Il Lost Day: John Locke al Roma Fiction Fest

Terry O'Quinn, il John Locke di Lost, è approdato come ospite d'onore al RFF. Un'occasione unica per conoscere da vicino un grande attore rimasto per decenni nell'ombra ed arrivato al successo grazie ad un disastro aereo...

Giornata intensissima quella che ha visto protagonista il 3 luglio al Festival internazionale della Fiction di Roma l'attore Terry O'Quinn, uno dei personaggi più carismatici e di spicco della serie che vanta il più grande numero di fan in tutto il mondo: Lost. Il serial-tv più seguito, venduto dalla Abc in 221 paesi del mondo, e un personaggio - quello di John Locke - che ha regalato al cinquantacinquenne attore americano il meritato successo dopo una lunga carriera costellata di alti e bassi.
Primo attore americano a tenere una Masterclass al Roma Fiction Fest, O'Quinn non si è affatto risparmiato ed ha dedicato ben due ore del suo tempo a studenti, pubblico curioso e giornalisti, raccontandosi senza remore.
Ha parlato della sua vita privata, del suo rapporto con il personaggio che gli ha regalato la notorietà, di quello con gli altri attori di Lost e di quello mistico con l'isola. Molti i momenti bui e le difficoltà incontrate durante i vent'anni di onorata carriera passati tra set cinematografici e televisivi (più o meno famosi) e poi finalmente il salto di qualità grazie a quella che è diventata una serie di culto in tutto il mondo. Un prodotto qualitativamente e quantitativamente ai massimi livelli che gli ha permesso di buttarsi alle spalle i momenti più cupi del suo percorso professionale.

La carriera di Terry O'Quinn è cominciata nel lontano 1980 sul set de I cancelli del cielo, un film di proporzioni epiche che tutti ancora oggi considerano maledetto per ciò che ha rappresentato per Hollywood e per il regista Michael Cimino, caduto in disgrazia dopo che il film incassò solo 1,5 milioni di dollari a fronte dei 40 spesi per la sua realizzazione. Un film tutto da riscoprire, un capolavoro snobbato dal pubblico che fortunatamente oggi abbiamo la possibilità di apprezzare in tutto il suo splendore grazie alle moderne tecnologie. E' partito da qui il lungo incontro con l'attore, ed è terminato sul volo 815 della Oceanic Airlines...

Cosa ricorda della sua prima esperienza nel cinema con Michael Cimino?

Terry O'Quinn: Ricordo che in quell'anno facevo parte del cast dell'omonima pièce teatrale a Baltimora e per me quella fu in assoluto la prima esperienza cinematografica della carriera. A Michael Cimino devo molto, fu grazie a lui che conobbi quella che sarebbe poi diventata mia moglie: l'insegnante di equitazione che per tre mesi mi insegnò ad andare a cavallo per interpretare al meglio il mio personaggio.

E del film cosa ricorda?

Terry O'Quinn: Fu un'esperienza magnifica. Quando entrai a far parte del cast i lavori per il film erano molto indietro rispetto ai tempi di marcia, tutti erano molto stanchi. La mia presenza sul set durò 2 settimane, periodo in cui iniziai a capire cosa significa veramente recitare in una grande produzione internazionale.

Come si spiega il fatto che nel corso degli anni le sono stati affidati sempre personaggi in divisa o comunque ruoli importanti dal carattere forte e talvolta ambiguo?

Terry O'Quinn: Non so francamente il motivo di tali scelte. Credo dipenda molto dalla percezione che hanno di te i selezionatori del cast. La cosa più importante è capire cosa loro vedono in te e cosa riesci a trasmettere loro. Io non mi sono mai visto bene in certi ruoli, anzi, mi ci sentivo piuttosto a disagio.

Molti i ruoli western che negli anni lei ha interpretato - da Tombstone a Young Guns - forse proprio perché sa andare molto bene a cavallo... Crede ancora che questo genere possa rappresentare meglio di tutti il sogno americano?

Terry O'Quinn: Nei western non conta saper cavalcare, la differenza sta nel sapersi distinguere, nel saper stupire i selezionatori degli attori. E' un genere che compare sul grande schermo ad ondate, basta che uno abbia successo che dopo poco tempo eccone altri 3 o 4, poi di nuovo il nulla per vent'anni.

Non c'è stato solo cinema ma moltissima televisione nella sua lunga carriera di attore. Che differenze e che difficoltà ha riscontrato tra cinema e fiction seriale?

Terry O'Quinn: In serie come Lost francamente la differenza è minimale, è un serial molto lungo, le riprese durano molto di più di un film normale per il grande schermo. In passato la tv era considerata un'arte minore rispetto al cinema, mentre ora, specialmente negli USA, è molto più interessante per un attore lavorare in tv, sia per la grande differenziazione dell'offerta professionale che dal punto di vista della celebrità.

Forse in pochi sanno che ha lavorato al film di X-Files, cosa c'è di diverso nel portare una fiction tv al cinema rispetto al proiettarla direttamente in sala?

