Recensione Agata e Ulisse (2010)

Oltre che sul battibecco amoroso tra i due protagonisti, classicamente improntato sul reciproco disprezzo apparente edestinato inevitabilmente a lasciare spazio al revival romantico, il film punta molto anche sullo spunto comico offerto dalla tematica del paranormale.

Gli opposti si attraggono ancora

Cosa c'è di più accattivante per lo spettatore italiano medio degli amori impossibili? Se lo spettatore in questione è di sesso femminile e di un'età non più verdissima, probabilmente nulla. D'altronde è evidente come negli ultimi anni la televisione generalista abbia avuto un occhio di riguardo per la platea del cosiddetto sesso debole: tra storie in costume e romanticismo contemporaneo, la fame d'amore non ha avuto difficoltà ad essere soddisfatta.
Ma si parlava di amori impossibili, e quale amore è più impossibile di quello tra uno scienziato e una sedicente sensitiva? C'è da dire che i due protagonisti hanno scoperto l'incompatibilità delle loro carriere esattamente quindici anni dopo l'inizio della loro relazione. Ulisse, promettente professore all'università, aveva scelto la carriera accademica degli Stati Uniti, mentre Agata, studentessa di psicologia, non era certo intenzionata a cambiare i propri programmi di vita per qualcuno che nemmeno si era degnato di chiederglielo. Negli anni della separazione molto è avvenuto: ad esempio Agata, accantonata la psicologia (ma forse non del tutto: la sua concezione del lavoro di sensitiva è infatti la possibilità di dare una speranza alla gente, di farla sentire meglio con piccole, innocue bugie), ha anche pensato bene di avere una figlia. Il ritorno in patria di Ulisse, e il suo nuovo lavoro come direttore dell'Istituto di Studi sul Paranormale, offrirà ai due l'occasione di rincontrarsi, e di riprendere a litigare come se quegli anni di lontananza non fossero mai trascorsi. Nell'uomo ovviamente sorgerà il sospetto che la scaltra Milla possa essere sua figlia, ma Agata non è intenzionata a rivelare a nessuno chi sia il padre della ragazza: sarà così che Ulisse e la giovane stringeranno una strana alleanza per scoprire la verità, mentre un fantasma (stavolta vero, a quanto pare) non smette di perseguitare la malcapitata sensitiva.

Agata e Ulisse, oltre che sul battibecco amoroso tra i due protagonisti, classicamente improntato sul reciproco disprezzo apparente, destinato inevitabilmente a lasciare spazio al revival romantico, punta molto anche sullo spunto comico offerto dalla tematica del paranormale. Agata, quasi subendo una sorta di pena del contrappasso per tutte le piccole truffe ordite ai danni delle clienti, si troverà preda di quello che sembra essere a tutti gli effetti un vero abitante dell'aldilà, del quale Ulisse deve però attestare l'inesistenza. Anche grazie a questa intromissione ultraterrena, lo scettico e razionalista professore e la credula Agata avranno modo di incontrarsi e scontrarsi: i piccati scambi di battute tra i due danno vita ad alcuni dei pochi momenti di divertimento offerti dalla sceneggiatura, che per il resto si affida a personaggi stereotipati (la collega arrapata, il guaglione costantemente respinto ma mai disposto ad arrendersi) dalla dubbia comicità. La bravissima Elena Sofia Ricci, capace di infondere la giusta energia al proprio personaggio, regge praticamente da sola le sorti del film, riuscendo ad essere convincente tanto nel suo sgomento che ne momenti di rabbia e frustrazione, mentre Antonio Catania si mostra insolitamente sottotono e il resto del cast dà libero sfogo alle proprie velleità caricaturali. Una gestione raffazzonata del montaggio e alcune incertezze di sceneggiatura, che si concede qualche salto temporale e narrativo di troppo, impediscono al pubblico di farsi coinvolgere con facilità dalla storia, nonostante gli interrogativi in ballo sappiano suscitare la giusta curiosità.

Per quanto la contrapposizione tra due caratteri e due concezioni della vita diametralmente opposte possa dare vita a spunti narrativi divertenti, e per quanto in alcuni momenti ciò effettivamente accada, Agata e Ulisse si lascia troppo andare a un umorismo superficiale e a una caratterizzazione di scarso spessore dei personaggi. Peccato per la bella interpretazione di Elena Sofia Ricci, che fa rimpiangere ancora di più gli esiti di buona qualità che il progetto avrebbe potuto avere, senza il pressappochismo con cui è stato affrontato.