Johnny To al Far East Film Festival 2012

Alla vigilia della presentazione della sua ultima commedia al Far East Film Festival, abbiamo incontrato il maestro di Hong Kong che ci ha parlato dei suoi film e delle prospettive del cinema cantonese.

E' sempre un piacere incontrare Johnny To, e non solo perché si tratta indiscutibilmente di uno dei più grandi registi viventi. Il maestro di Hong Kong si è confermato infatti, anche nell'ultimo incontro avuto con noi al Far East Film Festival, una persona molto cordiale, uomo di cinema e di cultura a 360 gradi, che non nega i compromessi a cui anche un regista come lui è costretto a scendere per poter proporre la sua personale idea di cinema. Va sicuramente ascritto a merito di To, il fatto di non aver abbandonato una manifestazione come quella friulana, che l'ha praticamente fatto conoscere nel nostro paese, anche ora che i grandi festival internazionali (Venezia, Cannes, Berlino) non perdono occasione di mettere i suoi film in cartellone.
Così, in attesa di vedere la sua ultima commedia Romancing In Thin Air, diretta insieme a Wai Ka-Fai, abbiamo fatto un'interessante chiacchierata con To, che ha spaziato dai suoi esordi alle peculiarità del suo approccio al cinema, fino alle prospettive della scena cinematografica che rappresenta.

Quali sono, secondo lei, le differenze tra il cinema di Hong Kong di quando lei ha iniziato a dirigere film e quello attuale?
Johnny To: La differenza principale è che, quando ho iniziato, il cinema di Hong Kong era molto più prolifico: si producevano grandi quantità di film, di tantissimi generi, e c'era una grande quantità di pubblico che li andava a vedere. Ora invece si fanno molti meno film, anzi, si può dire che siamo in recessione.

Lei vede, nel panorama hongkonghese attuale, una realtà paragonabile alla sua Milkyway, che fu capace di rinnovare profondamente il modo di fare cinema nella ex colonia?
Non esiste attualmente una realtà simile alla nostra, posso dire che di Milkyway ce n'è una sola. Quando abbiamo iniziato, volevamo proporre un'esperienza completamente diversa, una casa di produzione del tutto autosufficiente: abbiamo sezioni specifiche per il doppiaggio, per il montaggio e per tutte le fasi del processo filmico. Non esiste nessun'altra casa produttrice, a Hong Kong, che possa vantare caratteristiche simili.

I suoi riferimenti cinematografici principali per i film d'azione sono noti, e tra questi ci sono Akira Kurosawa e Sergio Leone. Per le commedie, invece, ha qualche modello in mente mentre gira? E come mai, negli ultimi anni, si sta dedicando soprattutto a questo genere cinematografico?
I film che propongo si dividono in due categorie: quelli commerciali, fatti per piacere al pubblico, che sono quasi esclusivamente commedie romantiche, e quelli più personali, che giro per me, che sono a tutti gli efffetti "film di Johnny To". I primi mi danno la possibilità di girare i secondi: ma quando giro una commedia romantica non ho modelli cinematografici in mente, sono film che faccio per piacere al pubblico, ed è il pubblico quindi il primo punto di riferimento.

Oltre ai modelli già citati, conosce anche il cinema italiano di genere degli anni '70? C'è qualche regista, in quella scena cinematografica, che l'ha influenzata?
Di film italiani, ed europei in genere, ne ho visti tantissimi in quel periodo: allora, era molto più facile vedere quei film sui nostri schermi, mentre ora invece se ne vedono in misura molto minore. Sicuramente è un cinema che mi ha influenzato, anche se sinceramente non ricordo chi fossero i registi: ero molto giovane, allora, ed era un particolare che forse non contava molto. Parlando più in generale di cinema europeo, comunque, posso dire che un regista che mi ha molto influenzato è stato Jean-Pierre Melville.

Un film come Life Without Principle affronta il tema della recente crisi economica. Quanto sono importanti, nel suo cinema, i temi sociali?
Con quel film volevo soprattutto parlare di quegli "squali" della finanza, molto intelligenti, che hanno studiato moltissimo con lo scopo esclusivo di fregare la gente. La cosa incredibile è che questi individui agiscono indisturbati, non hanno nessuno che li controlla o dice loro che ciò che fanno è illegale: loro continuano imperterriti, tuttora, a ingannare la povera gente, e questa è una cosa che non poteva passare sotto silenzio. Ho fatto quel film proprio con questo scopo, perché mi sentivo vicino a coloro che sono stati imbrogliati da questi individui. Oltretutto, dopo la crisi generale che ci fu nel 2008, non solo costoro non sono stati bloccati, ma hanno avuto ancora più denaro per continuare la loro opera.

Nei film che gira insieme a Wai Ka-Fai, come vi dividete i compiti sul set? L'impressione è che i film che realizza insieme a lui siano maggiormente scritti...
Lavoriamo sempre a stretto contatto, ma lui è quello che si occupa maggiormente della fase di scrittura: in questa fase, io posso dare dei suggerimenti, ma è lui che ha l'ultima parola, così come io ho invece l'ultima parola per ciò che riguarda la fase di produzione, che è di mia competenza. Per ciò che concerne il casting e il montaggio, lavoriamo invece insieme.

Cosa ne pensa del 3D? Userà mai questa tecnologia, nel suo cinema?
Sinceramente non la conosco molto, non l'ho mai usata e non credo che lo farò. Non amo molto le nuove tecnologie applicate al cinema, non mi piace l'uso eccessivo della CGI e non mi attira molto il 3D: ovviamente non sono contrario, visto che l'avanzare della tecnologia ha permesso l'evoluzione del cinema, dal muto al sonoro fino al colore. Non ho quindi nulla contro il 3D in sé, ma per ora non ho in progetto di usarlo.

Girerà un film a Hollywood, in futuro?
Mi sembra difficile. Forse ho troppa poca disciplina, ho un approccio al cinema troppo libero per poter pensare di girare a Hollywood, dove si lavora con storyboard già minuziosamente preparati: una volta che hai uno storyboard pronto nei minimi dettagli, per me è come se già avessi finito il film. Però non è del tutto da escludere, se arrivasse il momento giusto e soprattutto il film giusto: chissà.

Lei sembra divertirsi spesso a scambiare i ruoli degli attori: Simon Yam, per esempio, in genere è il buono del cinema di Hong Kong, ma nei suoi film interpreta sovente ruoli negativi. E' una cosa che fa coscientemente?
Non lo faccio coscientemente, ma in effetti è un'osservazione corretta: il motivo è che mi piace tirar fuori i diversi lati del carattere di un attore, e per far questo è necessario affidar loro più tipologie di personaggi.