I nuovi Orizzonti di Venezia 67

Presentata a Roma la 67ª edizione della Mostra d'Arte Cinematografica di Venezia caratterizzata da una particolare sobrietà sotto il punto di vista del glamour e della vita mondana ma ricca di novità e di sorprese sul fronte artistico e autoriale, con una massiccia presenza di film commerciali dedicati al grande pubblico.

E' costata dodici milioni di euro questa edizione della Mostra Cinematografica di Venezia, e nonostante le conferme degli sponsor storici più importanti che in questi anni hanno accompagnato il festival si è dovuto tirare la cinghia anche dalle parti del Lido per evitare che si guardasse alla Mostra con il pessimismo che contraddistingue questo momento storico e che potesse apparire come una manifestazione inutile che vive per inerzia senza offrire nuovi spunti e ferventi cambiamenti. "Anche quest'anno abbiamo voluto seguire la nostra tradizionale linea di sobrietà sia nella grafica, che è rimasta invariata, che nello stile e nell'organizzazione delle serate di gala, con una riduzione dei fasti ed un ritorno alla tradizione" - ha annunciato con una punta di orgoglio il Presidente della Biennale di Venezia Paolo Baratta - "in questo anno difficile in cui il nostro paese ha dovuto fare i conti con una crisi difficile da superare e fare qualche buco in più sulla sua cintura la Mostra è riuscita a mantenere la sua identità nonostante qualche dolorosa rinuncia a livello logistico come ad esempio l'allestimento della sala Perla 2". Quest'anno infatti la sala aggiuntiva presente l'anno scorso non sarà più disponibile e si tornerà ad utilizzare unicamente le sale tradizionali, e dopo un mormorio sospetto in sala Baratta si è affrettato a rassicurare gli addetti ai lavori: "[...]siamo sicuri che tutto ciò non andrà ad appesantire troppo il lavoro dei critici e dei giornalisti presenti".
Prima di passare la parola a Marco Muller per la presentazione del programma della kermesse, Baratta ha anche annunciato un prevedibile ulteriore slittamento dei lavori per il nuovo Palazzo del Cinema, rallentati a causa del ritrovamento di amianto in loco e portati a termine, a meno di altri rinvii, nella primavera del 2012 e non più come annunciato nel 2011.

La novità più grande di questa 67ma Mostra di Venezia è senza dubbio il rinnovamento totale della sezione Orizzonti - presieduta dall'iraniano Shirin Neshat - da sempre la sezione del festival dedicata alle nuove correnti cinematografiche che quest'anno, giocando con la sua stessa definizione, apre le sue porte ad opere di qualsiasi genere e durata, a tutti quei film 'fuori formato' che nelle passate edizioni erano divisi in corti, eventi speciali, rassegne e quant'altro. Ovviamente sono stati ammesse alla Mostra solo opere in prima mondiale o comunque non ancora proiettate in pubblico fuori dal paese d'origine e in Italia. "Siamo riusciti a fare quello che contavamo di fare da tanto tempo. Secondo noi non aveva più senso chiedere alla Mostra fedeltà al Cinema quando si parla di lungometraggi e tralasciare le opere più brevi o semplicemente diverse per concezione. Ci interessava poter regalare un'attenzione al Cinema in tutte le sue forme e in tutte le sue diverse anime" - ha spiegato Muller - "con Orizzonti 2010 la Mostra ha voluto dare il suo segnale forte al Cinema, un segnale che contraddistingue la Biennale sin dall'inizio della sua storia, che ha sempre dato voce ai cambiamenti e a scavalcamenti continui di generi, di ondate espressive e correnti. Non potevamo rischiare di ghettizzare le opere a seconda della lunghezza o dell'età del suo autore". Non bisogna essere giovani per saper fare un cinema giovane, ne è la dimostrazione Manoel De Oliveira che a ben 101 anni di età presenterà il suo nuovo film nella sezione Orizzonti che sarà aperta da La Belle Endormie, il nuovo film della discussa regista francese Catherine Breillat e chiusa dal coreano Oki's Movie di Hong Sang-soo. Nella sezione troviamo anche il nuovo documentario di Gianfranco Rosi, Malavoglia di Pasquale Scimeca, il corto di Guillermo Arriaga (in giuria insieme a Tarantino, Danny Elfman, Guadagnino e Desplechin) e quello diretto da Vincent Gallo (anche in concorso con Promises Written in Water, interpretato da lui stesso insieme a Sage Stallone, figlio di Sylvester). E se l'età avanzata non è di certo più un problema per gli Orizzonti cinematografici veneziani, ancor meno sembra esserlo la giovane età per il concorso ufficiale con una media d'età tra i registi di 47 anni, la più bassa nella storia della Mostra, per lo più a cavallo tra i 35 e i 45, si pensi ad Aronofsky, a Sofia Coppola, a Ozon, a Kechiche e de la Iglesia, Costanzo e Celestini. "Sono tutti registi che non hanno voglia né interesse a catalogare i loro film in generi precisi, un drappello di cineasti che non hanno paura di prendersi i loro rischi e che costruiranno quello che sarà il cinema del futuro" - ha detto Muller sottolineando come a suo avviso stia accadendo qualcosa nel cinema e sia in atto un profondo stravolgimento a livello qualitativo proveniente più dalle nuove generazioni che dalle 'vecchie'.

