Incontro con il 'dogmatico' Per Fly

Incontriamo a roma il regista de Gli innocenti, Per Fly, che ci parla di giovani terroristi e cattivi maestri.

Incontriamo a Roma Per Fly, regista e sceneggiatore de Gli Innocenti, pellicola uscita dalla scuderia Zentropa che debutterà nelle sale italiane il 13 aprile.

Pare di intravedere nel suo film una lunga allusione al concetto di responsabilità. E' così?

Per Fly: La responsabilità è forse il tema principale del film, quello su cui si articola. Vi sono poi altre letture, tra cui quella politica, in cui mi ci rispecchio, ma la traccia principale è quella lì.

A tratti sembra difendere i terroristi, e considerare poco le vittime, come quando fa dire al proprio personaggio che il poliziotto ucciso è vittima di quella stessa guerra che la Danimarca sta combattendo con gli Stati Uniti...

Questo è importante, è un elemento importante e la risposta è molto complicata. In effetti il personaggio dice questo, e la Danimarca appoggia veramente la guerra di Bush. Io però volevo parlare delle morti reali, di quelle che capitano nel quotidiano, non filtrate dai media, distanti. Volevo affrontare l'impatto con la morte, per questo mi sono speso in un gran lavoro di ricerca, con detenuti e parenti delle vittime. In ogni uccisione, comunque, vicina o lontana, non c'è niente di buono.

Quale lavoro è stato fatto sulla sceneggiatura?

E' stato un lavoro molto complesso, preceduto, come già ho detto, da un lungo lavoro di ricerca. Poi ci siamo messi a mettere giù il testo con gli sceneggiatori, poi l'ultima versione l'ho buttata giù da solo. Il lavoro ha richiesto oltre un anno, ma lo script non è mai rimasto passivo; anche sul set modificavamo, sperimentavamo, cambiavamo in itinere le battute.

Il finale sembra la parte del film che fa più fatica a funzionare...

Era difficilissimo fare un finale per un film come questo. Ne avevamo pronti due o tre e alla fine abbiamo scelto questo. Gli altri magari li potrete trovare sul dvd quando uscirà.

Emerge un contrasto tra il professore, che è un teorico, e la studentessa, che si dà all'attivismo.

Si, è un film sui rapporti menzogneri, su quante menzogne si possono dire prima di venire scoperti. Io non credo all'azione pratica comunque, al terrorismo. Dietro ogni violenza c'è una catastrofe, un dramma. Concordo però sulla posizione teorica che il film enuncia e riassume. Ma è anche un film che ruota attorno a tre donne, che incarnano il coraggio, la saggezza e l'empatia.

Ma il pacifismo che lei immagina è quello dei tre terroristi del film?

Non potrei dire che in nessuna circostanza, magari grave e insostenibile, mi armerò e lotterò, perché credo nel lottare per i propri diritti. Detto questo il terrorismo è comunque esecrabile, assolutamente da condannare.