Il trono di spade: al via in pompa magna la terza stagione

Un'ottima apertura per lo show di D.B. Weiss e David Benioff, che dimostra dalle prime battute di avere l'impostazione giusta per affrontare la stagione tratta dal più massiccio e popolare romanzo delle Cronache del ghiaccio e del fuoco, A Storm of Swords.

Le attese erano alle stelle, e non a torto; non solo Il trono di spade ha fatto faville in fatto di ratings e ricezione critica con le prime due stagioni, mandando in visibilio fan vecchi e nuovi della saga letteraria low fantasy di George R.R. Martin da cui è tratto, ma con la sua terza stagione abbraccia quello che è senza dubbio il più amato, il più ricco di eventi, il più esaltante e il più sconvolgente dei romanzi della serie, A Storm of Swords. Uscito in tre volumi in Italia, il terzo tomo delle Cronache del ghiaccio e del fuoco è anche il più cospicuo, e proprio per questo i realizzatori hanno promesso un minutaggio ampliato per tutti gli episodi di questa stagione, oltre che uno sforzo produttivo maggiore. E questo episodio di apertura ci sembra in linea con tali promesse, lasciandoci più che mai ansiosi di ammirare il resto.

Valar Dohaeris, scritto dal duo di showrunner D.B. Weiss e David Benioff e diretto da Daniel Minahan, si apre al termine della battaglia: quella delle Acque Nere, ma anche quella del Pugno dei Primi Uomini, nel gelo inospitale a nord della Barriera. E' una sorta di micro-prologo quello che vede protagonista un terrorizzato Samwell Tarly, scampato per miracolo all'attacco degli Estranei, e il Comandante della Guardia della Notte Jeor Mormont. Ogni dubbio sull'orrore che minaccia i Sette Regni è ora fugato, e la realtà è talmente mostruosa che dovrebbe sminuire tutti gli attriti, le vendette, le ambizioni che stanno insanguinando Westeros. Ma naturalmente non è così, perché per quanto insensata e folle sia questa guerra, i suoi eroi sono personaggi che abbiamo imparato ad amare e a temere. Così ad Approdo del Re un convalescente Tyrion Lannister cerca disperatamente di ottenere la gratitudine e i riconoscimenti che il suo brillante piano di difesa della Capitale meriterebbe, ma ottiene solo di essere umiliato e insultato dal suo letale genitore Tywin, che non solo si è preso tutti i meriti della vittoria su Stannis Baratheon ma gli nega anche i suoi diritti di nascita, mentre Sansa Stark, nonostante ciò che ha visto e patito, continua a sognare, immaginando la destinazione delle navi in partenza della baia, su di lei l'ombra minuta, ma inquietante, di Lord Baelish.

Stannis, per parte sua, si è rifugiato a Roccia del Drago, dove ascolta soltanto la sua scarlatta sacerdotessa: qui lo raggiunge il fedele Davos Seaworth dopo il miracoloso salvataggio da parte di Salladhor Saan nella baia delle Acque Nere, e cerca invano di dissuaderlo dall'affidarsi ancora alle visioni di Melisandre, che lo ha indotto ad ardere vivo chiunque abbia parlato contro di lei dopo la dura sconfitta di Approdo del Re. Per quanto riguarda l'altro avversario dei Lannister, il Giovane Lupo Robb Stark, lo vediamo brevemente arrivare ad Harrenhal dopo la dipartita dell'esercito nemico, per trovare solo centinaia di uomini del Nord - ma anche vassalli dei Tully di Delta delle Acque - caduti vittime della furia di Gregor Clegane, la più temibile arma dell'arsenale di Lord Tywin.

Ma la storyline più promettente ci sembra quella relativa a Daenerys Targaryen. Dopo la gestione al risparmio, e leggermente maldestra, dei fatti che la riguardavano nella seconda stagione, qui ci pare di vedere da subito un netto miglioramento, non solo grazie alla spettacolare scena in cui Drogon, Rhaegal e Viserion volteggiano attorno alla nave che conduce la Madre di Draghi e il suo adorante Ser Jorah ad Astapor, nella Baia degli Schiavisti; c'è eccellente dispendio di mezzi, infatti, anche nella sequenza in cui un repellente mercante di esseri umani le dimostra le impareggiabili qualità degli Immacolati, soldati-schiavi al cui acquisto Dany è incoraggiata da Mormont, che ritiene possano essere strumento per la riconquista del Trono di spade. Ma il momento più emozionante di questa apparizione della sempre più regale Daenerys è quella in cui, sfuggita all'ennesimo attentato, l'erede dei Targaryen si ricongiunge con un antico servitore della sua famiglia, il leggendario guerriero Ser Barristan Selmy, già scacciato da Approdo del Re per improvvida decisione dei Lannister.
Da notare una cura dei dettagli che ci aiuta ad afferrare elementi di caretterizzazione che nei romanzi hanno diverso spazio e gestione: basta uno sguardo del magnifico Iain Glen a suggerire la rivalità tra Mormont jr. e Barristan il Valoroso; poche battute taglienti dipingono la tensione tra la reggente Cersei Lannister e la nuova promessa sposa di Re Joffrey, Margaery Tyrell, mostrata mentre consolida con scaltrezza ed energia il proprio favore presso gli umili di Approdo del Re; un dialogo formidabile crea le basi del complesso rapporto tra Jon Snow e la new entry di lusso di questa premiere, il Re oltre la Barriera Mance Rayder, interpretato dal sovrumanamente carismatico Ciarán Hinds.
Insomma, ci sembra di vedere presupposti davvero incoraggianti in un episodio per molti versi squisitamente introduttivo, soprattutto nella cura narrativa e nella magnificenza visiva, e possiamo sperare che chi conosce l'intensità e la densità di A Storm of Swords non rimarrà deluso dalla sua versione televisiva targata HBO. Per gli altri, beh, allacciate le cinture di sicurezza.

Una nota "filologica" in chiusura: il titolo dell'episodio Valar Dohaeris si riferisce alla tradizionale risposta al saluto antico valyriano Valar Morghulis , che era anche il titolo originale dell'episodio finale delle seconda stagione. Valar Morghulis significa "tutti gli uomini devono morire", Valar Dohaeris "tutti gli uomini devono servire".