Gomorra 3: vendette amare ed il peso dell'assenza

I primi due episodi della terza stagione si muovono tra continuità narrativa ed inevitabili nuovi scenari necessari per l'evoluzione della serie e dei suoi protagonisti.

Gomorra 3: Marco D'Amore è uno dei protagonisti della serie
Gomorra 3: Marco D'Amore è uno dei protagonisti della serie

Dopo essere stati proiettati in anteprima in oltre trecento sale cinematografiche in giro per l'Italia, le prime due puntate di Gomorra 3, hanno ufficialmente debuttato su Sky Atlantic. Un ritorno atteso un anno dopo quel colpo di pistola che ha simboleggiato la conclusione di un'importante capitolo della serie. Con l'uscita di scena di Don Pietro (Fortunato Cerlino), infatti, Gomorra - La Serie mette una sorta di immaginario punto ad una prima e fortunata fase per muoversi verso un nuovo arco narrativo.

Ma è proprio la morte del re di Scampia e Secondigliano e l'autoincoronazione di suo figlio Genny (Salvatore Esposito) sull'ambito trono paterno a ridisegnare la mappa delle alleanze e dei ruoli. Le novità della terza stagione non si limitano però al solo racconto. Tra le più immediate l'assenza alla regia, insieme a Claudio Giovannesi, di Stefano Sollima impegnato con le produzioni di ZeroZeroZero e l'hollywoodiano Soldado. Proprio il regista romano, già artefice del successo di Romanzo criminale - La serie, è stato fondamentale per creare lo stile e l'atmosfera che hanno reso Gomorra un prodotto di qualità esportato in oltre 190 Paesi nel mondo. Dopo la visione dei primi episodi appare chiaro come l'impronta stilistica alla base del progetto sia rimasta intatta e, al tempo stesso, introiettata nel taglio registico altrui chiamato a seguire l'evoluzione emotiva e geografica della serie.

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"I Savastano non si toccano"

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Il primo episodio, similmente a Vita mia del capitolo precedente, riprende da dove si era conclusa l'azione nel finale di stagione di Gomorra 2. Don Pietro è morto. A tradirlo il figlio e a premere il grilletto il suo ex fidato pupillo. Ciro (Marco D'Amore), dopo l'assassinio della moglie e la morte della figlia, non ha più nulla da perdere e decide di stringere un patto con l'amico/nemico di sempre. Un accordo che regala a Genny il potere a lungo agognato, ostacolato da quel padre ormai ingombrante, e a Ciro la vendetta amara per la morte della piccola Maria Rita. Specularmente a La fine del giorno anche qui gli sceneggiatori alternano morte e vita fin dalle primissime sequenze. Il corpo senza vita di Pietro Savastano e quello piccolo e vitale del nipote che porta il suo nome.

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Ancora una volta Genny e Ciro si scambiano di ruolo. Il ragazzo che non sapeva e voleva impugnare la pistola ha lasciato il posto ad un giovane uomo freddo e determinato mentre l'ex delfino di Don Pietro è un fantasma consumato dal dolore e dai sensi di colpa. Due facce della stessa medaglia che non hanno bisogno di parlare per comunicare. L'episodio non è circoscritto però al solo ambiguo e complicato rapporto tra i due ma si espande per mostrare le immediate conseguenze della morte del capo clan. Su tutte le reazioni di Patrizia (Cristiana Dell'Anna), che per fedeltà prima e amore di Don Pietro poi ha perso il rispetto e l'affetto dei fratelli, e dello zio Malammore (Fabio De Caro). Entrambi ignari del mandante dell'omicidio reagiscono decidendo di abbandonare il Sistema lei e vendicarne la morte lui. A deciderne il futuro sarà anche in questo caso Genny con le sue menzogne. Il nuovo capo che solo nel finale di puntata mostrerà un'umanità e un'emotività altrimenti represse per non rendersi vulnerabile e, quindi, pericolosamente debole.

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Questo inizio di stagione, come già abituati nei capitoli precedenti, non si concentra solo sulle azioni dei suoi protagonisti ma unisce al racconto di finzione elementi che si riferiscono alla cronaca. Da cortei funebri degni di un Santo per onorare un boss camorristico a riunioni tra confederati di vari clan per stabilire nuove strategie ed alleanze all'indomani della sua morte. Uno dei punti di maggiore forza della serie grazie al lavoro di crasi operato dai suoi sceneggiatori che attingono dal reale per alimentare la narrazione.

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Nuovi affari e "iene" vendicative

Gomorra 3, Ciro Di Marzio (Marco D'Amore) in una immagine
Gomorra 3, Ciro Di Marzio (Marco D'Amore) in una immagine

Continuando il parallelo con il primo episodio di Gomorra 2 anche qui gli autori decidono di inserire un salto temporale di un anno ed allontanarsi da Napoli per la quasi totalità della puntata. Protagonisti sono Genny e la Roma che, per la duplice valenza "lavorativa" ed affettiva, è sempre più base fissa della sua nuova vita. Proprio la sezione romana ci è parsa la meno coinvolgente ma, pensando a lungo termine, è possibile ipotizzare le conseguenze ed il peso che la nuova ramificazione degli affari del giovane boss avranno negli episodi a venire per la sua sfera privata e gli equilibri di potere.

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Inoltre se da un lato l'episodio diretto da Claudio Cupellini segna il ritorno di vecchie conoscenze come Giuseppe Avitabile (Gianfranco Gallo), dall'altro gioca con il potere esercitato da una figura fisicamente assente. Si tratta di Scianel, la iena messa in gabbia dalla nuora Marinella (Denise Capezza), che sfodera la sua influenza tramite Patrizia, ancora una volta "occhi e orecchie" altrui. Tradita da Don Pietro e dall'Immortale, Scianel, lavora nell'ombra per riscattare il suo ruolo e vendicare il figlio Lelluccio (Vincenzo Pirozzi). Ed è il lutto, l'elaborazione di una perdita, ad accomunare i protagonisti di Gomorra rendendoli meno distanti tra di loro. Un processo emotivo con il quale dovranno confrontarsi nel corso di questa terza stagione aperta con due episodi costruiti per creare un ponte tra il passato ed un futuro proiettato verso nuove lotte per il potere nelle quali presto s'inseriranno nuovi personaggi.

Movieplayer.it

3.0/5