Recensione Steamboy (2004)

Otomo sposa la grafica bi e tridimensionale con le più avanzate tecniche digitali, fondendo nel suo affresco riferimenti letterari e fumettistici, nonché dettagliate ricerche storiche e iconografiche relative all'affascinante Londra ottocentesca, assurta a simbolo di avanguardia scientifica di un passato nemmeno troppo remoto.

Il progresso in fumo

A sedici anni da Akira, Katsushiro Otomo torna con il film d'animazione giapponese più costoso di tutti i tempi (22 milioni di dollari), presentato all'ultima prestigiosa passerella veneziana e al Future Film Festival 2005, che si è appena concluso a Bologna.
Steamboy è un'avveniristica sintesi di congegni scientifici futuristici e scenari ottocenteschi della Londra vittoriana, un esempio mirabolante di steampunk, la fantascienza ambientata in epoca post e proto-industriale.
Il racconto si dipana a partire dalla vigilia dell'Esposizione Universale di Londra, nel 1851, quando l'adolescente James Steam, per tutti Ray, erede di una famiglia di inventori geniali, riceve da suo nonno Lloyd Steam un incarico decisivo: impedire che una sfera di metallo dal valore inestimabile cada nelle mani della fondazione O'Hara, la società americana per la quale lavorano sia il nonno che il padre di Ray, Edward.
Braccato, rapito e infine rinchiuso nelle stanze della O'Hara Foundation, Ray inizia a prendere coscienza del meccanismo oscuro e complesso in cui è rimasto intrappolato: il globo che ha - invano - tentato di consegnare agli scienziati del regno britannico, Stephenson e il suo assistente David, è infatti capace di sprigionare un vapore potentissimo, prodotto dall'acqua pura sottoposta a pressioni elevate. Il risultato che ne scaturisce è un'innovativa e illimitata forma di energia, in grado di azionare la Torre Steam, una fortezza volante realizzata per scopi militari, progettata dagli stessi Lloyd ed Edward.

La torre, miracolo dell'ingegneria, è infatti attesa a una funerea dimostrazione della propria efficacia il giorno dell'inaugurazione ufficiale dell'Expò, durante il quale si alzerà in volo e distruggerà il padiglione principale della mostra, sotto lo sguardo attento dei signori della guerra, tutti rappresentanti dei governi più influenti del pianeta.
Le invenzioni si trasformano, quindi, in armi altamente competitive; la scienza muta in uno strumento asservito al denaro e al potere. La guerra, nelle intenzioni e nei bilanci della compagnia americana, è l'unico modo per continuare a ricevere lucrosi finanziamenti e rifarsi degli investimenti effettuati.

Lo scontro tra una possibile scienza etica, votata al benessere e alla felicità degli esseri umani, rappresentata da Lloyd, e l'ambizioso, folle, anelito al progresso incarnato da Edward identifica il nucleo fondante della pellicola, nella quale emerge nitidamente il problema del rapporto tra uomo e macchina, affrontato a più riprese nella letteratura e nella cinematografia mondiale, non solo per quanto riguarda film in live action ma anche anime giapponesi (per gli appassionati si ricorda Fushigi no Umi no Nadia, in Italia Il mistero della pietra azzurra, dello studio Gainax, affine a Steamboy per tematiche e ambientazioni, considerando anche la medesima ispirazione ai romanzi di Jules Verne).

Il film, nato da un vecchio cortometraggio del regista, _Cannon Fooder _ (in uno scenario bellico e distopico, un sistema socialmente invasivo riduce l'individuo a ingranaggio di una macchina colossale), è un'amara riflessione sul potenziale tecnologico messo a punto dall'uomo, che tenta di assoggettare la natura pur non possedendo l'indispensabile impalcatura morale.

Nel confronto generazionale e valoriale che investe la famiglia Steam, Ray è costretto a compiere in maniera dolorosa e autonoma il proprio percorso di maturazione e di inevitabile emancipazione dal gruppo familiare, spezzato sotto i colpi di un'escalation violenta degli avvenimenti. Nel quadro dell'umanità, ritratta con spietato pessimismo da Otomo, Ray è l'unico personaggio positivo, l'ultimo baluardo di speranza per il futuro, insieme alla capricciosa ma intelligente figlia del presidente della O'Hara, Scarlett, che prende coscienza solo alla fine del tremendo prezzo di sangue pagato a causa dell'ingordigia degli uomini.

Steamboy è un capolavoro dell'animazione contemporanea, un'esperienza sensoriale travolgente, frutto dell'opera sinergica del direttore della computer animation Ando Hiroaki e del supervisore all'animazione e agli effetti visivi Hashimoto Takashi. Otomo sposa la grafica bi e tridimensionale con le più avanzate tecniche digitali, fondendo nel suo affresco riferimenti letterari e fumettistici, nonchè dettagliate ricerche storiche e iconografiche relative all'affascinante Londra ottocentesca, assurta a simbolo di avanguardia scientifica di un passato nemmeno troppo remoto.

Dopo dieci anni di intensa preparazione, e oltre 180.000 storyboard disegnati, il regista regala agli spettatori un climax finale apocalittico che lascia letteralmente senza fiato, facendosi perdonare l'eccessivo tecnicismo che caratterizza l'estetica e la trama del film, in particolare nella seconda parte.
Contraddistinto - infatti - da un impianto narrativo non del tutto compiuto, Steamboy è comunque un kolossal che, tra inseguimenti ed esplosioni sempre più roboanti, esibisce la sua anima anti-militarista e la sua carica visiva dirompente, concentrata nella rappresentazione del vapore, elemento che racchiude l'ossessione personale dell'autore e il suo sguardo preveggente sul futuro.