Isabelle Huppert a Roma con L'amore nascosto

Applauditissima l'interprete francese, reduce dall'esperienza da presidente della giuria a Cannes e arrivata nella Capitale per promuovere l'intenso dramma di Alessandor Capone.

Dopo quasi due anni dal debutto alla Festa del Cinema di Roma del 2007, sbarca finalmente nelle sale italiane L'amore nascosto, ultima opera di Alessandro Capone con protagonista un'intensa Isabelle Huppert. Ancora una volta la talentuosa attrice francese è impegnata in un ruolo di forte impatto, quello di una madre che, rifiutando ogni ipocrisia, ammette di non provare alcun sentimento di amore nei confronti della propria figlia, con la quale ha da sempre un rapporto conflittuale, alimentato dalla diffidenza, quando non dall'ostilità, reciproca. Danielle intraprenderà un doloroso percorso di ricordi e sensazioni grazie all'aiuto della dottoressa Nielsen, la psicologa che l'ha in cura, ma le proprie angosce e il senso di colpa per quello che la società giudica inaccettabile sembrano essere fardelli troppo pesanti di cui liberarsi, e soltanto un gesto estremo della figlia Sophie potrà restituire alla donna una parte di serenità. Alla conferenza stampa hanno partecipato, oltre alla protagonista, anche il regista Alessandro Capone e il produttore Massimo Cristaldi.

Isabelle, come mai sceglie spesso di interpretare ruoli sgradevoli, fisicamente e moralmente?

Isabelle Huppert: Non parlerei di sgradevoli, e anche se fosse in questo caso lei lo è più che altro con sé stessa. Questi ruoli mi attraggono tanto quanto io attraggo loro. Mi piace capire il personaggio e presentarlo agli altri, porre quesiti che non hanno una risposta. Il film è pieno di elementi che inducono a riflettere, a reagire, e questi sono ruoli che mi danno nutrimento.

In questo caso tra madre e figlia c'è un rapporto malato, ma gli elementi di contrasto ci sono anche nelle famiglie normali. Cosa ne pensi?

Isabelle Huppert: Si, in questo caso c'è un rapporto particolare, anche se non lo definirei un conflitto, ma qualcosa che va addirittura oltre. A Danielle è impossibile amare la figlia, per tanti motivi. Non c'è però una ragione precisa, potremmo parlare dello shock della nascita, delle speranze che si ripongono nella nuova vita e poi magari vengono disattese, della nostalgia della fusione tra madre e figlia. Però non esiste una spiegazione unica, è qualcosa che va aldilà di ogni spiegazione. Il titolo è L'amore nascosto, quindi l'amore c'è, ma ha preso sentieri misteriosi.

Ci dai un tuo giudizio su Vincere di Bellocchio, che nella giuria da te presieduta non ha ottenuto premi?

Isabelle Huppert: Lo stesso titolo potrebbe essere attribuito al film di Bellocchio, anche lì c'è un amore nascosto, addirittura un figlio nascosto, anche se per ben altri motivi.

Alessandro, come nasce questo progetto?

Alessandro Capone: Questa storia è venuta a me tramite un romanzo, un diario a tutti gli effetti, non pubblicato in Francia ma pubblicato in Italia, che narra una storia vera. Mi ha sconvolto nel finale in cui la figlia si sacrifica, e inoltre per un uomo la maternità ha un fascino particolare, parlare delle donne è molto più affascinante che guardarsi dentro. Ho pensato subito a Isabelle per il ruolo della protagonista, era l'unica che potesse farlo, e ha dato moltissimo al film.

Massimo Cristaldi: Mi ricordo una mattina in taxi, con un mazzo di fiori bianchi per Isabelle, al nostro primo incontro dopo la lettura del copione, che lei aveva apprezzato. C'era proprio la necessità che Isabelle fosse Danielle, e questo mi ha fatto impostare il film in maniera particolare. Lei doveva recitare in francese, ma il film, che è per il 60% italiano, non poteva avere una coproduzione francese per dei problemi con Canal +, e così abbiamo trovato altri partner francofoni. Comunque poi abbiamo fatto pace con la Francia, tanto che il film tra poco uscirà anche lì.

Nel film c'è l'intento di smascherare l'ipocrisia che gravita intorno all'amore materno?