Si è parlato immancabilmente anche di cinema asiatico, una forte presenza che contraddistingue da sempre la Mostra di Venezia, quest'anno rappresentato da autori più commerciali che di nicchia, come ha dichiarato lo stesso Muller, da cineasti che impongono la loro cifra stilistica anche al cinema commerciale a livello internazionale. Oltre al primo film in 3D della storia del cinema cinese ad opera di Zhang Yuan che fuori concorso presenterà il corto Space Guy 3D, quest'anno ritroveremo dunque Takashi Miike, in concorso con Thirteen Assassins, Tsui Hark per la prima volta in concorso, i fratelli hongkonghesi Danny e Oxide Pang Chun, fuori concorso con il loro horror in 3D, Andrew Lau di Legend of the Fist: The Return of Chen Zhen, ideale terzo episodio della saga di Chen Zhen, l'eroe portato sullo schermo da Bruce Lee in Dalla Cina con furore e non ultimo John Woo che riceverà il Leone d'Oro alla Carriera e presenterà a Venezia la sua co-regia Reign of Assassins: "La mostra mai come quest'anno rimarrà fedele alla sua definizione offrendo uno sguardo completo sulla sperimentazione di linguaggi nella cultura cinematografica e non effettuerà alcuna separazione tra film di serie A e di serie B" - ha ribadito Muller confermando la sua propensione per una sana contraddizione autoriale all'interno di una manifestazione internazionale del calibro di Venezia.

Non è tutto, perchè la Mostra omaggerà tre grandi nomi del cinema mondiale come Vittorio Gassman, Bruce Lee e Dennis Hopper. Una delle più grandi personalità del nostro cinema verrà ricordata a dieci anni dalla scomparsa con la proiezione in prima mondiale di Vittorio racconta Gassman, una vita da Mattatore di Giancarlo Scarchilli con la collaborazione di Alessandro Gassman, un film-confessione su Vittorio Gassman ricchissimo d'inediti che ricostruisce il percorso professionale e umano del Mattatore attraverso immagini di repertorio, filmini di famiglia e, soprattutto, dalla voce di Gassman stesso e di suo figlio Alessandro, con la partecipazione straordinaria di importanti colleghi ed amici. In occasione dell'anniversario del 70° compleanno di Bruce Lee la Mostra di Venezia proporrà il suddetto nuovo film di Andrew Lau che con il suo lungometraggio ed un cast 'all-stars' proseguirà idealmente la saga di cui si rese protagonista Bruce Lee nei panni di Chen Zhen e aprirà in grande stile la sezione Fuori Concorso insieme all'atteso Machete di Robert Rodriguez.
Non poteva poi mancare l'omaggio della Mostra a Dennis Hopper, il celebre attore americano recentemente scomparso, icona del cinema indipendente, che verrà ricordato con la proiezione nella sezione fuori concorso di Fuga da Hollywood (1971), uno dei suoi film meno celebri di cui è stato interprete e regista. Nel corso della serata molti dei suoi più cari amici cineasti lo ricorderanno in segno di grande affetto e ammirazione.

Tornando per un attimo al 3D ci premeva ricordare come siano ben quattro i film in tre dimensioni presenti alla 67ª Mostra di Venezia di cui uno addirittura italiano dal titolo All Inclusive 3D, diretto da Nadia Ranocchi e David Zamagni. E mentre lavora anch'egli al suo nuovo film (in 3D ovviamente) anche Martin Scorsese ha voluto essere virtualmente presente alla Mostra di Venezia con il documentario A Letter to Elia, co-diretto insieme a Kent Jones e dedicato al suo grande amico Elia Kazan scomparso nel 2003.

In ultima battuta parliamo del nostro amato cinema italiano che quest'anno può vantare una presenza importante nella globalità della selezione con 29 lungometraggi e 12 tra medio e cortometraggi. In concorso con Ascanio Celestini, Saverio Costanzo, Mario Martone e Carlo Mazzacurati (anche Fuori Concorso) il cinema italiano vede una folta partecipazione anche nella sezione Fuori Concorso con presenze ingombranti come quelle di Marco Bellocchio, di Giuseppe Tornatore e Gabriele Salvatores (nome illustre della Giuria presieduta da Quentin Tarantino) che presentano due documentari e Placido ai quali si uniscono anche Incerti, Gay, Greco e John Turturro con la sua Passione.
Grandi cambiamenti e tanti film anche nella sezione lanciata lo scorso anno intitolata Controcampo Italiano, presieduta da Valerio Mastandrea, che fa il punto sulle nuove tendenze del cinema italiano con opere in anteprima mondiale. Sarà inaugurata da I baci mai dati, il nuovo film di Roberta Torre (che proprio a Venezia presentò il suo film d'esordio Tano da morire, vincitore del premio Luigi De Laurentiis per l'opera prima) da lei stessa scritto e diretto, interpretato da Donatella Finocchiaro, Beppe Fiorello e Piera Degli Esposti.
In chiusura qualche rispostina al vetriolo di Muller sulle polemiche sollevate da Pupi Avati nei giorni scorsi e sulla mancata partecipazione di The American e del nuovo di John Carpenter, due indiscrezioni che erano circolate e che avevano creato non poche attese tra i fans: "The American esce negli Usa il 1° settembre e per averlo nella nostra selezione avremmo dovuto proporlo necessariamente come film d'apertura, cosa che non ci è stata possibile per via di una diversa scelta fatta precedentemente che è ricaduta su Aronofsky. Per quel che riguarda invece le polemiche di Avati vorrei precisare come dietro le talvolta difficili decisioni dei selezionatori non ci sia affatto una scelta politica bensì una scelta unicamente artistica. Abbiamo proposto ad Avati di partecipare Fuori Concorso, con una serata interamente dedicata a lui e al suo film. La sua risposta è stata no, e noi abbiamo proseguito per la nostra strada. D'altronde rifiutare un film sull'Alzheimer non può essere considerata una scelta politica, siamo arrivati a dover considerare una malattia di destra o di sinistra, ditemi voi come si fa...".