Gli inferni di Joe Dante

Viaggio nei gironi cinematografici dell'autore de L'ululato e The Hole 3D, popolati di pesci killer, lupi mannari, e creature voraci. Un cinema all'insegna dell'intrattenimento, al quale non mancano l'ironia e una netta presa di posizione politica.

Tra licantropi, zombie, pesci assassini e creature dispettose e fameliche, il cinema di Joe Dante è sempre stato popolato di creature che sembrano uscite direttamente dalle pellicole del suo maestro, quel Roger Corman che diede l'avvio alle carriere di autori come Francis Ford Coppola e James Cameron; va detto tuttavia che i film del regista americano spesso affiancano alla loro dimensione più giocosa e legata all'intrattenimento una netta presa di posizione politica, vivacizzata e resa fruibile al grande pubblico da un'ironia beffarda. Nel corso della sua carriera, inoltre, Dante non ha mai rinunciato a mettersi in gioco con sperimentazioni più o meno ardite, e a misurarsi con altri linguaggi, oltre a quello cinematografico.

Uno degli esperimenti più interessanti risale ai primi anni '80 con L'ululato, che fu realizzato in contemporanea con un altro grande cult del genere horror quale è Un lupo mannaro americano a Londra, la cui produzione scippò a Joe Dante la collaborazione con Rick Baker, maestro degli effetti speciali che inizialmente avrebbe dovuto lavorare per L'ululato. Penalizzato da alcune scene che oggi risulterebbero pesantemente camp, oltre che datate, il film vantava effetti speciali particolarmente sorprendenti per l'epoca che tuttavia non poterono essere utilizzati in tutte le scene (per ragioni di budget, secondo Dante), e questo comprometteva seriamente il realismo di tutta la pellicola, Oltre a questo, il film puntava su una pioggia di citazioni divertite - non solo cinematografiche, ma anche letterarie - e ad un'insolita commistione tra thriller erotico (che negli anni immediatamente successivi avrebbe vissuto un momento particolarmente fortunato) e horror con i lupi mannari.
Messo da parte l'erotismo bestiale dei licantropi de L'ululato - che proseguiranno per la loro strada con una lunga serie di sequel - Joe Dante si dedica al pubblico più giovane, e lo fa accanto a Steven Spielberg che produrrà Gremlins, dopo una fortunata collaborazione per la versione cinematografica de Ai confini della realtà. Rispetto ai lupi mannari de L'ululato, i Gremlins sono più adatti a intrattenere i ragazzi, ma restano ugualmente irriverenti quanto basta per conquistare il pubblico, che in seguito farà la conoscenza di altre creature simili, concepite con la speranza che ottengano lo stesso successo.
In seguito tocca ad Explorers, che vede protagonisti due star agli esordi, come River Phoenix e Ethan Hawke alle prese con una navicella spaziale - tematiche care al cinema di Spielberg di quegli anni - quindi a Salto nel buio e L'erba del vicino, che invece è interpretato da un giovane Tom Hanks, allora lanciatissimo interprete di commedie. Dagli anni '90 il suo cinema si fa più politico, con Matinee e La seconda guerra civile americana dedicati a temi come la crisi dei missili di Cuba e l'integrazione degli immigrati negli USA, ma anche con il recente Homecoming, TV movie facente parte della prima stagione di Masters of Horror, non privo di ironia, ma diretto e spietato nell'accusare l'amministrazione Bush di un conflitto ingiustificato come quello in Iraq. Le domande più angoscianti come quelle di un genitore che si chiede con insistenza perchè suo figlio sia morto al fronte, non trovano risposta, e i soldati morti si vendicano tornando in vita come zombie, ma solo per votare contro chi li ha mandati inutilmente al massacro.
A questi progetti Joe Dante ha affiancato altri esperimenti di natura televisiva, e adesso sembra essere tornato ai temi delle origini con The Hole 3D, un film che vede protagonisti un gruppo di ragazzi alle prese con un nero abisso nel quale si nascondono le loro paure più profonde e nascoste. "In The Hole i protagonisti ostentano la stessa arrogante e divertente spavalderia che hanno i ragazzi nella vita reale" - ha anticipato il regista - "Il mio obiettivo è far sì che il pubblico si identifichi con personaggi gradevoli e credibili e che si preoccupi di quello che potrebbe succedergli indipendentemente dalla stranezza della situazione nella quale questi verranno a trovarsi. E' questo aspetto che mi ha portato ad optare per il 3D il cui uso in questo film ha l'obiettivo di permettere al pubblico di calarsi completamente nella storia e non di farlo trasalire sulla sedia".
Nonostante quindi la scelta "forzata" delle 3 dimensioni - che per il genere fantastico, di questi tempi è praticamente d'obbligo - il regista ci ha tenuto a precisare che si è trattata di una scelta puramente legata alla rappresentazione scenica, più che alla spettacolarità della pellicola stessa, e a tale proposito ha affermato di essersi ispirato a Delitto perfetto di Hitchcock, a quei tempi realizzato parzialmente in 3D: "Si tratta di aggiungere una freccia al tuo arco di possibilità" - ha spiegato - "Come cineasta hai un elemento in più a disposizione, vale a dire la profondità. Oggi stiamo cercando di fare in modo che l'aspetto 3-D diventi parte integrante della narrazione, quindi qualcosa di molto più sofisticato rispetto alle asce che volano verso il pubblico in sala".
Per scoprire in che modo il 3-D è diventato parte integrante della storia, in The Hole in 3D, e per calarci in questo nuovo incubo firmato da Joe Dante, non ci resta che aspettare l'attesa release italiana, che promette di inaugurare una nuova estate da brivido.