Hayao Miyazaki presenta a Venezia la sua piccola Ponyo

Il regista giapponese ha presentato al Lido il suo ultimo lavoro, una fiaba tenera, colorata ed elegante composta da centosettantamila quadri artisticamente complessi interamente realizzati a mano.

Grande entusiasmo al Lido per l'arrivo del maestro dell'animazione giapponese, l'ironico Hayao Miyazaki, presente in concorso col suo nuovo capolavoro, Ponyo on the Cliff by the Sea. La pellicola è destinata a scontrarsi con un altro film d'animazione giapponese, The Sky Crawlers dell'autore dello splendido Ghost in the Shell, Mamoru Oshii. In questa atipica selezione ufficiale che vede concorrere ben quattro film italiani, due anime giapponesi e nessun film inglese, Miyazaki non si scompone più di tanto e si gode il bagno di folla dei fan adoranti mentre il suo film affronta anche lo scoglio della proiezione ufficiale. Da registrare che l'accoglienza della stampa, per ora, è stata ottima, cosa piuttosto rara fino a questo momento. Ponyo, ispirato alla fiaba tradizionale La sirenetta di Hans Christian Andersen, vede protagonista una paffuta pesciolina rossa che si invaghisce di un bambino di cinque anni decidendo così di diventare umana. "Ho letto La Sirenetta a nove anni" esordisce Miyazaki "e mi sono sempre chiesto la ragione per cui le sirenette non devono possedere un'anima e gli uomini si. Il senso di rivalsa mi ha spinto, molti anni dopo, a fare questo film".   

Ponyo on the cliff by the sea è una fiaba tenera, colorata ed elegante composta da centosettantamila quadri artisticamente complessi interamente realizzati a mano. Miyazaki spiega le ragioni di questa scelta. "La decisione di rinunciare all'ausilio del computer e all'animazione digitale è stata dettata dalla volontà di un ritorno alla tradizione. L'uso eccessivo della computer graphics rischia di deumanizzare l'animazione, mentre questa ha bisogno dell'intervento umano e dell'uso della matita". In quest'ultimo lavoro il maestro Miyazaki coniuga i temi ambientalisti che gli sono cari con una narrazione più lineare, meno complessa del solito, denunciando la volontà di realizzare un film esplicitamente dedicato ai più piccoli, ma capace di incantare anche i grandi con la sua bellezza. "Nel mio staff sono molte le persone che hanno avuto figli. Grazie a loro ho deciso di realizzare un film di questo tipo. In realtà quando lavoro non mi prefiggo di raggiungere un target preciso, ma lavoro in estrema libertà. Anche gli elementi comuni alla cultura europea non sono stati inseriti per accattivarmi il pubblico europeo, ma sono legati alle contaminazioni tra cultura orientale e occidentale, contaminazioni che dimostrano come gli opposti si attraggano. In Ponyo sono molti i riferimenti alla Cavalcata delle Valchirie, tra questi la musica che accompagna la scena dello tsunami e il nome Brunilde. Li ho inseriti perché la corsa della piccola Ponyo che tenta di raggiungere il suo amico Sosuke saltando sui cavalloni mi ricordava moltissimo l'opera wagneriana".

Il panorama dell'animazione cinematografica si fa sempre più competitivo ed esclusivo. In Francia come in America o in Giappone i principali studios, sempre in cerca di nuove idee, controllano il mercato con le loro politiche. A dimostrazione di ciò la schiera dei film doppione americani usciti in contemporanea per rubarsi il pubblico come A bug's life e Zeta la formica, o Shark Tale e Alla ricerca di Nemo. Miyazaki, forte della sua inesauribile creatività e del tocco inconfondibile non sembra preoccuparsi più di tanto di questa situazione. "Quando è finita la guerra avevo quattro anni, così crescendo ho visto molti film americani proiettati in Giappone, ma non ho avuto nessuna influenza particolare. Non mi sento in competizione con gli altri studios, come la Pixar o la Dreamworks, siamo amici e colleghi, ma i prodotti che io realizzo sono molto diversi dai loro". E a rendere così particolare la produzione del maestro giapponese è soprattutto la capacità di affrontare con leggerezza, ma anche con grande attenzione, tematiche attuali come quella ambientale. In Ponyo la natura oppressa dall'uomo si ribella provocando uno tsunami e il pensiero corre immediatamente a quello che nel 2004 devastatò le coste dell'Asia. _"Non ho pensato allo tsunami come pericolo. Il mare segue i cicli naturali e talvolta provoca dei disastri, ma questo è nell'ordine delle cose. E' il modo di pensare di una nazione composta di isole e da sempre soggetta a calamità naturali. Il mondo diventa sempre più difficile, pieno di pericoli e a volte è difficile trovare la speranza per realizzare ancora opere oniriche e surreali, capaci di aprire degli spiragli nella realtà più cupa, ma finché nasceranno nuovi bambini sarà sempre viva la speranza e la forza di andare avanti". _