John Wick 3: Parabellum, la recensione: Keanu Reeves e la coscienza dell’assassino

La recensione di John Wick 3 - Parabellum, terzo capitolo del franchise action con protagonista Keanu Reeves.

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John Wick 3: Parabellum, una scena con Mark Dacascos e Keanu Reeves

Con questa recensione di John Wick 3: Parabellum torniamo a tuffarci insieme al personaggio di Keanu Reeves nel mondo violento e affascinante di una vera e propria setta di assassini, attiva su scala globale e caratterizzata da una vera e propria mitologia, vagamente presente nel primo episodio e approfondita maggiormente nel secondo, tra allusioni bibliche e monete speciali che segnalano quasi un passaggio nel regno dei morti (non a caso, e il nuovo film ce lo ricorda con gusto, il concierge della filiale newyorkese del Continental, albergo che funge da santuario per i killer, si chiama Caronte). È proprio lì che avevamo lasciato il protagonista, due anni fa, alle prese con le conseguenze di un gesto estremo: l'uccisione di un avversario all'interno del Continental, atto sacrilego punito con la scomunica e l'annuncio di una taglia sulla sua testa (14 milioni di dollari). John aveva un'ora di tempo per fuggire, prima che tutti gli assassini del mondo cercassero di ucciderlo. Una situazione alla pari per le due parti, come direbbe il principale alleato di Wick: anche da solo contro ogni killer del pianeta, John rimane quasi invincibile.

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Vivere e morire a New York

La trama di John Wick 3: Parabellum si apre con il protagonista in fuga, che corre per poter sopravvivere, armato di qualunque cosa gli capiti sotto mano, comprese le zampe posteriori di un cavallo. Una fuga disperata, ineluttabile, conseguenza logica di quella decisione fatidica presa due film fa, di tornare in azione dopo l'uccisione dell'animale domestico regalatogli dalla defunta moglie. "Tutto questo per un cucciolo?", chiede la Direttrice (Anjelica Huston), bislacca figura materna il cui ruolo nella società di assassini merita di essere approfondito in qualche modo.

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John Wick 3 - Parabellum: Keanu Reeves e Halle Berry in una foto del film

"Non si è mai trattato di quello", risponde John. Lui ce l'ha nel sangue, è Baba Yaga (nomignolo le cui origini sono più specifiche del previsto, come scopriamo in questa sede), e allontanarsi da quell'ambiente era un'impresa futile fin dall'inizio. Per citare un altro antieroe tormentato, Wolverine degli X-Men: è il migliore in quello che fa, ma quello che fa non è molto piacevole. Non a caso Keanu Reeves (canadese come il celebre mutante della Marvel) si è dichiarato interessato a interpretare l'immortale senza memoria, "vittima" di un destino crudele ma cinematograficamente spettacolare.

Keanu Reeves fa sue le scene d'azione brutali e adrenaliniche

Al di là della componente mitologica e simbolica, che in questo terzo film raggiunge l'apice citando il primo Matrix (come vent'anni fa, per difendersi Reeves ha bisogno di una cosa sola: "Guns. Lots of guns."), il fascino della trilogia di John Wick - quasi sicuramente destinata a espandersi ulteriormente - è legato principalmente alla qualità tangibile, vera, delle scene d'azione, brutali, adrenaliniche e implacabili. Merito sia dell'impegno di Keanu Reeves, che si serve di controfigure solo per scene particolarmente pericolose (come quando Wick viene investito da una macchina), e del background dei registi Chad Stahelski e David Leitch (anche se il secondo manca all'appello dall'episodio precedente), veterani di stunt e seconda unità che sanno infondere ai momenti più folli, come la magnifica parentesi a Casablanca con la partecipazione di Halle Berry, una sensazione di realtà molto tattile e dolorosa. Quello che hanno immaginato è un mondo a parte, fatto di luci artificiali e specchi che riflettono una realtà distorta, ma al contempo perfettamente integrato nel nostro. Un concetto espresso al meglio da Winston (Ian McShane) quando i suoi superiori ribadiscono la potenza numerica globale della setta. "Sì, ma noi siamo New York", risponde il direttore del Continental, con la giusta dose di irriverenza britannica.

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John Wick 3: Parabellum, Halle Berry insieme a Keanu Reeves durante una scena del film

Capolinea?

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John Wick 3: Parabellum, Keanu Reeves durante una scena d'azione

Per certi versi, il terzo episodio chiude il cerchio sulla vicenda personale di John Wick, completando una sorta di viaggio dantesco al rovescio, dal Paradiso all'Inferno (non per niente uno dei suoi avversari cita la celebre frase di Ulisse "Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza"). Ma c'è anche un progetto più ampio in atto, come dimostrato dalla scelta di dare uno spazio maggiore a comprimari come Winston o il Bowery King (Laurence Fishburne) ma anche dal titolo stesso: la connotazione più simbolica è quella delle armi da fuoco, essendo Parabellum il nome del proiettile per le pistole a calibro 9mm, ma c'è anche quella diretta, storico-letteraria, citata nel film in un momento cruciale. "Si vis pacem, para bellum", se vuoi la pace prepara la guerra. Per ora abbiamo visto solo la pugna, la battaglia. Il bellum deve ancora venire. E a giudicare dalla progressiva evoluzione delle scene di lotta, Stahelski e Reeves, qualora decidessero di continuare direttamente con la saga (si è vociferato soprattutto di uno spin-off TV dedicato al Continental), avranno in cantiere un conflitto che non potrà non lasciare a bocca aperta.

Conclusioni

Arrivati alla conclusione di questa recensione di John Wick 3: Parabellum, il bilancio complessivo della trilogia (che forse non rimarrà tale) è più che positivo, con un'evoluzione notevole da un film all'altro, dal neo-noir brutale del primo episodio alle implicazioni mitologiche più complesse dei capitoli successivi. Keanu Reeves si conferma una delle star action più significative del cinema contemporaneo, ma in questa sede è notevole anche il sostegno più intellettuale offerto da Ian McShane, caratterista indubbiamente prezioso.

Movieplayer.it
4.5/5
Voto medio
3.3/5

Perché ci piace

  • Le scene d'azione sono sempre più spettacolari.
  • L'approfondimento mitologico è ricco di spunti affascinanti.
  • Keanu Reeves raggiunge l'apice della prestanza fisica.

Cosa non va

  • Chi apprezzava la scrittura più semplice del primo episodio potrebbe rimanere deluso.