Hiroshi Ishikawa a Firenze con Petal Dance

Il regista di Petal Dance ci racconta la sua storia di amicizia al femminile on the road sulle strade del Giappone.

Un film delicato e introspettivo, come sole certe opere orientali sanno essere. A concludere la Rassegna Giapponese ospitata dal Cinema Odeon e da Palazzo Strozzi a Firenze è il road movie Petal Dance, film al femminile che racconta l'amicizia tra quattro donne assai diverse l'una dall'altra. Hiroshi Ishikawa, regista e sceneggiatore dalla spiccata sensibilità che preferisce i silenzi alle parole, nel cinema come nella vita, si è già fatto conoscere sulla ribaltà internazionale per il drammatico Su-ki-da, premio per la miglio regia al New Montreal Film Festival nel 2005. Il set è stato l'occasione per conoscere la bella Aoi Miyazaki, che torna anche in Petal Dance.

Come è nata la storia di Petal Dance?
Ho l'abitudine di scrivere i miei pensieri in un quaderno di appunti e sei anni fa ho cominciato a sviluppare questa storia ispirandomi ad alcune mie amiche.

Quindi le quattro protagoniste di Petal Dance esistono realmente?
Non proprio. Diciamo che ho voluto dare una mia visione dell'amicizia femminile, ma le storie dei vari personaggi sono frutto di invenzione.

Quanto è difficile per un uomo riuscire a immedesimarsi nella psiche femminile?
Non posso dire che sia facile, ma mentre scrivevo è venuto tutto in modo naturale.

Come hai scelto le quattro attrici protagoniste e come avete lavorato per dar vita ai personaggi?
Con una delle attrici, Aoi Miyazaki, avevo già lavorato in passato e le altre tre le ho viste in altri film. Per preparare i personaggi avevo un metodo un po' particolare. Prima delle riprese scrivevo una lunga lettera per ogni attrice dicendole cosa doveva fare sul set. Loro sono state molto brave a eseguire le mie indicazioni.

Petal Dance è un film di silenzi in cui molte cose non vengono spiegate. Non sappiamo cosa sia successo a Miki e perché lei abbia tentato il suicidio, ma anche delle altre tre donne abbiamo poche informazioni.
Questa è una mia scelta, anche perché credo che tutto ciò che serve allo spettatore sia nel film. Credo che il non detto, a volte, sia più interessante, ma mi sono assicurato che ognuna delle quattro donne abbia dei tempi a lei dedicati, dei momenti in possa emergere la sua interiorità.

Un altro elemento molto importante nel film è il paesaggio marino. Alla fine le quattro ragazze approdano sullo stesso molo da cui Miki ha tentato il suicidio. E' un momento di crescita?
Mi serviva un paesaggio invernale, un po' triste, in sintonia con i sentimenti espressi nel film perciò ho deciso di usare come location il nord del Giappone. Miki decide di tornare nello stesso luogo del trauma, ma non può farlo da sola e per questo coinvolge le sue amiche. Questo rappresenta un primo passo verso il superamento del suo trauma.

Che idea di amicizia emerge da Petal Dance?
L'idea che ho dell'amicizia femminile è che sia più profonda e duratura di quella maschile. Le donne sono più unite. Mi auguro che il mio film lo dimostri.