Recensione Paolo VI - Il Papa nella tempesta (2008)

Fiction Rai in due puntate, Paolo VI - Il Papa nella tempesta rispolvera una figura controversa che molti sembrano aver dimenticato. La sua vita riflette la storia italiana tra gli anni '60 e '70, un periodo di grande fermento che il nuovo pontefice sembrerà cogliere prima di chiudersi improvvisamente alla modernità.

Il Papa che la storia consegnò all'oblio

Nella galleria di pontefici portati sul piccolo schermo mancava colui che, se si escludono i trenta giorni del papato di Giovanni Paolo I, è stato l'ultimo papa italiano. A Paolo VI la storia non ha finora riservato un posto privilegiato. Mentre molte delle altre figure che sono state a capo della Chiesa cattolica hanno infatti acquistato nel tempo lo status di veri e propri miti, Giovanni Battista Montini è stato completamente rimosso dall'immaginario collettivo, pur essendo stato Papa in anni critici per l'Italia, nel periodo che va dal 1963 al 1978. Montini è stato un personaggio incompreso, probabilmente a causa delle sue stesse scelte, così diverse l'una dall'altra, che l'hanno portato agli occhi dei fedeli e della Chiesa, ad essere considerato talvolta un innovatore, un modernizzatore, altre un conservatore in piena secolarizzazione, quando invece di aprirsi ai cambiamenti in corso della società italiana ha deciso di difendere strenuamente i dogmi della Chiesa.

Per rispolverare la sua figura arriva ora una fiction in due puntate, prodotta dalla Rai e diretta da Fabrizio Costa. Si tratta di Paolo VI - Il Papa nella tempesta, che racconta attraverso lunghi flashback la storia del pontefice a partire dalla gioventù, fino ai suoi ultimi anni di vita, partendo e tornando sempre alla tragedia del rapimento Moro che ha segnato gli ultimi mesi del suo papato.

Nel primo episodio assistiamo quindi ai primi passi mossi dal giovane Don Battista Montini, nel 1924, nel mondo ecclesiastico, quale minutante in Segreteria di Stato Vaticano al cospetto di Pio XI. In quel periodo, Montini deve affrontare l'ascesa del fascismo con le relative aggressioni agli studenti da parte degli squadristi. Durante la dittatura e accanto al nuovo segretario di Stato Pacelli, Montini riesce a cogliere nei giovani un barlume di speranza che lo rincuora. Tra questi c'è anche Aldo Moro. Intanto, l'operato di Pio XII, i suoi sforzi contro la guerra, si rivelano per Montini delle esperienze indelebili che gli faranno da esempio per tutta la vita. Con la fine della guerra, Montini appoggia la nascita della DC, un partito che sembra offrire all'Italia la possibilità di una rinascita. Intanto, viene eletto arcivescovo di Milano, mentre il cardinale Roncalli sale al soglio pontificio indicendo quel Concilio che sarà portato a termine proprio da Montini, diventato Papa col nome di Paolo VI il 21 giugno del 1963.

Nella seconda puntata, il dramma di Aldo Moro continua a scuotere la coscienza del Papa che deve decidere se fare un appello alle Brigate Rosse affinché liberino il politico che è anche suo amico intimo. Nel frattempo tornano alla mente i ricordi del suo pontificato: il viaggio in aereo (il primo di un pontefice) in Terra Santa (ancora un primato per Paolo VI, il primo Papa a tornare nella terra di Gesù), l'incontro con Madre Teresa di Calcutta in India per toccare con mano la sofferenza dei fedeli, i lavori del Concilio e due questioni spinose sulle quali sarà chiamato a pronunciarsi. Paolo VI è infatti autore, tra le altre, di due discusse encicliche che gli daranno la fama di figura contraddittoria. Nella prima, Popolorum Progressio, invita i popoli alla cooperazione e afferma il diritto degli stessi a ribellarsi anche con la forza contro un regime oppressore, attirandosi così le critiche degli ambienti più conservatori. Nella seconda, Humanae Vitae, perde l'occasione di procedere con la sua spinta innovativa, tenendo la Chiesa indietro di secoli rispetto alla società. In essa, infatti, il Papa ribadisce la contrarietà della Chiesa ai metodi contraccettivi. E' giunta intanto l'ora della guerra in Vietnam, imperversano le manifestazioni del '68, gli anni di piombo sconvolgono l'Italia e Montini entra in crisi di fronte a quello che sembra il silenzio di Dio. Finché arriva il periodo più buio della storia del suo papato: Aldo Moro viene rapito e di fronte alla lettera dell'uomo che fa appello a lui affinché le richieste delle Brigate Rosse vengano accolte, il Papa si trova di fronte a un grave dilemma. Sposare la linea della fermezza tenuta dal governo o tentare il dialogo?

Ad interpretare Paolo VI è Fabrizio Gifuni che si cala al meglio nel difficile ruolo, non solo sotto il profilo psicologico, ma anche sotto quello della mimica e del tono di voce. Il film vuole raccontare certamente questa figura tanto discussa improvvisamente caduta nell'oblio, ma anche la storia italiana dal punto di vista privilegiato del simbolo della Chiesa cattolica. Si rivelano debolezze, contraddizioni e pregi di un uomo che vorrebbe restare sulla strada del diagolo, ma che spesso non sa come fare, diviso tra la voglia di rinnovare l'immagine della Chiesa, in un periodo di decristianizzazione, e l'arroccamento su posizioni superate che allontanano la stessa Chiesa dai fedeli che non riescono più a trovare la forza di credere in qualcosa che non li capisce. Intanto, fuori dal Vaticano la vita reale scorre, le bombe scoppiano, la gente soffre e gli appelli di Paolo VI sembrano destinati a cadere nel vuoto. Gli sceneggiatori hanno però voluto riservare una sorta di lieto fine a questo pontificato tanto discusso, facendo sì che la sua parola non andasse sprecata ma fosse utile a qualcuno, in questo caso a un personaggio di finzione, per trovare l'illuminazione. Insomma, se Montini è destinato a tornare nell'oblio, sotto la polvere che copre la sua figura qualcuno è andato ad accendere una luce da far brillare nel sonno eterno.