Il mondo sei metri sotto

Un gioiellino assoluto di rara qualità, tutto giocato sui temi dell'identità, della soddisfazione e del senso del vivere e del tutto privo di pretenziosa arroganza o della volontà di rispondere alle numerose tematiche messe in campo.

Se qualcuno avesse ancora il minimo dubbio riguardo al fatto che il mondo delle serie tv attualmente offra il panorama più ricco, complesso e variegato, in termini di storie, possibili target di riferimento e sperimentazione sul linguaggio, Six Feet Under vi leverà ogni dubbio. Usando come pretesto narrativo l'ossessione tutta americana della presentazione della salma dopo la morte, la serie creata da Alan Ball (il celebre sceneggiatore Oscar per American Beauty) per l'attentissima HBO, offre episodio dopo episodio un lucidissimo e veritiero ritratto di una famiglia americana che gestisce un'impresa funebre e del mondo che circonda i protagonisti. Sconvolti dalla morte improvvisa del capo famiglia Nathaniel Fisher, moglie e figli cercheranno di riunire i cocci di un'unità che sembra in crisi perenne e che progressivamente sembra maturare e poi di nuovo scomparire.

E' quindi la famiglia Fisher la protagonista assoluta della serie, per quanto i personaggi di contorno mostrino anch'essi una eccellente caratterizzazione. Nate Fisher (Peter Krause) è il primogenito. Combattuto e sconclusionato, si vede in qualche modo costretto a ricreare i rapporti familiari dopo un lungo periodo di assenza, a causa della morte del padre, ma ben presto troverà un amore (seppur travagliato) e un po' di equilibrio. Suo fratello David (Michael C. Hall) invece è apparentemente l'immagine del dovere e della disciplina. Religioso e rispettoso del prossimo, quanto insicuro della sua sessualità e dei suoi istinti, nel tempo avrà modo di dare rigore alla sua complessa personalità. Mamma Ruth Frances Conroy) è anch'essa a sua volta un personaggio dalle infinite sfaccettature. Costantemente sull'orlo di una depressione e alla ricerca di risposte da se stessa e dai suoi affetti, è una donna vulnerabile quanto intelligente, sempre pronta a mettersi in discussione. Non è da meno la figlia adolescente Claire (Lauren Ambrose): profonda e talentuosa è in continua lotta con il mondo che la circonda, che non la rappresenta minimamente.

Ambizioso, adultp e sofisticato, nonché dotato della sceneggiatura probabilmente più convincente tra il vasto mondo delle serie televisive, Six Feet Under è giunto, in punta dei piedi e con il suo pubblico di fedelissimi, alla fine della quinta stagione, mentre in Italia verrà prossimamente trasmessa la quarta. Nessun numero strabiliante per un prodotto che non gioca e non ammicca al grande pubblico, ma che è stato in grado di crescere ed appassionare il suo di pubblico, mantenendo sempre altissima la qualità dei suoi episodi e delle sue stagioni.

Un gioiellino assoluto di rara qualità, tutto giocato sui temi dell'identità, della soddisfazione e del senso del vivere e del tutto privo di pretenziosa arroganza o della volontà di rispondere alle numerose tematiche messe in campo. L'ironia, lo humor nero, la cura dei dialoghi e le eccellenti interpretazioni degli attori (una menzione speciale va alla disarmante e commovente espressività di Frances Conroy) fanno di Six Feet Under una serie davvero imperdibile, specie per chi è alla ricerca di un intrattenimento intelligente e riflessivo.