Henning Mankell: 'Io e Wallander ossessionati dall'opera e dal lavoro'

Il capostipite del giallo scandinavo si racconta al Noir in Fest prima di ricevere il Raymond Chandler Award.

Oltre 40 milioni di copie nel mondo. Un milione solo in Italia. Quando ha iniziato a scrivere, di giallo scandinavo non ne parlava nessuno. E noto per aver dato i natali al Commissario Wallander, approdato sul piccolo schermo in duplice versione, svedese e inglese, ma ha anche pubblicato romanzi che esulano dal genere. Henning Mankell è un personaggio affascinante. Con il suo inglese preciso e la sua abitudine a scandire con lentezza ogni singolo vocabolo non dice mai ciò che ti aspetti. Capelli bianchi spettinati, felpa grigia con cappuccio, lo scrittore svedese più celebre nel mondo dimostra di avere a cuore la società presente e futura, ma anche il mondo dell'arte. Diviso tra la Svezia e il Mozambico, l'autore non si tira indietro quando si tratta di impegnarsi in prima persona per le cause in cui crede. Tre anni fa si è imbarcato su una nave della Freedom Flottiglia che portava aiuti a Gaza e ha assistito all'assalto delle truppe israeliane uscendone, per fortuna, incolume. Dai suoi libri traspare il malessere del mondo moderno, il sogno di una società realmente socialdemocratica che comincia a mostrare le falle. Mankell svela l'imperfezione che si annida nella Svezia civile e prospera, e anche i suoi personaggi sono tutt'altro che perfetti. Wallander in primis. Il suo merito più grande è aver costruito un personaggio che invecchia, un concentrato di difetti con un suo percorso cronologico e biografico che lo rende ancora più interessante. A Courmayeur per ritirare il Raymond Chandler Award, Mankell ci rivela che sta imparando l'italiano perché ama moltissimo la nostra lingua e ci anticipa i suoi progetti futuri. Naturlamente argomento principe della conversazione è proprio Wallander, che presto rivedremo sul piccolo schermo.

C'è una storia legata alla nascita del Commissario Wallander.
Henning Mankell: Nel 1989 mi trovavo nel sud della Svezia. In quell'epoca sentivo la necessità di parlare di xenofobia e mi venne l'idea di scrivere un giallo. Capii immediatamente che, per il tipo di storia che avevo in mente, mi serviva un protagonista poliziotto. Ho preso l'elenco telefonico, l'ho aperto a caso e mi è apparso il nome Wallander. Mi sono detto 'Perché no?'. Con un cognome così lungo mi serviva un nome corto e da lì ho scelto Kurt.

Come mai hai sentito la necessità di concentrarti proprio sul tema del razzismo?
Dieci anni fa ho scritto una pièce teatrale intitolata Lampedusa. Lo spettacolo è stato portato in scena in vari paesi, ma mai in Italia. La domanda che si pone il mio testo è: "Vogliamo vivere in un paese che abbia come capitale Lampedusa? O abbiamo un'altra scelta?" Lampedusa è un problema europeo, non italiano. Tutti noi europei dobbiamo trovare soluzioni al problema. Non dimentichiamoci che la xenofobia è nata in Europa e siamo noi per primi a doverla combattere. In passato sono stato in Cina insieme a un attore africano e ho toccato con mano i problemi del razzismo. Per me il razzismo è un problema politico e culturale. Per denunciare il fenomeno ho scritto Assassino senza volto e oggi il libro è ancora tristemente attuale.

A Wallander, però, capita spesso di scontrarsi con la criminalità derivata dell'immigrazione e talvolta fa delle riflessioni che possono sembrare razziste.
Spero che nessuno creda che Wallander sia politicamente corretto, perché quel tipo di persone non esistono. Wallander cambia costantemente, questo è ciò che lo rende umano. Quando ho scritto il terzo romanzo su Wallander, ho deciso di far ammalare il mio protagonista. Mi sono consultato con una amica medico e insieme abbiamo cercato di capire quale malattia usare. Lei mi ha confermato che il tipo di vita che Wallander conduce gli farebbe venire sicuramente il Diabete di tipo 2. Da allora paradossalmente Wallander è diventato più popolare e ha conquistato nuovi lettori tra i malati di diabete. Vedere James Bond che si inietta l'insulina sarebbe ridicolo, ma non lo è nel caso di Wallander perché è un personaggio profondamente umano e lo sentono più vicino.

