Recensione A casa nostra (2006)

'A casa nostra' è uno dei peggiori film visti alla prima Festa del Cinema di Roma. Inconcludente e sgrammaticato, oltre piagato da una sceneggiatura improponibile.

Italia Oggi (?)

Tra tutti i film visionati durante la prima edizione della Festa del Cinema romana, di pellicole nettamente mediocri non pare averne viste.
Fa, purtroppo, eccezione, l'ultimo film di Francesca Comencini, presentato in concorso, un dramma ingarbugliato che si muove tra potenti italiani dal background poco pulito, aspiranti modelle, giovani arricchiti senza scrupoli e pensionati che non riescono ad arrivare alla fine del mese.
Messa giù così, parrebbe un facile e un po' qualunquista ritratto dell'Italia berlusconiana. Se si unisce poi il titolo, il quadro è completo.
Ed è proprio questo, a detta della regista, l'intento del film, il descrivere con tratto secco e deciso i guasti di un paese marcio dentro, che non sa più liberarsi di un certo sporco modo di fare. Sceglie, per raccontare la sua storia, un registro frammentario, disunito, un incrocio di varie storie che si intersecano, collimano o arrivano solamente a sfiorarsi.
Qualcuno ha osato accostarlo all'impianto corale altmaniano. In realtà appare solamente come un ingarbugliato tentativo di elevare artificiosamente il tono globale del film, spaesando lo spettatore e stupendolo inutilmente con personaggi che entrano ed escono nel corso del film, per poi ricomparire e sparire di nuovo.

Lo Zingaretti banchiere arrivista, la Golino commissario di finanza, Laura Chiatti modella fallita, Luca Argentero, giovane trascinato (con il suo soddisfatto placet) nella spirale della delinquenza, Giuseppe Battiston criminale in cerca di affetto e riscatto. Gli attori della Comencini vengono sballottati qua e là lungo il corso di tutto il film, incardinati da una sceneggiatura che, oltre ad essere costruita male, non andandosi a comporre i nodi narrativi che la regista vorrebbe creare, presenta momenti di esilarante comicità involontaria.

Lascia perplessi anche la tendenza al voler mostrare a tutti i costi la nudità del corpo umano, il rapporto sessuale, spesso del tutto gratuitamente, appesantendo alla lunga, sparendo dopo qualche inquadratura, il presunto intento provocatorio.
A casa nostra si rivela un boomerang, riflettendosi su di sé i guasti che vorrebbe denunciare: l'inconcludenza, l'incompletezza, la frammentarietà e la fragilità. Il tutto si dovrebbe riferire alla società italiana ("questa è pure casa nostra", pronuncia la Golino, eroina in gonnella), ma finisce inevitabilmente per rivolgersi ad un film mal riuscito.