio Oscar per le musice di Frida.

Tra i numerosi film attesi a livello internazionale presenti nella sezione Première della seconda edizione della Festa del cinema di Roma c'è anche Across the Universe di Julie Taymor, che combina il fascino sempre verde della imagery anni '60 con la forza immarcescibile del repertorio beatlesiano. La regista incontra la stampa accreditata in conferenza, accompagnata dal compositore premio Oscar Elliot Goldenthal, che ha riarrangiato le canzoni del quartetto di Liverpool utilizzate nel film.

Quanto è stato difficile fare riuscire perfettamente il sync sulle parti vocali? Ha dovuto ripetere le scene molte volte?

Julie Taymor: Veramente l'80% del cantato nel film è in presa diretta. Avevamo attori/performer preparati prorpio a questo; solo nelle scene in cui la strada era troppo rumorosa o le scene troppo complesse per registrare la voce live abbiamo usato il playback. Gli attori hanno provato per sei settimane. Nella scena in cui Evan Rachel Wood canta If I Fell, quella è la prima ripresa in camera. Durante le prove avevamo registrato le voci, quindi eravamo sempre pronti a passare al sync in caso di necessità. Inoltre utilizzavamo ahce sempre gli stessi microfoni per passare agevolmente dal dialogo al cantato.

Come mai ha sentito la necessità di inserire immagini computerizzate?

Julie Taymor: Le immagini rielaborate sono pochissime, abbiamo usato un sistema di animazione al computer per alcune sequenze, come qualle di For the Benefit of Mr. Kite. La scena è stata girata su blue screen, come oggi si fa comunemente, e poi assemblata al computer. Non mi piace assolutamente esagerare con gli interventi in post produzione, il mio stile è molto artigianale e mi piace che tutto sembri fatto a mano.

Per chi è stato in America negli anni '60 e '70, però, il film non è convincente, perché si ascoltavano Bob Dylan e Joan Baez...

Julie Taymor: Era improponibile inserire la musica americana di quel periodo, questo era un musical con le canzoni dei Beatles, e l'unica nota che non è dei Beatles nel film proviene da un clacson. Per il resto, questa è la storia di mio fratello e mia sorella, è la storia come l'ho vista.
Negli arrangiamenti, comunque, abbiamo cercato di contaminare le canzoni dei Beatles con altri suoni, la black music, il rythm and blues, il gospel, e abbiamo inserito Janis Joplin nello stile di Sadie e il modo di suonare la chitarra di Jo-jo si rifà a quello di Jimi Hendrix.

Elliot Goldenthal: E poi gli stessi Beatles acoltavano Dylan, che quindi era nel loro DNA e ci ritorna nelle loro canzoni.

Come avete costruito il film, sono state prima scelte le canzoni e poi creato il plot o viceversa?

Julie Taymor: Per prima cosa, a mevenne recapitato un soggetto di appena tre pagine, focalizzato su una semplice storia d'amore. Io ho deciso subito che dovevamo includere, nel cuore della vicenda, la leva obbligatoria e la protesta contro la guerra in Vietnam, ovvero ciò che fa di Lucy un'attivista politica. Alcune canzoni dei Beatles erano già state selezionate, e non appena mi misi al lavoro con gli sceneggiatori iniziammo ad ascoltare l'intero catalogo beatlesiano, circa un paio di centinaia di canzoni. In quel periodo le idee sono nate nel modo più vario, ad esempio di I Want To Hold Your Hand sentii per puro caso una cover cantata da una voce femminile, e mi fece effetto sentire una donna dire "let me be your man": così ebbi l'idea per il personaggio di Prudence. E' grazie a questo processo che le canzoni sono organiche al tessuto della narrazione, sono loro che hanno ispirato la storia.

Elliot Goldenthal: E in alcuni casi funzionano bene anche come dialoghi, ad esempio nella scena con Revolution.

I Beatles superstiti hanno visto il film? Ha cercato di coinvolgere Paul e Ringo per un cameo?

Julie Taymor: Ringo Starr ha visto il film tempo fa con Evan Rachel Wood e Jim Sturgess, e gli è piaciuto molto, soprattutto la scena di Mr. Kite. Anche Yoko Ono e Olivia Harrison l'hanno apprezzato. Io ho avuto la gioia terricante di vedere il film seduta accanto a Sir Paul McCartney, che ha cominciato subito a canticchiare mentre io mi sentivo morire. Ma gli è piaciuto molto. Avevo delle idee per dei camei per lui e Ringo, ma non hanno voluto essere in prima linea ed è stato un bene: una cosa sono i personaggi di Bono o Joe Cocker, ma se fossero comparsi loro avrebbero distratto troppo dalla narrazione.

La somiglianza tra Jim Sturgess e il giovane Paul McCartney è una cosa voluta?

Julie Taymor: Tutt'altro, è accidentale: non volevo nessuna somiglianza, ma Jim è il più incredibile talento in cui mi sia imbattuta ultimamente e non ho potuto rinunciare a lui. Credo comunque che in qualche tratto assomigli anche agli altri tre Beatles.

Elliot Goldenthal, a lei è toccato il compito di riarrangiare 33 canzoni dei Beatles, come si è avvicinato all'impresa?

Elliot Goldenthal: Tentare di riprodurre le canzoni dei Beatles sarebbe stato un suicidio; la strada che ho scelto di battare è stata quella di rivelare, individualmente, le loro anime creative, McCartney, Lennon, Harrison e Starr, e di mostrare la poesia della loro opera recuperando l'essenza dei brani. Ad esempio nella canzone che apre il film, Girl, Jim Sturgess è accompagnato solo dall'armonica a vetro, uno strumento inventato da Benjamin Franklin e che è costituito interamente di bicchieri: ho operato insomma una de-costruzione e un adattamento al dramma filmico perché, così come sono, le canzoni dei Beatles sono semplicemente perfette.