Terry O'Quinn: Bisogna innanzitutto ricordare, per dovere di cronaca, che il film di X-Files era un modo per allacciare gli avvenimenti all'interno della serie e non un film campato in aria o un episodio staccato da tutto il resto o a parte. E poi ricordo che sul set il buffet era migliore e i trailer molto più interessanti rispetto a quelli del serial!

Come sono cambiate le serie tv in questi ultimi vent'anni?

Terry O'Quinn: La qualità delle moderne serie-tv si è decisamente livellato. Quando ho iniziato io, esattamente vent'anni orsono, le cose erano molto diverse e la tv era definita la 'figliastra dai capelli rossi' del cinema. Oggi invece ogni attore aspira ad una parte in qualche fiction-tv negli Usa, questo anche perché il cinema fa affidamento più o meno sempre sugli stessi grandi nomi, quelli che vanno meglio al box-office.

Cos'hanno in più degli altri i serial divenuti di culto come X-Files, Lost e Alias?

Terry O'Quinn: L'elemento che fa la differenza tra questi e gli altri serial è a mio avviso l'elemento soprannaturale, l'attesa, il mistero che si cela dietro agli eventi, la presenza di avvenimenti inspiegabili. Questi sono gli elementi che secondo me hanno attirato di più il pubblico.

Lost però ha battuto ogni record...

Terry O'Quinn: Credo che Lost sia la serie-tv che ha raggiunto l'apice di tutti questi aspetti, lo show che ha saputo meglio coniugare tutti questi elementi ed offrire allo spettatore moderno qualcosa di assolutamente innovativo. Con Lost si è raggiunto il massimo livello qualitativo e di ascolti mai registrato nella storia della televisione.

Come si spiega allora il calo di ascolti della 3ª serie negli Usa?

Terry O'Quinn: Credo che il pubblico si sia sentito come tradito dai realizzatori di Lost per il fatto che molte delle risposte non sono mai arrivate. A volte, per sfruttare al massimo a livello economico un grande successo, si specula quanto più possibile sulla sceneggiatura, cercando di farla durare il più a lungo possibile. Un grande errore, che il pubblico spesso non perdona.

Che lei sappia, è stata messa in atto qualche manovra correttiva in questa direzione?

Terry O'Quinn: Gli sceneggiatori hanno firmato un nuovo contratto con la ABC, per gli ultimi 48 episodi divisi in tre stagioni da 16 puntate ciascuna. Poi tutto finirà, si scoprirà la verità sull'isola e si chiuderà il cerchio una volta per tutte. Una saggia decisione per tutti, soprattutto per gli spettatori.

Perché ha scelto di fare l'attore, cosa l'ha spinta verso questa professione?

Terry O'Quinn: Non saprei dirvi con certezza cosa mi ha spinto verso questo mestiere. So soltanto che quando ero piccolo cantavo nel coro della chiesa ed i momenti più belli erano quelli in cui la gente dimostrava di apprezzare quel che facevo. Non potrei mai immaginarmi ora in un altro ambiente, è un lavoro che mi dà soddisfazione, che mi rilassa e che mi ha permesso con gli anni di trovare la giusta strada. Impresa difficile per uno come me che, un po' come John Locke, è stato sempre alla ricerca di se stesso.

Dopo tanti anni passati sui set qual è, ad oggi, la sfida con se stesso che la spinge a voler cercare sempre di migliorare?

Terry O'Quinn: Sono più di trent'anni che faccio l'attore, ma è solo negli ultimi 3 o 4 anni che mi rendo conto di aver finalmente fatto il salto di qualità, di aver raggiunto i livelli che mi ero prefissato quando ero un ragazzo. Sono sempre alla ricerca di ruoli interessanti da interpretare, di personaggi che mi diano la possibilità di mettermi di nuovo alla prova.

La sua più grande paura?

Terry O'Quinn: Senz'altro quella di rimanere senza lavoro, o peggio, quella che tutti i progressi di questi anni e i risultati del mio impegno rimangano sull'isola insieme a tutte le mie speranze per il futuro.

A proposito dell'isola, qual è il suo rapporto nella realtà con questo luogo pieno di misticismo e di enigmi?

Terry O'Quinn: Il mio percorso è stato simile a quello di Locke. Prima di approdare sull'isola le cose non andavano bene, nel mio privato attraversavo un momento molto difficile, per non parlare della situazione professionale. Dopo aver toccato il fondo ho cominciato lentamente a risalire. Lost, anzi l'isola in particolare, mi ha salvato da una situazione molto difficile. Sono tornato da due mesi dalle Hawaii e non vedo l'ora di tornarci. A metà agosto si riparte per girare la quarta serie.

Concludiamo anticipandovi che Terry O'Quinn, oltre alla presentazione della nuova serie di Lost (la terza, che sarà trasmessa dal canale Fox di Sky a settembre 2007), è presente in concorso al Roma Fiction Fest con altri due importantissimi show televisivi: la serie della NBC The West Wing, incentrata sui 'lavori interni' della Casa Bianca - nella sezione lunga serialità - e uno dei 4 film-tv di Masters of Science Fiction, la miniserie di fantascienza presentata anche come Evento Speciale del festival.