Recensione Persona non grata (2005)

Dietro una trama ingarbugliata e priva di fascino, si nasconde una riflessione, più o meno lucida, ma troppo spesso risolta con uno sterile scambio di battute, su tutta una serie di temi che vanno dalla disillusione degli ideali alla religione come moda, dal cinismo degli sgambetti politici al diritto all'eutanasia.

Il tramonto degli ideali

Può un film apparire già datato prima ancora di arrivare nelle sale? Krzysztof Zanussi sembra scioglierci ogni dubbio con Persona non grata, pellicola ingrigita da un mix letale di componenti pronto ad ammazzare la buona volontà dello spettatore moderno: un ritmo narrativo soporifero, una regia priva di carisma, votata al fascino da tv movie del primo piano, e uno strano pasticciaccio di toni e temi dall'appeal fragilissimo. Non sorprende, dunque, che il nuovo film del regista vincitore del Leone d'oro nel 1984 con L'anno del sole inquieto, sia passato completamente inosservato all'ultima Mostra cinematografica di Venezia.

A metà strada tra il dramma psicologico e la spy story, il film è ambientato nell'insolito mondo della diplomazia, ancora poco battuto dal cinema, ma che ha recentemente ispirato, non certo con risultati migliori, anche il brasiliano Fernando Meirelles per il suo The Constant Gardener - La cospirazione, di imminente distribuzione in Italia. La storia di Persona non grata, della quale Zanussi è anche autore, racconta di un uomo, Wiktor (Zbigniew Zapasiewicz), ambasciatore polacco in Uruguay, stordito dalla morte improvvisa della moglie, che si trova ad affrontare numerosi intrighi politici mettendo i propri principi sopra di tutto, ma ossessionato da continui sospetti che minano la sua tranquillità e compromettono le relazioni con chi gli sta intorno. Wiktor finirà col dubitare anche della fedeltà della moglie defunta, vinto dal dubbio che questa possa averlo tradito con Oleg (Nikita Mikhalkov), un amico di vecchia data, viceministro degli Affari Esteri russo, che sembra ormai aver messo da parte i vecchi ideali per volgersi al mondo con freddo cinismo e che ora è deciso a battere Wiktor nell'importante gara d'appalto per una fornitura di elicotteri.

Dietro una trama ingarbugliata e priva di fascino, si nasconde una riflessione, più o meno lucida, ma troppo spesso risolta con uno sterile scambio di battute, su tutta una serie di temi che vanno dalla disillusione degli ideali alla religione come moda, dal cinismo degli sgambetti politici al diritto all'eutanasia. Su tutto un uomo solo, lontano dalla propria terra, la Polonia, che riconosce un amico fidato solo nel proprio cane, un idealista che vive ancora nel mito di Solidarnosc, a cui Zanussi guarda con affetto dolceamaro per ragionare sulla sua gente, su chi ha combattuto contro gli oppressori e oggi, dopo la caduta del comunismo, si ritrova disorientato e vittima del sospetto. Strano come un film con così tanti spunti trovi il suo limite maggiore nel ritmo zoppicante della narrazione. Per fortuna chi assisterà a Persona non grata potrà per lo meno godere della convincente prova dei suoi due splendidi protagonisti.