Recensione Elizabeth: The Golden Age (2007)

Si rimette mano al lavoro già superbo del film precedente, e l'effetto non sarà altrettanto sorprendente, ma siamo comunque di fronte ad un'altra prova eccellente, che trasforma la giovane e coraggiosa principessa di Elizabeth in una donna fulgida e incantevole.

Il viaggio della Regina Vergine

A nove anni dal suo ottimo Elizabeth, in cui aveva raccontato l'ascesa al trono e le tribolazioni dei primi anni di regno di Elisabetta I, Shekhar Kapur apre un'altra pagina sulla vita di questa leggendaria monarca con Elizabeth: The Golden Age, che ci mostra l'ultima regnante Tudor nel periodo precedente alla famosa battaglia che terminò con la distruzione dell'Invincibile Armata di Filippo II di Spagna. Elizabeth ha raggiunto un'età in cui i suoi sudditi temono che abbia perso la possibilità di procreare senza scegliersi un consorte tra i numerosi nobili europei che la corteggiano. Ma colei che è ormai rinomata quale Regina Vergine d'Inghilterra non può accettare di vendersi per un'alleanza; a conquistare il suo amore sarà un uomo indegno del trono, l'avventuriero Walter Raleigh: un amore che la sua posizione rende senza speranza. Sul piano politico, Elisabetta convive con la minaccia costante di attentati alla sua vita da parte dei sostenitori di sua cugina, la regina di Scozia Mary Stuart, secondo i cattolici legittima pretendente al trono inglese. Trono di cui, secondo il potentissimo Filippo, da tempo sul piede di guerra anche a causa degli attacchi dei pirati inglesi alla flotta spagnola la figlia della grande putain Anna Bolena è usurpatrice.

Ma Elisabetta è regina nel cuore più che nel rango: così The Golden Age procede sul solco del predecessore nel dipingere una donna che è stata capace di atti di estremo coraggio e di incredibile dignità per entrare per sempre nel cuore degli inglesi. Come in Elizabeth, la narrazione è fluida e storicamente convincete nonostante l'abbondante usi di simboli e nonostante l'esplicita spiritualità ed epicità dell'approccio del regista anglo-indiano. Come in Elizabeth, il successo della pellicola è assicurato dallo strabiliante carisma dell'attrice che veste i panni della regina, quella Cate Blanchett che soltanto poche settimane fa aveva lasciato di stucco colleghi e addetti ai lavori con il suo ritratto del giovane Bob Dylan in Io non sono qui. Qui si rimette mano al lavoro già superbo del film precedente, quindi forse l'effetto non sarà altrettanto sorprendente e dirompente: siamo comunque di fronte ad un'altra prova magnifica, che trasforma la graziosa, giovane e coraggiosa principessa di Elizabeth in una donna fulgida e incantevole, a volte sprezzante, vanitosa e fragile, eppure sempre regale.
Impegnati in ruoli secondari ma decisamente degni di nota sono anche Geoffrey Rush, un Walsingham invecchiato e sofferente che si nasconde nell'ombra ma non lascia il fianco della gloriosa monarca, e una diafana e nervosa Samantha Morton che riesce a regalare alla sua Maria un'intensità e un'eloquenza sbalorditivi in una manciata di battute.

Del predecessore The Golden Age condivide anche i difetti, e in particolare una certa didascalicità e la riduzione a cliché di alcuni elementi della vicenda: ma il tutto è funzionale all'ampio respiro narrativo di un film che è un emozionante e visivamente splendido viaggio nell'anima di una donna, di un'epoca, di una dinastia. Il terzo film, se arriverà, ci mostrerà Elizabeth intenta a prepararsi per l'ultimo viaggio. E siamo certi che varrà la pena di compierlo con lei.

Movieplayer.it

3.0/5