Jukai: Persi nella foresta dei suicidi con Natalie Dormer

Ambientazione suggestiva per un horror piuttosto convenzionale che ha però il merito di fondere approccio occidentale ed orientale.

The Forest: Natalie Dormer in una scena dell'horror
The Forest: Natalie Dormer in una scena dell'horror

Formatasi in seguito ad un'eruzione del monte Nagaoyama nell'864, Aokigahara è una foresta fittissima di vegetazione sul lato nord occidentale del Monte Fuji, l'imponente e popolare vulcano diventato quasi un simbolo del Giappone. La sua vegetazione, composta di conifere, cipressi e numerosi tipi di arbusti, è talmente fitta da dare la sensazione di impenetrabilità, un mare di alberi dal quale deriva il termine jukai con cui è ugualmente nota, e da renderla la meta preferita per i suicidi nipponici per il senso di isolamento che trasmette.

Aokigahara è infatti il luogo in cui si verifica il maggior numero di suicidi in Giappone, attestandosi tra i primi al mondo per questo tragico primato: è stato calcolato che da metà secolo scorso in poi, il numero di persone che si sono tolte la vita nella foresta, annualmente, si aggira attorno alla trentina. Per questo è comprensibile il fascino, un po' macabro, che la foresta ha su scrittore e cineasti, per quel senso di spettrale mistero che assicurerebbe una notevole e suggestiva atmosfera. Se usiamo il condizionale, però, è perché i due film recenti che hanno portato i propri protagonisti nella foresta dei suicidi non ne hanno sfruttato le potenzialità.

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Into the Forest

Jukai - La foresta dei suicidi: Yukiyoshi Ozawa, Taylor Kinney e Natalie Dormer in una scena del film
Jukai - La foresta dei suicidi: Yukiyoshi Ozawa, Taylor Kinney e Natalie Dormer in una scena del film

Se nel 2015, infatti, era stato Gus Van Sant a portare Matthew McConaughey ad Aokigahara nel suo disastroso La foresta dei sogni, è ora l'esordiente Jason Zada a cercare in questo luogo opprimente il setting ideale per Jukai - La foresta dei suicidi, un film che sfrutta le potenzialità ambientali del luogo per una storia horror. Ne è protagonista Sara, recatasi in Giappone per ritrovare la gemella scomparsa mentre nel paese del Sol Levante per studio, che sente essere ancora viva. La ricerca della sorella Jess porta Sara proprio ad Aokigahara, con la consapevolezza che chi si dirige lì è spesso intenzionato a togliersi la vita, ma soprattutto conscia delle difficoltà che comporta inoltrarsi nella fitta vegetazione della foresta. Sara lo fa, con l'aiuto della guida locale Michi e dell'americano Aiden, affrontando fantasmi (interiori o reali?) e pericoli concreti.

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Spettri dal passato

Jukai - La foresta dei suicidi: Natalie Dormer in una scena del film
Jukai - La foresta dei suicidi: Natalie Dormer in una scena del film

C'è un concetto molto interessante sviluppato in Jukai - La foresta dei suicidi, quello degli yurei, i fantasmi tormentati di coloro che sono morti ad Aokigahara, che permetterebbe agli autori di avere spunti a sufficienza per creare e sostenere l'atmosfera tesa e surreale che accompagna il percorso di Sara nella foresta. Purtroppo, però, tutta la seconda parte del film, proprio quella che racconta questa parte della storia e del viaggio della donna, è quella meno riuscita perché non riesce a sfruttarne le potenzialità, ma si limita a trascinarsi tra situazioni e trovate da horror piuttosto convenzionale, sprecando quanto di buono aveva costruito nella prima parte della storia affidandosi a cliché del genere che possono soddisfare solo gli amanti dell'horror.

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Tra due mondi

Jukai - La foresta dei suicidi: Taylor Kinney e Natalie Dormer in una scena del film
Jukai - La foresta dei suicidi: Taylor Kinney e Natalie Dormer in una scena del film

Se, infatti, l'ambientazione giapponese è perfetta per accogliere le ansie e preoccupazioni di Sara nella prima fase della storia, dandole un tocco suggestivo che lascia sperare in qualcosa di più, Jukai perde coesione e forza evocativa man mano che la ricerca continua e conduce la donna, una pur brava Natalie Dormer, nella spettrale e minacciosa Aokigahara. Il risultato è un film convenzionale e poco ispirato, che ha però un merito: quello di saper fondere con equilibrio lo spirito di due diversi approcci all'horror, attingendo sia all'estetica più propriamente occidentale che a quella dei j-horror che hanno spopolato diversi anni fa con l'esplosione del fenomeno. Un tentativo lodevole di dare un'impronta particolare al film, ma non felice in quanto a risultato complessivo.

Movieplayer.it

2.5/5