Recensione The Ring (2002)

Quando pensiamo al gotico, ci vengono in mente antichi castelli avvolti dalla nebbia... c'e' ancora posto per loro nelle nuove tendenze dell'horror?

Il terrore viene dall'oriente

Il cinema horror americano è in crisi di idee?
Sembrerebbe di si, vista la tendenza che si sta diffondendo negli ultimi tempi di ricorrere a temi e idee d'importazione.
Così, l'horror orientale viene sottoposto a saccheggio, non solo per questo The Ring appena uscito, ma per il remake di Kairo e l'uscita annunciata del cinese The Eye (a cui seguirà anche un remake prodotto da Tom Cruise).

A portare sugli schermi occidentali il Ringu giapponese, è stato Gore Verbinski, autore del poco riuscito The Mexican e del prossimo La maledizione della prima luna, protetto di Steven Spielberg e da lui sostituito alla regia di Prova a prendermi solo all'ultimo momento.
Il film originale è tratto da un'opera di Koji Suzuki, considerato lo Stephen King giapponese ed è stato un grande successo in patria, divenuto un piccolo cult anche tra gli appassionati del genere di tutto il mondo. Ha anche già dato vita a un sequel e un prequel, e un remake di nazionalità coreana.

L'operazione di conversione è nel complesso riuscita, considerando che solo di rado si è arrivato a momenti di tensione tanto intensi tra le produzioni di genere degli ultimi tempi, grazie a un ottimo cast e la regia molto sicura di Verbinski.
Risalta tra gli attori, tutti comunque a proprio agio nel ruolo assegnatogli, la bravissima Naomi Watts, già ammirata alle dipendenze di David Lynch per Mulholland Drive, che le ha permesso di approdare a un cinema che le permetta di essere conosciuta dal grande pubblico e di dimostrare la sua bravura.

Rispetto all'originale, Verbinski elabora e semplifica allo stesso tempo: rende la storia e la sua rappresentazione più approfondita, ma ne semplifica la fruizione da parte dello spettatore occidentale che avrebbe accolto con freddezza i troppi punti oscuri del film di partenza. Ne è un chiaro esempio il filmato contenuto sulla videocassetta, che Verbinski rende più lungo e complesso, ma nello stesso tempo cerca di dargli un senso più immediatamente comprensibile al suo pubblico.
Inoltre, non manca di ricamare sulle situazione del suo modello nipponico per arricchire il film dal punto di vista visivo e creativo: bellissima ed inquietante la trovata della mosca che la Watts riesce a strappar via al filmato, e la sequenza del cavallo sul traghetto.
Senza mai annoiare, The Ring mantiene alto il livello di tensione per tutta la sua durata, con alcune improvvise accelerazioni che denotano un'ottima padronanza di Verbinski nel gestire il ritmo della narrazione e i mezzi a sua disposizione.

Se vogliamo trovare un difetto a questa produzione, possiamo andarlo a cercare proprio nella scelta di usare l'impostazione degli horror orientali solo come base, per poi immergere del tutto il film in un'ottica occidentale: laddove l'originale giapponese (così come gli altri kaidan eiga) sfrutta il non visto, il suggerire e la semplicità nella costruzione delle scene, Verbinski calca la mano e ci mostra molto di più e con un ritmo molto più elevato.
Non mancano, quindi, i classici salti sulla sedia, perfettamente favoriti dal buon montaggio di Craig Wood, che si aggiungono al senso di inquietudine che la storia tratta dal romanzo bestseller di Koji Suzuki insinua nello spettatore.

Oltre alla dichiarata e palese ispirazione al film di Hideo Nakata, Verbinski si diverte ad indugiare nel gioco delle citazioni, richiamando alla memoria Il sesto senso sia nel personaggio del figlio della Watts che in un paio di brevi sequenze, e attingendo a piene mani anche da un'altra opera di Nakata, Dark Water, un ottimo film che Tele + ha già trasmesso dalle nostre parti e che probabilmente vedremo in home video a seguito del successo di The Ring.
Non mancano anche fugaci riferimenti al Giappone, in stampe, scritte e nei vestiti delle due ragazze della scena iniziale (che tanto richiamano le classiche divisi scolastico nipponiche).

Su questa base, il prossimo film di Verbinski, il già citato La maledizione della prima luna viene atteso con curiosità, anche per la presenza nel cast di nomi noti come Johnny Depp e Orlando Bloom e una produzione più ricca che sarà sicuramente significativa per il prosieguo della carriera del regista.

Movieplayer.it

4.0/5