Isabelle Huppert: Non è così perentorio, ma dà un messaggio chiaro sulla "menzogna" che può essere l'amore materno. Per me il cinema non è mai portatore di un messaggio universale, ma è sempre qualcuno che interpreta i fatti. Anche in questo caso: è una storia particolare che invita a riflettere.

Alessandro Capone: E' un'estremizzazione di un caso, che invita a considerare il rifiuto della società su questo tema. Certo c'è stata una difficoltà commerciale per questo tema antipatico, che sicuramente invita a riflettere.

Massimo Cristaldi: Comunque il film è passato in censura, si è capito che di questo tema, seppur forte, c'è un'elaborazione. I ritardi nell'uscita non sono dovuti a problemi di censura, ma ad altri disguidi con la precedente casa di distribuzione, che è fallita e la nuova amministrazione ha fatto carta straccia dei vecchi contratti.

Alessandro, consideri questo film un salto stilistico rispetto alla tua precedente produzione, più di consumo?

Alessandro Capone: Lo considero come un viaggio, credo che siano belli il dramma quando la commedia. Viaggiare attraverso i generi è sempre un'esperienza da fare. In Italia non è facile fare cinema, ma è importante fare con amore quello che si fa. Mi piacerebbe continuare così.

Isabelle, quali sono i tuoi progetti futuri?

Isabelle Huppert: Io ho sempre molti progetti in cantiere con i registi che amo, come Haneke, Chabrol, lo stesso Capone.

Come hai vissuto le contestazioni dei media rispetto alle assegnazioni dei premi a Cannes?

Isabelle Huppert: A me non sembra ci siano state contestazioni. Eravamo una giuria di nove membri, abbiamo lavorato in democrazia, e da questo è uscita una verità. Che non è ovviamente una verità oggettiva.

Anche tua figlia recita, e avete girato un film insieme. E' stato terapeutico?

Isabelle Huppert: No, non c'è niente di psicanalitico nel girare insieme. Con mia figlia Lolita abbiamo fatto un film leggero ma intelligente, e poi il nostro non è un amore nascosto.

Il cinema rappresenta ancora la realtà o ormai la realtà sovrasta tutto? Che impressioni hai tratto dalla tua esperienza a Cannes?

Isabelle Huppert: Evidentemente Cannes ha un campionario di cinema che, essendo una selezione, è soggettivo, non si può giudicare solo da questo. Alcuni trend si sono delineati, ad esempio la violenza si è vista in molti film, dobbiamo prenderne atto, questo è un modo di esprimersi e parlare di oggi che è stato scelto da molti registi, che hanno affrontato questo aspetto selvaggio e brutale della società.

Massimo Cristaldi: Io credo che il cinema racconti sempre la realtà, è espressione di quello che si vive. Adesso c'è violenza, e si racconta quello. Noto comunque una forte carenza di idee a Hollywood, bilanciata però a livello di produzione televisiva. E' un bel momento anche per il cinema europeo, e sono stati fatti grossi passi avanti anche in Italia, pur con tutte le difficoltà che conosciamo.

Alessandro Capone: Questa per me è stata una grande annata, con film come The Millionaire, Gran Torino. Molto buona anche come qualità media.

Isabelle, ci sono giovani registi con cui vorresti lavorare? E con Cimino collaborerai ancora?

Isabelle Huppert: Per esempio il film che ho girato con mia figlia è di Marc Fitoussi, che ha solo 33 anni. Ho girato tanti film con i giovani, che sono già bravi oggi, e forse saranno i migliori di domani. Purtroppo con Cimino non c'è stata occasione di fare più nulla dopo I cancelli del cielo, ma non sono per me, soprattutto per lui.

Quali film italiani hai visto recentemente?

Isabelle Huppert: Ho visto i film di Garrone e Sorrentino, sono state due grandi scoperte per il cinema francese che abbiamo tutti amato moltissimo. Alimentano buone speranze per il cinema italiano.

Nel tempo è cambiato il tuo modo di scegliere i copioni?

Isabelle Huppert: Non ho una tecnica, è una cosa che parte dall'intuizione. Innanzi tutto però scelgo il regista. E' come un incontro che si fa nella vita, non si può spiegare. Scegliere è difficile, mi ci vuole sempre molto tempo, perché non mi impegno mai alla leggera.

Che tipo di mamma è nella realtà?

Isabelle Huppert: Lo chiederete voi a mia figlia quando verrà qui in Italia.