I vampiri assetati di Park Chan-wook invadono Cannes

Accompagnato dai suoi interpreti, Song Kang-ho e Kim Ok-vin, il regista Park Chan-wood approda sulla Croisette per presentare drammatico vampire movie Thirst.

Park Chan-wook irrompe sulla Croisette con la sua ultima potente opera dedicata al vampirismo che vede protagonista un prete infettato per sbaglio da un misterioso morbo che lo trasforma in una creatura del male preonta a uccidere chiunque gli capiti a tipo per sopravvivere. Ad accompagnare il talentuoso regista coreano i due interpreti di Thirst, Song Kang-ho e Kim Ok-bin.

Il film è legato al vampirismo e alla fede cristiana. I vampiri che bevono il sangue ricordano il sangue di Cristo che viene bevuto dai suoi discepoli.

Park Chan-wook - E' vero. Il distributore francese voleva intitolare il film "Questo è il mio sangue". Nel film si vede una coppa piena di sangue che richiama il rito cristiano. Io però l'ho inserito nel film anche come forma di gioco, di richiamo, senza entrare nel merito religioso.

Il protagonista è comunque un prete, il che farà molto discutere. Inoltre in questo periodo la Chiesa sembra avere molto tempo per guardare i film e ha lanciato i suoi anatemi contro il recente Angeli e Demoni. Cosa pensa che accadrà al suo film?

Park Chan-wook - Se il Vaticano, dopo aver guardato il film di Tom Hanks, trova il tempo per vedere anche il mio a me la cosa fa molto piacere. La scelta di avere un prete come protagonista non significa che ho voluto attaccare la Chiesa, anzi, è la dimostrazione che a me interessa molto l'argomento, la religiosità e che ho un grande rispetto per chi fa il prete.

Le scene di violenza o quelle in cui è presente il sangue sono estremamente forti. Quale è stato l'approccio psicologico a un lavoro così difficile e impegnativo?

Kim Ok-bin - Non ho trovato particolari difficoltà durante le riprese. E' vero che il film era estremamente sanguinario, ma questo fa parte del mio lavoro e alla fine mi sono anche divertita.

Quale pensa sarà la reazione del pubblico di fronte a scene così crudeli e ardue da sopportare?

Park Chan-wook - Il mio primo scopo era realizzare il film che volevo io, senza pensare al pubblico. Volevo narrare una storia utilizzando il linguaggio cinematografico e soffermandosi sulla figura del vampiro rivista in chiave moderna. Se c'è una scena che mostra realmente il criterio di oggettività su cui mi sono basato per costruire questo film è quella del prete che si trasforma in vampiro scoprendo a poco a poco le trasformazioni dei suoi sensi e il desiderio di sangue. La posizione sessuale del prete è molto strana visto che il protagonista non fa sesso a causa del suo voto. La donna rappresenta, invece, la solitudine e la passione, è l'elemento tentatore e nello stesso tempo richiama l'iconologia cristiana quando bacia i piedi del prete. Questo gesto ha un'enorme valenza simbolica. I vampiri classici sono caratterizzati fisicamente da elementi tipici che provengono dalla tradizione: i denti affilati, il pallore, i capelli neri. Il mio prete è una persona normale, ho cercato di rappresentarlo nel modo più realistico possibile sfuggendo ai cliché del genere horror, anzi, ho cercato un approccio scientifico alla materia.

In un'intervista rilasciata durante la lavorazione del film, Song Kang-ho ha dichiarato che il suo modo di lavorare gli ricorda molto quello di Salvador Dalì. Ha qualcosa da dire al riguardo?

Park Chan-wook - In realtà non sono stato direttamente influenzato da Dalì durante la lavorazione di Thirst, ma mi sono ispirato in parte ad alcuni principi del surrealismo inserendo elementi grotteschi o simbolici. Piuttosto che spiegare tutto allo spettatore per filo e per segno ho preferito lasciare aperte alcune questioni. Il pubblico può usare la psicanalisi per interpretare i simboli o gli oggetti significanti che introduco in alcuni momenti del film, come ad esempio le scarpe. Queste ultime sono una sorta di guida, di elemento chiave collegato alla protagonista che ritorna in vari punti del film.

Come spiega il fascino che la figura del vampiro riveste nella letteratura e nel cinema?

Park Chan-wook - Io ero molto attratto dalla figura del vampiro proprio per cercare un approccio diverso modificando lo stereotipo classico imposto dalla mitologia. In genere i vampiri sono molto famosi per il fascino che rivestono sulle donne per l'aura di fascino sessuale che li circonda. Io ho scelto di rappresentare un protagonista normale, un prete addirittura, un uomo comune privo di particolare fascino che non ha nessuna intenzione di uccidere, ma è costretto a farlo per sopravvivere.

Quali cambiamenti fisici ha dovuto affrontare per interpretare il protagonista di Thirst?

Song Kang-ho - Per entrare nel ruolo ho dovuto perdere peso per incarnare la sofferenza del protagonista.

Ha avuto dei modelli precisi di riferimento per ricreare il genere vampiresco nella sua pellicola?

Park Chan-wook - In realtà ho cercato di produrre un lavoro originale, slegato dai classici modelli del genere, ma se penso ai vampire movie il film che preferisco è Nosferatu perché lo trovo un bellissimo film, ottimamente realizzato ed estremamente poetico. Ho apprezzato moltissimo anche il remake diretto da Werner Herzog, altrettanto intenso e suggestivo.

(Con la collaborazione di Valentina D'Amico)