Il cast di 'Romanzo Criminale' a Berlino.

In una sala stampa parzialmente gremita, il cast dell'italiano 'Romanzo Criminale' ha incontrato la stampa internazionale al festival di Berlino.

Il cast di Romanzo Criminale ha incontrato la stampa internazionale a seguito della proiezione del film, accolto con relativa ed inspiegabile freddezza, nonostante il livello non altissimo degli altri film in concorso.
A presentare il film alla stampa erano presenti Sandro Petraglia e Giancarlo De Cataldo, il regista Michele Placido e quattro attori: Kim Rossi Stuart, Pierfrancesco Favino, Claudio Santamaria e Anna Mouglalis.

Prima di tutto una domanda all'autore del romanzo: si tratta di un lavoro basato su fatti reali o di un'opera di fantasia? Giancarlo De Cataldo: No, non si tratta di un lavoro protocollare, ma di un romanzo, un'opera di fantasia che però affonda le radici in un periodo della storia italiana, i nostri anni 70, che ha visto la nascita di una associazione criminale che è cresciuta man mano, proponendosi di controllare settori chiave come il traffico di droga, arrivando fino ad un livello di potere che necessariamente l'ha portata a dover stringere rapporti con la politica.
Erano anni in cui il proliferare del terrorismo aveva concentrato l'attenzione delle forze dell'ordine, lasciando maggiori spazi alle bande criminali.
I fatti sono trasfigurati, letti in chiave mitica, attraverso l'uso di personaggi in cui realtà e fantasia sono fusi insieme.

Riguardo a questo aspetto, dov'è il confine tra realtà e fantasia? Ci sono riferimenti alla situazione attuale e a Berlusconi? Giancarlo De Cataldo: no, non c'è nessun collegamento con Berlusconi. In realtà siamo riusciti a fare un film sulla storia italiana senza parlarne, e lo considero un successo. I film che trattano di bande criminali finiscono per essere necessariamente politici, proprio per i motivi indicati prima, perchè oltre un certo livello di potere i criminali devono fare i conti con il potere.
E' strano che la storia di quegli anni sia stata così poco analizzata in altra sede, ma di questo siamo grati perchè se fosse stato fatto, il nostro film avrebbe avuto un effetto meno dirompente.

Si è parlato di un film hollywoodiano. In che aspetti vi siete ispirati al cinema americano nella realizzazione? Sandro Petraglia: Abbiamo lavorato sulla base del romanzo tenendo presente il cinema americano, ma senza trascurare l'aspetto italiano della vicenda. Abbiamo trattato i personaggi con particolare attenzione, tenendo presente la frase di Elsa Morante "anche quando parlo di piccolissimi personaggi, lo faccio come se fossero re e regine".

Non avevate paura che i personaggi potessero risultare troppo simpatici? Michele Placido: I personaggi del film non mi sono mai simpatici, ma li considero umani, nel senso che amano, odiano, tradiscono. Vengono da situazioni che non permettono loro di elevarsi oltre un certo livello, e questo li rende un po' meno antipatici perchè i veri cattivi sono quelli sopra di loro. Chi sono i veri cattivi, i Marines e gli Iracheni o chi muove i fili?

Una domanda agli attori: i ruoli degli attori del cast sono stati assegnati fin dall'inizio o sono stati in qualche modo scambiati tra loro? Kim Rossi Stuart: Sono stato contattato fin dall'inizio per il ruolo di Freddo, non è mai stato preso in considerazione di interpretare un altro dei personaggi del film.

Pierfrancesco Favino: Confermo, è stato così anche per me, e ne sono contento perchè è stato da subito il personaggio che ho amato di più, sin dalla lettura del romanzo.

Michele Placido: Vorrei aggiungere qualcosa per arricchire la risposta: vorrei far notare che si tratta di tutti attori con grande esperienza teatrale, anche se qui li vediamo in una veste diversa. Hanno avuto la grande abilità di risultare di strada, e penso che dipenda anche dal fatto che sono tutti di Roma, conoscono la città quartiere per quartiere e avevano dentro di loro il background necessario a rendere reali questi personaggi. Quello della Banda della Magliana è un piccolo punto di vista sulla storia di quegli anni, ma in un certo senso è molto autentico perchè è il punto di vista di persone che non hanno un interesse diretto nelle vicende che fanno da sfondo alla storia.

Ancora una domanda agli attori: quali sono le motivazioni che vi hanno spinto ad accettare la parte? Kim Rossi Stuart: Nel mio caso due fattori hanno influito sulla decisione, ossia la voglia di lavorare con Michele e poi l'amore viscerale che provo per Roma.
Non ho fatto un lavoro particolarmente strutturato sul personaggio, mi sono lasciato anche trasportare da quello che avevo dentro, da sguardi, pose, visi, atteggiamenti che inevitabilmente fanno parte del bagaglio di chi è vissuto in questa città, perchè si incontrano in molte zone periferiche di Roma.

Pierfrancesco Favino: sono nato a Roma da genitori non romani, e vivo a Roma. La considero una città particolare, che non ha un'unica identità, ma molteplici. L'intuizione forte del romanzo è quella di racchiuso una storia universale in un ambiente specifico.

Claudio Santamaria: anche nel mio caso la motivazione principale è stata di lavorare con Michele, perchè è un attore ed è importante essere diretti da altri attori.
Inoltre anche io sono un amante della romanità e da ragazzino passavo tanto tempo per strada. Si tratta di atmosfere che ho respirato e mi porto dentro.
Nel complesso è stata un'esperienza interessante come attore ed emozionante dal punto di vista umano.

Perchè l'omicidio di Aldo Moro ricorre in tanti film italiani? E' un avvenimento ancora molto sentito? Michele Placido: Probabilmente è così. Infatti stiamo preparando anche un altro film sull'argomento, questa volta proprio sulla figura di Moro.

Giancarlo De Cataldo: Forse è così sentito perchè si è trattato di un parricidio per una generazione di italiani. Questi eventi determinano sempre la nascita di un'epica, e forse nel nostro caso non siamo ancora stati capaci di raccontarla fino in fondo. Spero che Romanzo Criminale possa servire da apripista in questo senso.

L'anno scorso proprio a Berlino abbiamo avuto La caduta, un film sugli ultimi giorni di Hitler. Non pensa che sia il momento per un autore italiano di raccontare gli anni bui della vostra storia? Michele Placido: in realtà il cinema italiano è il primo in assoluto ad indagare la propria storia. Da Rossellini a Rosi, i nostri autori hanno sempre guardato la nostra storia con occhio critico, ed è un aspetto riconosciuto anche dai critici americani. E' una nostra tradizione ed un nostro dovere.

Ci sono nel film riferimenti diretti alla situazione politica attuale italiana? Michele Petraglia: Ci siamo voluti togliere questo piccolo sassolino dalla scarpa, inserendo una frase nel film che indica l'arrivo dell'era dei furfanti, che sarebbe arrivato qualcosa di più modesto e cialtronesco. Lo spettatore è libero di vederci riferimenti alla situazione attuale.