Hawaii Five-0: Aloha, retrò!

Dalle vulcaniche menti già responsabili di Fringe e Csi: New York, arriva l'ennesimo remake pronto a sfruttare la nostalgia degli anni '70 e '80: ma il prodotto funziona e alla grande, grazie ad un sapiente mix di action e comedy all'insegna della leggerezza e dell'autoironia.

È il 1968: Leonard Freeman, scrittore e produttore di successo, la leggenda vuole su spinta addirittura del governatore delle Hawaii, decide di ambientare il suo nuovo crime drama proprio nell'arcipelago dell'Oceano Pacifico, da pochissimo diventato il cinquantesimo stato degli Stati Uniti. Il risultato è Hawaii Five-O, da noi conosciuto come Hawaii Squadra Cinque Zero, uno dei polizieschi più longevi della storia della televisione, rinnovato per ben dodici stagioni (per durata è stato superato solo dal ventennale Law & Order - I due volti della giustizia), e "padre putativo" di altre serie ambientate alle Hawaii come Magnum P.I.
Era dunque solo questione di tempo prima che la CBS, rete su cui veniva trasmesso l'originale, mettesse in cantiere un remake sfruttando il fenomeno nostalgico per le serie tv tra gli anni '70 e '80 che sta contagiando sia la televisione che, soprattutto, il cinema (basti pensare a titoli come Starsky e Hutch, Charlie's Angels, Hazzard e il recentissimo A-Team).

La trama è piuttosto semplice: Steve McGarrett, tenebroso marine dal carattere burbero (interpretato da Alex O'Loughlin, da noi conosciuto soprattutto come guest star di The Shield e per la serie vampiresca di breve durata Moonlight), torna alle Hawaii, l'isola dov'è cresciuto, per indagare sulla morte del padre, eroe della polizia ucciso da un terrorista internazionale.

Mentre il marine cerca di decifrare alcuni misteriosi indizi lasciatigli dal padre, il governatore delle Hawaii lo incarica di formare una nuova task force che avrà carta bianca per combattere la criminalità che infesta l'isola. Membri della squadra saranno Danny "Danno" Williams (Scott Caan, figlio del grande James), uno sbirro di città trasferitosi sull'arcipelago per stare vicino alla figlia e in lotta con l'ex moglie per la custodia della pargoletta, Chin Ho Kelly (Daniel Dae Kim, qui al suo primo ruolo dopo Lost), ex detective ingiustamente accusato di aver preso una tangente, reintegrato dallo stesso McGarrett, e infine Kona "Kono" Kalakaua (Grace Park, già vista in Battlestar Galactica), affascinante ragazza appassionata di surf, appena diplomata alla scuola di polizia nonché cugina di Chin.
Niente di nuovo sotto il sole dunque, anzi, tutti gli elementi della serie ricalcano i cliché tanto cari a chiunque sia cresciuto guardando le serie action degli anni '70 e '80: protagonisti machi, inclini più a premere il grilletto che a parlare, spiagge assolate con belle ragazze in bikini, e poi elicotteri, esplosioni, macchine veloci, e la leggerezza e l'ironia a commentare e stemperare gli avvenimenti che si susseguono puntata per puntata.

Ma i palati dello spettatore medio televisivo sono diventati molto più attenti e fini in questi ultimi vent'anni: serie come Lost, True Blood, Dr House: Medical Division, Law & Order ecc. hanno cambiato radicalmente le modalità di fruizione delle serie televisive. Lo sanno bene i creatori di questo remake, tre dei migliori sceneggiatori hollywoodiani degli ultimi anni, Alex Kurtzman e Roberto Orci, cocreatori di Fringe e sceneggiatori dei film dei Transformers, e Peter Lenkov, sceneggiatore, fra l'altro, di 24 e CSI: New York.

Ed infatti i tre riescono a confezionare un prodotto che, mantenendo le caratteristiche retrò care ai nostalgici, riesce ad essere fresco e divertente: questo soprattutto, oltre che per un'ottima fattura tecnica (le scene d'azione non sfigurerebbero in un film di medio livello), grazie alle sceneggiature che, almeno nelle tre puntate della serie sinora trasmesse in USA, mischiano sapientemente i cliché del genere alla parodizzazione dello stesso, affidata soprattutto agli scoppiettanti dialoghi fra Danno e McGarrett: quest'ultimo infatti incarna lo stereotipo dell'eroe tutto d'un pezzo, fustigatore dei delinquenti e disposto a tutto pur di far confessare un sospettato, sconfinando spesso e volentieri nel reazionario (fra le altre cose, nel pilota minaccia di spedire la famiglia di un criminale nel Ruanda, e nel terzo episodio getta un malcapitato a cui deve estorcere informazioni in una gabbia subacquea circondata da squali): tocca a Danno, da poliziotto "vero", essere la voce della ragione, e spiegargli che nella "realtà" ci sono delle regole, che anche i criminali hanno dei diritti, e che, ad esempio, non può far penzolare un sospettato fuori dal tetto di un grattacielo.

Con tutti i reparti tecnici ai massimi livelli e un gruppo di attori bravi e affiatati, Hawaii Five-0 è un prodotto consigliato a tutti: sia a chi da bambino guardava l'A-Team su Italia 1 o sente la nostalgia dell'estate appena finita, sia a chi, aspettando la nuova puntata di Boardwalk Empire o di Fringe, non disdegna un prodotto disimpegnato e rilassante, da gustarsi accompagnato ad un'ottima birra ghiacciata.