'Il mio sushi vi mangerà': intervista a Noboru Iguchi

Il nostro incontro con il simpatico artigiano dell'horror che ha portato a Firenze il suo splatter movie tutto da ridere.

Al grido di Deddo Sushi! si è aperta la proiezione più attesa della rassegna Giapponese. Una sala piena di appassionati dell'horror ha atteso le ore piccole per vedere un film già di culto introdotto dal suo irresistibile autore. La simpatia travolgente di Noboru Iguchi, piccolo grande cineasta cresciuto a sushi e cinema hollywoodiano, ha invaso il cinema Odeon insieme al buffo merchandising del suo Dead Sushi, fatto di magliette con maki carnivori, portachiavi a forma di sushi con lunghe zanne e coloratissimi poster che ritraggono la protagonista del suo film, l'esperta di arti marziali Rina Takeda. Iguchi, che si candida con orgoglio a entrare in quella schiera di artigiani di culto del B movie, ci ha raccontato la folle lavorazione di un film a bassissimo budget che promette di far impazzire le platee internazionali.

Quanto è divertente realizzare un'opera come Dead Sushi?
Noboru Iguchi: La lavorazione di Dead Sushi è stata una sfida. Il film è stato girato in dieci giorni con un budget minimo. La troupe dormiva nello stesso luogo in cui sono state effettuate tutte le riprese. E' stato faticoso, ma vivendo tutti insieme si è creato un bel feeling.

Come mai hai deciso di cimentarti con l'horror splatter?
Appartengo alla generazione cresciuta con i film di Hollywood come L'esorcista, Omen - il presagio. Quando sono diventato regista mi è sembrato naturale misurarmi con il genere che più mi diverte, lo splatter comico. Sono anche un grande appassionato di legal thriller, ma come genere è decisamente meno divertente dello splatter.

In Dead Sushi hai utilizzato due dei simboli del Giappone, il sushi e le arti marziali, in funzione comica. E' stata una scelta pensata per coinvolgere il pubblico internazionale?
Certamente. Il sushi è un simbolo universale e infatti il pubblico di vari paesi del mondo sta dimostrando un grande interesse per il film.

Come mai hai scelto come protagonista un'eroina femminile?
Ho pensato che una donna avrebbe reso il film ancora più interessante. Poi quando ho visto Rina Takeda dare calci al sushi non ho più avuto dubbi. La sua abilità nelle arti marziali mi ha spinto a sceglierla come protagonista. E' stato interessante vederla all'opera in un ambiente tradizionalmente considerato più adatto agli uomini come la preparazione del sushi. In Giappone molti ritengono che le donne siano meno adatte perché hanno le mani più calde degli uomini.

I titoli di coda con le scene tagliate sono molto divertenti e ci mostrano anche un po' di backstage con i combattimenti. Come hai creato le coreografie e le scene più fisiche del film?
Le scene tagliate alla fine del film sono un omaggio a Jackie Chan. Sono un suo fan e ho voluto seguire il suo esempio, ma dato che avevamo solo dieci giorni di girato avevo scartato pochissime scene e non ne avevo a sufficienza per i titolo di coda così sono stato costretto a girarle apposta. Per quanto riguarda i combattimenti ho lavorato insieme a un maestro di arti marziali. Spesso lavoravamo tutta la notte per provare le scene. La scena dell'uomo tonno l'abbiamo girata alle sette del mattino ed eravamo tutti stanchissimi.

Un'altra delle scene più divertenti del film è il body sushi.
Il body sushi è una cosa creata apposta per gli stranieri. In Giappone non lo faremmo mai perché mettendo il sushi sul corpo di una persona il suo calore lo scalda e diventa cattivo.

E del sushi all'uovo cosa ci dici? E' vero, come vediamo nel film, che è considerato un sushi di serie B?
Da piccolo non mi piaceva il sushi all'uovo. Lo consideravo ordinario perché si poteva mangiare sempre. Non era una rarità pregiata come il sushi al pesce. Crescendo, però, mi sono reso conto che questa era una discriminazione. Poi ho scoperto che i maniaci del sushi riescono a determinare la qualità di un ristorante proprio dalla bontà del sushi all'uovo.

Gli effetti speciali di Dead Sushi sono palesemente artificiali. E' dovuto unicamente al budget ridotto o è anche un omaggio agli artigiani del B movie americano?
Ho voluto dare una qualità artigianale proprio rendere ancora più divertente e giocoso il film.

Qualche anno fa il genere horror è stato rivoluzionato da un'ondata di pellicole giapponesi che hanno influenzato Europa e Stati Uniti. Oggi quest'ondata si è esaurita. Com'è la situazione nell'industria giapponese?
Purtroppo anche in Giappone i film horror non hanno più la spinta creativa di qualche anno fa e questo mi fa sentire triste e solo. Io sto lavorando proprio per cambiare lo stato delle cose e spero che Dead Sushi abbia successo per ridar vita al genere.

Quali sono i tuoi prossimi progetti?
In genere preparo sempre più progetti contemporaneamente. Il prossimo film che girerò sarà un'opera fantastica, narrerà la storia di un orsacchiotto di peluche e una bambola che si uniscono dando vita a un supereroe. Poi sto preparando la storia di una donna che ammazza tutti e infine mi cimenterò con una storia drammatica, una cosa diversa da ciò che ho fatto finora. Sarà un dramma sociale sul Giappone che parlerà del suicidio.