Halloween - Genesi di una notte da incubo

Il film nasce, per prima cosa, dalla sinergia produttiva e creativa tra John Carpenter e la sceneggiatrice/produttrice Debra Hill.

Il film nasce, per prima cosa, dalla sinergia produttiva e creativa tra John Carpenter e la sceneggiatrice/produttrice Debra Hill. I due si erano conosciuti sul set di Distretto 13: le brigate della morte, film per cui la Hill era impegnata nella supervisione dello script e come assistente al montaggio; partendo da una traccia molto generica (delle babysitter minacciate da un maniaco omicida), Carpenter e la Hill cominciarono a elaborare il soggetto, pensando innanzitutto a una possibile ambientazione. Bisognava tener conto dei tempi molto ristetti (venti giorni di riprese in tutto) e del budget limitato: la chiave di volta fu l'idea del produttore esecutivo Irwin Yablans di ambientare la storia proprio durante la notte di Halloween, che con la sua particolare atmosfera, macabra ma in fondo rassicurante, offriva uno scenario ideale e allo stesso tempo originale per un film horror. L'idea di Yablans fu dettata in realtà più da calcoli economici che da altri fattori: il ragionamento era che ambientando il film in una sola notte si sarebbe potuto risparmiare sui set e sui giorni di ripresa; l'idea tuttavia fu subito accettata con entusiasmo da Carpenter e dalla Hill (insieme al titolo del film, che doveva inizialmente essere "The Babysitter Murders") proprio per il potenziale orrorifico in essa insito.
Carpenter e la Hill iniziarono dapprima ad elaborare una serie di situazioni potenzialmente spaventose, frammenti slegati tra loro ma accomunati dall'effetto-shock che avrebbero dovuto produrre; una di queste era la sequenza dell'apparizione del "fantasma" dopo il rapporto sessuale tra la giovane Lynda e il suo fidanzato, sorta di scherzo macabro orchestrato da Myers prima dell'omicidio. Le situazioni create furono poi inserite in vari punti dello script.
Il lavoro sui personaggi fu in pratica diviso a metà tra i due sceneggiatori: la Hill iniziò a delineare i caratteri degli adolescenti protagonisti, e a scrivere i dialoghi tra questi, mentre Carpenter si occupò di definire il personaggio del dottor Sam Loomis, il cui fare un po' inquietante nascondeva la fondamentale conoscenza del male rappresentato dal maniaco, e della conseguente minaccia che esso portava con sé.
La sequenza iniziale (quella dell'omicidio in soggettiva della sorella di Michael), che richiese da sola un giorno di lavorazione, prendeva spunto per ammissione della stessa Hill da una sequenza di uno dei classici di Orson Welles, L'Infernale Quinlan; fu, tra l'altro, uno dei primi utilizzi cinematografici della steadycam, la cinepresa mobile diventata poi uno standard per le soggettive nei film dell'orrore. Curiosamente, poi, le mani che entrano in campo durante la soggettiva, quando Michael afferra il coltello in cucina prima di dirigersi al piano di sopra, sono quelle della stessa Debra Hill. A dispetto delle intenzioni dei produttori, i set per gli esterni furono più di uno, con varie locations dentro e fuori la città di Pasadena (come la via che doveva ricreare la strada principale della cittadina di Haddonfield), e alcune ville site a West Hollywood.
La particolare fotografia del film, concepita in modo da creare un'atmosfera inquietante anche durante le riprese diurne, nasce direttamente dalla visione da parte del regista e del fotografo di Chinatown di Roman Polanski, film che colpì i due per il look cupo e inquietante che esprimeva, malgrado l'ambientazione in gran parte diurna.
La scelta dell'attore per la parte del dottor Sam Loomis ricadde su Donald Pleasence dopo il rifiuto di due vecchie glorie dell'horror come Christopher Lee e Peter Cushing; Pleasence, che era addirittura alla sua centoottesima interpretazione (tra film per il cinema e per la TV), mise la sua grande esperienza al servizio del film e del personaggio, trovando da subito il giusto approccio al ruolo, per nulla a disagio nel lavorare in un film interpretato (e realizzato) in gran parte da persone giovani. Quella di Jamie Lee Curtis nel ruolo di Laurie Strode fu invece una scelta suggerita da Debra Hill, che fu colpita dall'umiltà e dall'autenticità che la giovane attrice fece vedere durante i provini, a dispetto del suo essere figlia d'arte (come è noto, i suoi genitori sono i due famosissimi attori Tony Curtis e Janet Leigh). Per il ruolo di Michael, fu invece Carpenter a suggerire l'attore Nick Castle, suo ex compagno di università: era una parte che naturalmente non prevedeva battute e in cui il volto dell'attore non doveva mai apparire: la scelta del regista fu motivata soprattutto dalla particolarità delle movenze fisiche dell'attore, dal suo incedere determinato e allo stesso tempo aggraziato che gli sembrò perfetto per il senso di inquietudine soprannaturale che doveva essere trasmesso dal personaggio. Per la maschera che l'assassino avrebbe dovuto indossare furono proposti inizialmente due modelli: uno era una classica maschera da pagliaccio (modellata su quella di Emmet Kelly, noto clown americano), con il naso rosso, i capelli arruffati e un grosso ghigno sul volto; l'altro modello era invece ricalcato sul volto di William Shatner in Star Trek, con alcune modifiche quali l'ingrandimento dell'orbita degli occhi e il cambiamento di tono della pelle, resa decisamente più pallida: il particolare, inquietante risultato che ne scaturì, un volto praticamente privo di lineamenti, convinse subito tutti, e fu subito chiaro che era quello l'effetto più adatto al personaggio. Curiosamente, per l'unica scena in cui doveva apparire il volto di Michael senza maschera, fu invece ingaggiato un altro attore, Tony Moran, che girò quell'unica sequenza, in cui doveva soltanto togliersi la maschera e reagire a una pugnalata.
Un'ulteriore curiosità è rappresentata dal fatto che il nome di Michael Myers fu ripreso da quello di un distributore londinese (recentemente scomparso), che curò la distribuzione di Distretto 13: Carpenter volle fargli questo omaggio perché riteneva che egli avesse il merito di aver, di fatto, avviato la sua carriera.
Il regista compose la colonna sonora, sicuramente uno dei tratti distintivi del film, in soli tre giorni, usando per il tema principale un anomalo tempo di 5/4 riprodotto in ottave su un pianoforte; il risultato fu, come è noto, di grande impatto, al punto che ora tutti concordano che il commento musicale contribuisce in modo determinante all'angosciante atmosfera che si respira nel film.
La prima proiezione del film si tenne a Kansas City, in quattro cinema diversi, dopo una campagna pubblicitaria in sordina: i risultati furono buoni, e successivamente crebbero di giorno in giorno, fino a raggiungere livelli insperati (2000 dollari in un giorno nella sola Kansas City, dopo una settimana di programmazione), frutto di un rapido passaparola tra gli spettatori. Alla fine il film, costato complessivamente solo 300.000 dollari, incassò una cifra complessiva di 50 milioni di dollari, divenendo in breve il film indipendente più redditizio della storia del cinema, titolo che ha mantenuto fino a pochi anni fa.