Recensione Dillo con parole mie (2003)

Dillo con parole mie è il settimo film di Daniele Luchetti, che firma una commedia leggera leggera, del tutto diversa da quelle pellicole impegnate a cui il regista ci aveva abituato in passato.

In vacanza con la zia

Dillo con parole mie è il settimo film di Daniele Luchetti, che dopo La scuola, Il portaborse e Piccoli maestri, firma una commedia leggera leggera, del tutto diversa da quelle pellicole impegnate a cui il regista ci aveva abituato in passato.
Il soggetto del film è di Stefania Montorsi, compagna del cineasta e anche attrice protagonista della storia, già apparsa in altri lavori di Luchetti come Arriva la bufera e Piccoli maestri.

Questa pellicola si presenta con un impianto da classica commediola sentimentale piena di equivoci e col lieto fine assicurato. La storia è molto semplice, a tratti ingenuamente banale, ma forse proprio per queste caratteristiche riesce a divertire e a far sorridere; molte situazioni appaiono come qualcosa di già visto, magari in tv in qualche telefilm o sceneggiato, e può sembrare ad un occhio più attento una sorta di collage privo di invenzioni; i personaggi, caricature assurde in cui tutti, per certi versi, possiamo riconoscerci, ci sono così familiari da provocare un sentimento di rassicurazione che porta a liberare lo spettatore da qualsiasi timore per colpi di scena o sforzi intellettuali: bisogna solo arrendersi al clima vacanziero e ozioso del viaggio in Grecia, alla volta del divertimento a tutti i costi.

Purtroppo all'interno del film, si sente la mancanza di una critica sociale attenta e graffiante che avrebbe potuto sfruttare al meglio il confronto tra le due generazioni: quella dei trentenni, nostalgici degli anni '80, e quella degli odierni adolescenti; un'occasione in parte persa che ci consegna un filmettino carino, senza troppe pretese, ma che finirà ben presto dimenticato.
Le scene più interessanti del film sono: l'inizio segnato da un'accattivante comparazione dei punti di vista, completamente agli antipodi, dei due fidanzati e poi il finale in cui la storia si chiude sulle note di "Fumo blu" di Mina, mentre gli amanti, ormai riconciliati, improvvisano un balletto surreale all'interno di un autobus pieno di turisti.

Questa scanzonata pellicola segna l'esordio sul grande schermo diGiampaolo Morelli nel ruolo di Enea/Andrea e della piccola Martina Merlino, molto naturale nell'impersonare la scatenata Maggie. Stefania Montorsi (zia Stefania), dà vita ad un personaggio petulante e nevrotico spassoso a tratti, anche se dopo un po' appare alquanto ripetitivo; il suo tono morettiano sembra troppo esagerato, poco originale e spontaneo, lascia un vago senso d'incompiuto... se la sua recitazione fosse stata meno ingessata e stereotipata ci avrebbe regalato un'interpretazione più spontanea e felice.
In conclusione questa commedia in rosa zeppa di chiacchiere, confidenze sentimentali, battute sfrontate e inevitabili battibecchi, è un lieve ritratto parodistico della femminilità contemporanea fresco ma al contempo privo di quell'intelligenza ironica che avrebbe potuto arricchire il racconto in modo da renderlo più curioso e provocante per il pubblico.