Il trono di spade, stagione 3, episodio 5: Kissed by Fire

Un nuovo episodio ricchissimo, emozionante e ben strutturato va ad aggiungersi al terzo ciclo dello show HBO: il filo conduttore, stavolta, è rappresentato dal valore dell'onore e della fedeltà ai voti, religiosi, matrimoniali, e chi più ne ha più ne metta.

C'è l'ombra benigna ma imponente di Eddard Stark su questo nuovo episodio della terza stagione de Il trono di spade. Giustiziato nella parte finale del primo ciclo di episodi, il personaggio interpretato da Sean Bean è sempre stato presente nei ricordi dolorosi dei suoi familiari, dall'adorata moglie Catelyn all'esuberante figlia Arya, dal prode erede Robb al figlio bastardo Jon Snow, frutto dell'unico atto disonorevole compiuto dal capo della casata degli Stark. Ma in questo Kissed by Fire, nelle parole, nelle eco, negli sguardi, ci sembra di trovarlo praticamente in ogni fotogramma. Lealtà, onore, fedeltà sono, insieme alle immagini del fuoco, elemento distruttore, purificatore e unificante, il fil rouge che rende eccezionalmente coeso uno degli episodi meglio congegnati della stagione fino ad ora, sceneggiato magistralmente da Bryan Cogman.
Perché Robb esegue la sue sentenza su Lord Karstark di persona, come gli ha insegnato il padre; Jon vince le sue origini consumando il suo amore per Ygritte, nonostante la paura di divenire a sua volta padre di un bastardo gli avesse impedito di perdere la verginità prima ancor di fare il giuramento da guardiano della notte; Arya deve imparare ad accettare le misteriose e frustranti vie della giustizia, e Catelyn le terrificanti conseguenze delle scelte che ha fatto per amore della sua famiglia.

Ma l'ombra di Ned è presente anche in una delle storyline più appassionanti e sorprendenti di questa stagione, quella che coinvolge lo Sterminatore di Re e la giovane donna nerboruta e sgraziata cui l'aveva affidato Lady Stark nella speranza di ottenere la liberazione delle figlie; sottoposto a un trattamento d'urto dal losco ex Maester Qyburn, Jaime Lannister ha salva la vita, ma è cambiato per sempre. Il suo primo pensiero è ancora per Cersei, sorella gemella e unico, abominevole amore, ma è a Brienne che si avvicina, a Brienne si confessa per raccontare la sua versione dei fatti sul gesto che gli è valso il suo infame soprannome, l'uccisione del Re Folle Aerys Targaryen. Jaime rivela di averlo fatto per salvare la vita a migliaia di cittadini di Approdo del Re, ma anche che non sarebbe servito a nulla spiegarlo a Ned Stark, l'uomo che, sempre per onore, tanti anni dopo avrebbe rischiato l'incolumità propria e delle figlie pur di risparmiare i figli di Cersei (e di Jaime), che non avrebbe mai capito, non avrebbe mai perdonato, non avrebbe mai concepito che una guardia reale potesse uccidere il sovrano che ha giurato di proteggere con la vita.
E' ancora nel nome di Ned che Lord Beric Dondarrion porta avanti la sua missione di proteggere gli umili dalla prepotenza dei potenti, anche oltre la morte, grazie alle straordinarie capacità di Thoros di Myr, o meglio, del Signore della Luce di cui Thoros è lo strumento. Dopo quello di Nido d'Aquila vinto da Bronn per Tyrion nella prima stagione, assistiamo a un altro "processo per combattimento": questa la sentenza del leader della Compagnia senza Vessilli ai danni del Mastino. Una sequenza eccellente porta sul piccolo schermo alcune delle pagine più tese, vivide e imprevedibili di A Storm of Swords, e, anche se il personaggio interpretato da Rory McCann non ha ancora spazio sufficiente a far capire perché Sandor Clegane sia una delle figure più popolari delle Cronache del ghiaccio e del fuoco, a questo punto il suo ruolo di fa interessante: se l'esito del primo processo per combattimento era stato giusto (Tyrion Lannister non aveva alcuna responsabilità nel duplice tentato omicidio di Bran Stark), è giusto anche questa volta? Il Mastino è innocente? In ogni caso è un esito che va rispettato perché, come dice il (più volte) redivivo Dondarrion, R'hllor ha evidentemente ancora qualcosa in serbo per il minore dei Clegane, e Arya Stark, che gliel'ha giurata per l'assassinio del suo amico Mycah, dovrà farsene una ragione.

La rabbia di Arya nei confronti di Beric non è nulla di fronte a quella di suo fratello Robb quando viene a sapere che gli uomini dei Karstark hanno ucciso per vendetta i due ostaggi catturati da Edmure Tully, i nipoti adolescenti di Tywin Lannister. Nonostante le preghiere di clemenza, i consigli praticamente unanimi di moglie, madre e zio, che lo avvisano che perderà buona parte del suo esercito se giustizia Lord Karstark, il capo della seconda casata del Nord, Robb sceglie di punire l'inaccettabile tradimento del suo vassallo più importante con il massimo della severità. E quando, dopo la maledizione di Lord Karstark e dopo la defezione delle sua truppe, si pente di essere stato, pur per onore, testardo come suo padre, il suo pensiero torna a una promessa tradita, e al signore delle Torri Gemelle, Lord Walder Frey, uno dei pochissimi signori dei Sette Regni di notevoli mezzi militari che non sia ancora entrato in guerra in uno schieramento o nell'altro.

