Gli italiani a Berlino hanno detto Ciao Italia

Da alcuni anni la capitale tedesca è considerata il polo culturale più libero ed evoluto di tutta l'Europa, tanto da richiamare l'attenzione di una nuova ondata d'mmigrazione. Sulle motivazioni di questo fenomeno che sembra coinvolgere tutte le fasce d'età e diverse estrazioni sociali, Barbara Bernardi e Fausto Caviglia hanno interrogato i diretti interessati per scoprire se è veramente tutto oro ciò che riluce

Berlino è la città dove puoi lavorare senza sacrificare il tuo tempo libero ed aspirare ad una buona qualità di vita. Praticamente una nuova Bengodi, una sorta di Nirvana culturale ed economico in cui sempre più italiani hanno deciso di trasferirsi per rincorrere i propri sogni di rinnovamento. Sarà per gli spazi ampi che offrono una visione sempre allargata dell'insieme o per quell'architettura costantemente in elaborazione che induce l'uomo all'illusione di potersi inventare nuovamente. Ma, nonostante sia stata ormai catalogata da alcuni anni come la capitale europea culturalmente più in fermento, cosa induce veramente un italiano al trasferimento immediato con tanto di famiglia al seguito? E, soprattutto, è veramente oro ciò che riluce? A queste due domande hanno tentato di dare una risposta Barbara Bernardi e Fausto Caviglia con il documentario Ciao Italia, in sala dal 30 gennaio. " L'idea del progetto è nata nel dicembre del 2010 - spiega Caviglia - Con Barbara stavamo cercando un tema da sviluppare a Berlino, quando ci siamo imbattuti nell'articolo di un giornale in cui si parlava di un'associazione italiana come un luogo di riunione per nuovi e vecchi arrivati. Così siamo andati a conoscere uno dei suoi fondatori, che ci ha raccontato molte storie di connazionali trasferiti in Germani. In seguito abbiamo iniziato a fare delle ricerche mettendo in moto amici e conoscenti. Solo dopo alcuni mesi, però, siamo giunti ad una scelta, ossia concentrarci proprio su i nuovi arrivati".

In questa categoria, però, i due registi hanno deciso di non inserire la compagine più giovane del nuovo popolo migratorio e di lasciare al proprio destino anche chi arriva a Berlino per scopi puramente artistici o comunicativi. La loro telecamera, invece, punta l'attenzione su gruppi famigliari che, a dispetto di una condizione piuttosto tranquilla anche in Italia, ha preso la decisione di stravolgere più vite in cambio della prospettiva di un futuro migliore, almeno per i propri figli. " Abbiamo volutamente evitato di coinvolgere e di incontrare giovani che per sfida, per voglia di conoscere o per trovare un lavoro decidono di lasciare un paese e tentare a Berlino - continua la Bernardi - ci interessavano, invece, persone che avevano rischiato una certa stabilità raggiunta, perché non riuscivano più a sopportare il modo di gestire sia le cose piccole che le cose grandi in Italia. Un modo che, per esempio, a detta di tutti i nostri protagonisti, non rispetta e non riconosce i diritti minimi dei cittadini". Per questo motivo, probabilmente, le tematiche affrontate dagli intervistati si sono concentrate quasi esclusivamente sull'aspetto più pratico della vita che, dall'organizzazione della scuola italo - tedesca dei loro figli, all'efficienza dei trasporti pubblici, sembra fare da garanzia per una quotidianità più agevole rispetto alla nostra. Certo, bisognerà vedere se questo entusiasmo durerà nel tempo per una città che, a detta di Fausto Caviglia, sta cambiando velocemente e non necessariamente in meglio.