Recensione Shine a Light (2008)

Shine a Light è forse il primo film con protagonisti ultrasessantenni che riesce a travolgere per la sua carica energica, un lavoro che mostra come passione e talento possano trasformarsi in un elisir di lunga vita.

Il rock'n'roll dell'eterna giovinezza

Martin Scorsese e la musica si sono incontrati sul grande schermo già in tre occasioni. Ne L'ultimo valzer, il regista americano aveva filmato il concerto finale del gruppo canadese The Band, poi era stata la volta di Feel Like Going Home, documentario sulla storia del blues; infine, nel più recente No Direction Home: Bob Dylan, è stato il genio di Bob Dylan ad essere immortalato dall'occhio di Scorsese. Questa volta tocca invece al rock'n'roll senza tempo dei Rolling Stones, band inglese formatasi nel 1962 a Londra e composta da quattro ragazzi cresciuti insieme cambiando la storia della musica, grazie anche allo stimolo di una storica rivalità con i cugini di Liverpool, i Beatles. Ognuno dei componenti degli Stones ha dato il proprio contributo per rendere immortali canzoni che hanno influenzato generazioni di musicisti e mandato in delirio milioni di fan in tutto il mondo, ma a spiccare tra di loro sono stati negli anni, senza dubbio, l'energia travolgente della chitarra di Keith Richards e il carisma dell'istrionico leader, Mick Jagger.

Shine a Light, film d'apertura del 58° Festival del cinema di Berlino, parte seguendo i Rolling Stones nei camerini delle varie tappe del loro tour, mentre Scorsese organizza la regia del concerto al Beacon Theater di New York, in perenne attesa di una scaletta certa che non arriva mai. Quando però si accendono le luci sul palco il cinema deve lasciare il posto alla musica e nella gabbia dello schermo c'è solo spazio per il rock'n'roll incontenibile di questi giovani dinosauri, capitanati da un leader che è un autentico animale da palco. A rimanere ipnotizzato dal carisma di Mick Jagger è lo stesso Scorsese che spesso dimentica tutto quello che accade intorno al cantante, ma che mostra un'abilità sconfinata nel riuscire a catturare l'essenza della musica degli Stones e l'energia sprigionata dalla loro fisicità, con in più una miracolosa serie di primi piani dello scatenato Jagger in delirio da palcoscenico.

Possiamo affermare senza timore di essere smentiti che Shine a light è il primo film con protagonisti ultrasessantenni che riesce a travolgere per la sua carica energica, un lavoro che mostra come una passione, unita al talento, possa trasformarsi in un elisir di lunga vita. Sullo schermo scorrono tutti i più grandi successi del gruppo, da Jumping Jack Flash a (I can't get no) Satisfaction, intervallati da flashback d'archivio con interviste d'annata che rivelano la vena ironica dei vari componenti del gruppo, a partire da Keith Richards, irresistibile genio della chitarra dal volto sempre sorridente. Uno dei punti forti che hanno determinato il successo dei Rolling Stones è proprio l'ironia con la quale hanno affrontato nel tempo tutto ciò che era ai margini della loro musica, riuscendo a mantenersi coi piedi per terra senza rinunciare ad un'attitudine da grandi star.

Vedere questi uomini pieni di rughe muoversi sul palco con l'energia di ragazzini e la passione di chi vive e fa vivere di musica è illuminante. Shine a Light diventa perciò non solo la testimonianza della grandezza di chi ha fatto la storia del rock'n'roll, ma anche un inno all'eterna giovinezza di chi porta avanti la propria passione senza farsi travolgere dai meccanismi perversi del successo. Il film di Scorsese non è un documentario, non vuole raccontare storie o dar conto di situazioni particolari che meritano di essere testimoniate. E' semplicemente musica e sudore, carica vitale che si sprigiona dal corpo e dagli strumenti di musicisti comandati dalla grinta. I Rolling Stones vengono raccontati dall'occhio vigile ed innamorato di Scorsese semplicemente attraverso le loro canzoni, un patrimonio che non è esclusiva degli appassionati della band, recuperando quasi per scherzo vecchie interviste con domande stupide del giornalista di turno e risposte geniali dei membri della band, personaggi autoironici consci del proprio talento.

Filmato nella primavera del 2006, in un teatro dall'architettura pomposa come il Beacon di New York, Shine a Light riunisce una serie di eccezionali direttori della fotografia e operatori di camera per immortalare un evento che vede tra il pubblico la famiglia Clinton (molto divertente il siparietto iniziale con la sequela delle foto dei Clinton insieme al gruppo) e porta sul palco, per alcuni riusciti duetti, guest star come Buddy Guy, Christina Aguilera ed un emozionantissimo Jack White, leader dei White Stripes che accanto alla leggenda Jagger si lascia andare a larghi sorrisi che illuminano con euforia la loro performance. E in questa atmosfera scanzonata, Scorsese non punta sull'adorazione del pubblico nei confronti dei loro idoli, ma fa parlare lo sguardo fiero di Mick Jagger e la concentrazione degli altri componenti del gruppo impegnati ad impacchettare per gli spettatori il loro prezioso regalo sotto forma di musica.

Shine a Light è anche un modo per Scorsese di giocare con il cinema, con la cattura dello sguardo in macchina del batterista o col dialogo finale con la telecamera che sposa la soggettiva dell'idolo Jagger, impegnato in un percorso che lo porta dal palco all'uscita dal teatro, prima di spiccare il volo sulla metropoli di notte che sembra celebrare con un'illuminazione a festa il grande evento. La durata di due ore del film farà la gioia degli appassionati del gruppo e non stancherà lo spettatore all'asciutto di storia del rock, perché la potenza della musica degli Stones esce inalterata da questa (auto)celebrazione che evita ogni vanità, giocando molto sull'autoironia e sull'attitudine certo divistica, ma adorabile, di questi autentici geni della musica. Sarà anche solo rock'n'roll, ma vi piacerà.