Anche Jon rompe un voto, ma ha le sue ottime ragioni. Non solo quelle che la volitiva Ygritte mette in mostra liberandosi delle sue pellicce in una caverna sorprendentemente riscaldata. Se Jon non rinuncia ai voti di castità imposti dalla Guardia della Notte i Bruti non lo crederanno mai un corvo rinnegato, per quanto le informazioni che fornisce siano precise. Una scelta strategica, quella di fare l'amore con Ygritte? Non abbiamo detto questo; i sentimenti di Jon sono sinceri, ma il suo senso dell'onore è forte quanto quello di Ned e di Robb, e questo pone nel suo futuro delle decisioni molto difficili.

Ma voliamo migliaia di miglia a est per assistere alle decisioni, più immediate ma ugualmente ponderose, di Daeneys Targaryen, che ha lasciato Astapor con il suo esercito di ex schiavi alla volta di un'altra città di schiavisti, Yunkai. Nel prepararsi a liberare anche gli oppressi di Yunkai, Dany ha chiesto ai suoi Immacolati di scegliere democraticamente un "generale"; e quando questi dichiara di voler mantenere il proprio umiliante nome da schiavo, Verme Grigio, perché è il nome che portava il giorno della sua liberazione da parte di Danaerys nata dalla Tempesta, capiamo di essere di fronte alle migliori ripercussioni di una condotta onorevole e umana. Ma la parte più interessante della storyline di Dany in Kissed by Fire sono i discorsi tra i due consiglieri/ rivali Jorah Mormont e Barristan Selmy: in quest'ultimo rivediamo (ancora) Ned e riviviamo quei consigli ristretti della prima stagione in cui l'allora Primo Gentiluomo avversava Re Robert quando questi pianificava l'ennessimo attentato alla vita dell'ultima Targaryen, e sentiamo anche un'eco del destino di Jaime Lannister: "Un uomo onorevole tiene fede ai suoi voti, anche se è al servizio di un ubriacone o di un pazzo". In Jorah vediamo l'amore appassionato e incondizionato per la Kahleesi, ma l'esule dell'Isola dell'Orso è stato una spia ai suoi danni al soldo di Robert Baratheon: un tradimento, questo, non ancora scoperto ma forse imperdonabile.

I temi della religione, della fedeltà matrimoniale, e della lealtà secolare convergono nella storyline di Roccia del Drago, dove Stannis, abbandonato temporaneamente da Melisandre, sacerdotessa del Signore della Luce, ma quanto diversa da Thoros di Myr, si reca in visita da sua moglie Selyse e dalla figlioletta (qualche lettore dei romanzi di George R.R. Martin avrà forse creduto che i personaggi sarebbe stati tralasciati nelle serie TV, ma è evidente che R'hllor ha qualcosa in serbo anche per Selyse e Shireen). Nelle cavernose stanze della fortezza, la psicotica Selyse venera il Signore della Luce con una veemenza che non vedremo mai in Stannis, piange i figli maschi che ha perduto, i cui resti conserva in un orribile altare, e benedice l'incontro con Melisandre, la donna che le ha dato una speranza e le ha rubato il marito. Shireen, bambina innocente e sfigurata, è molto diversa dai genitori, una pazza e l'altro granitico; privata (per ora almeno) dell'inquietante buffone Macchia che ha accanto in Martin, è un personaggio solare nel suo affetto per Davos Seaworth, il coraggioso, fedele e insostuibile servitore di Stannis rinchiuso in una fetida cella per la sua avversione nei confronti della Donna Rossa.

Da una parte abbiamo dunque personaggi per cui l'assenza di onore toglie senso a ogni cosa, come era per Ned; dall'altra personaggi senza onore come Jaime, su cui la prospettiva tuttavia si rovescia in maniera fondamentale, qui con la stessa maestria che nell'opera di Martin, grazie al superbo teleplay di Cogman ma anche alla prova magnifica e commovente di Nikolaj Coster-Waldau; dove l'onore non ha spazio e ragione di esistere è ad Approdo del Re, in cui regnano, con il Re Joffrey, la reggente Cersei e il Primo gentiluomo Tywin, l'intrigo, l'avidità e la sopraffazione. Grazie a una brillante manovra di Ditocorto, che come sempre ha i suoi interessi in ballo, ma in questo caso coincidono con quelli dei Lannister, Tywin viene a sapere del progetto dei Tyrell di sposare Loras a Sansa Stark, erede di Grande Inverno dopo quella sconfitta di Robb che appare ormai imminente; ma Tywin ha la soluzione in tasca, poco importa che calpesti i sentimenti, i desideri e la dignità dei suoi figli.
L'assenza di qualsiasi scrupolo e di qualsiasi umanità è certamente la ragione per cui Tywin Lannister è l'astuta e inarrestabile macchina da guerra che conosciamo, il più temibile ostacolo sulla strada verso il trono per Daenerys: ma prima di Dany, Tywin ha altri nemici da schiacciare. Con ogni mezzo; perché la notte è buia e piena di terrore.

Movieplayer.it

4.0/5