Non hai temuto che a lungo andare il pubblico ti identificasse con Wallander?
In 1994 in Svezia c'è stato il referendum per decidere se far parte dell'Unione Europea o meno. Mentre camminavo per la strada un signore mi ha fermato per chiedermi se io fossi davvero Mankell. Quando ho confermato, con molta serietà, mi ha chiesto come avrebbe votato Wallander al referendum. Non ci avevo mai pensato prima, ho fatto qualche valutazione e poi gli ho risposto: "Credo che Kurt voterebbe nel modo opposto a me". L'uomo che mi aveva fermato è scappato via di corsa.

Ma allora cosa c'è di Henning Mankell in Wallander?
Tre cose. Entrambi amiamo l'opera italiana e preferiamo ascoltare Verdi piuttosto che Wagner; abbiamo la stessa età e lavoriamo molto. Nella mia vita sono stato accusato di tante cose, ma nessuno mi ha mai detto di essere pigro. Detto questo non credete agli scrittori che parlano di strani personaggi reali come fonte di ispirazione. C'è sempre un po' di me in tutti i personaggi che invento.

Come mai hai scelto di filtrare le tue opinioni sulla società usando il genere noir?
Ci sono persone convinte che la crime fiction sia stata inventata da Edgar Allan Poe. In realtà è uno dei generi più antichi perché riguarda il tentativo di tradurre in arte i crimini dell'umanità. Possiamo tranquillamente risalire alla tragedia greca. Se prendo una tragedia come Medea e ne analizzo la trama, scopro che parla di una donna che uccide i figli perché è gelosa del marito. Se questa non è crime fiction allora non so cosa sia un crimine. L'unica differenza è che all'epoca non c'era la polizia. Prendiamo Shakespeare. Macbeth è una grande tragedia politica, racconta in anticipo sui tempi la storia di Nixon. Io non leggo molti gialli perché li trovo noiosi. Non dicono niente sulla società e sui suoi cambiamenti, ma conta solo l'ultima pagina, la risoluzione del delitto. Credo che sia necessario essere onesti. Dalla Scandinavia sono arrivate molte buone cose, ma anche tante porcherie.

Al di là della letteratura, sappiamo che per te ha molta importanza il teatro.
Mia moglie è una regista teatrale e stasera ha una première perciò parte di me è con lei in Svezia. Ieri sera prima di partire ho assistito alla prova generale ed era davvero fantastica. Per me il teatro è fondamentale, ho scritto molte pièce. So di avere molti privilegi nella mia vita, ma ciò che mi dà più piacere è poter scrivere nel mio studio da solo, per poi alzarmi ed entrare in una stanza piena di persone che mettono in scena le mie opere. Se un giorno dovessi scegliere, e spero che non accada, punterei sulla scrittura, ma è bello poter fare entrambe le cose. Per fare teatro servono solo due elementi. un attore e un pubblico. Il resto è secondario.

Come ti spieghi il boom della letteratura scandinava noir nel mondo?
Pura coincidenza. Quando Bjorn Borg divenne famoso, all'improvviso la Svezia si riempì di tennisti. Tutti i giovani cominciarono a giocare a tennis e si iscrissero nei club. La stessa è successa con il crime scandinavo Non dimentichiamo che il crimine è il più grande business del mondo perciò la materia prima non manca mai.

Cosa pensa delle teorie complottiste sulle società segrete e sulle cospirazioni governative che circolano su internet?
Se qualcuno mettesse dei microfoni dove lavoro o dove vivo sarei furioso. Non credo nella segretezza, ma credo nella privacy. Qualche anno fa ho scoperto che qualcuno aveva aperto una pagina Facebook a mio nome in cui si insinuava che ero antisemita. Credo che l'autore provenisse da Tel Aviv. Mi sono adoperato per far chiudere questo sito. Se si sta troppo su internet, le persone possono sapere tutto di te e usare queste informazioni in modo nocivo. Internet è piano di possibilità, ma dobbiamo tener conto anche degli aspetti negativi. La società civile deve creare una resistenza contro questi pericoli per preservare la privacy.

Ora che hai esaurito il personaggio di Wallander pensi che continuerai a occuparti di noir?
Qualcuno ha detto che ci sono solo due cose importanti di cui scrivere: l'amore e l'omicidio. Non ho ancora pianificato quale sarà il mio futuro. Mi lascerò guidare dall'istinto.

I tuoi prossimi progetti?
Di recente ho venduto i diritti di una serie tv intitolata The Embassy. Sarà una storia in dieci parti e vedrà protagonista un'ambasciatrice che si fa un sacco di nemici a causa delle sue idee politiche. Chi sarà la protagonista ve lo lascio indovinare. Forse è svedese e forse ha già recitato in Wallander.