Gli autori di Biùtiful cauntri, cacciatori di discariche

Incontro romano con gli autori del coraggioso documentario dedicato all'argomento attualissimo dei problemi di smaltimento dei rifiuti in Campannia.

Si riaccendono le luci, dopo la proiezione per la stampa di Biùtiful cauntri, ed il tempo che trascorre prima che parta un caloroso applauso è minimo. Sono parecchi i critici e i giornalisti che si guardano tra loro, con l'espressione un po' attonita, come a sottolineare l'impatto di un film veramente duro, nel denunciare una situazione ambientale ormai completamente degenerata.
L'impressione comune è che Andrea D'Ambrosio, Giuseppe Ruggiero e Esmeralda Calabria, autori del documentario, abbiano colpito nel segno, grazie ad un cinema d'impegno civile in grado di far luce su parecchi aspetti ancora oscuri di un tema molto attuale: l'emergenza rifiuti nel napoletano.

Il fatto che il commissariamento duri in Campania già da 14 anni contribuisce comunque a smontare un dubbio, quello che la realizzazione di Biùtiful cauntri sosti troppo vicino ai più recenti fatti di cronaca; ed è ad ogni modo una preoccupazione superflua, considerando anche come il film ponga in evidenza, sin dalle prime battute, figure che da tempo non sospetto si battono contro questo stato di cose.
Tra queste figure spicca l'attivista di Legambiente Raffaele Del Giudice, presente in sala, ed è naturale che dopo aver partecipato alle riprese anche lui venga coinvolto nella discussione, accanto agli autori del documentario.

La denuncia che portate avanti attraverso il film è vibrante, eppure in certi momenti si ha l'impressione che manchi ancora qualcosa, per esempio il nome di certi sindaci, di certe imprese, delle personalità che hanno subito intercettazioni telefoniche. Come motivate questa scelta?

Giuseppe Ruggiero: Difficile in questi casi essere esaustivi, le responsabilità sono trasversali a 360 gradi. In più nell'utilizzare le intercettazioni bisogna tenere conto del segreto istruttorio. Per quanto riguarda invece il ruolo degli imprenditori e di certi politici mi sembra che siamo stati piuttosto espliciti; c'è infatti un cartello alla fine del film che ricorda, tra le altre cose, nome e titolari della società incaricata in Campania dello smaltimento dei rifiuti, travolta poi dagli scandali.

Andrea D'Ambrosio: Abbiamo anche voluto mostrare le brutture causate da questa situazione nelle campagne, concentrandoci sul punto di vista della popolazione.

Esmeralda Calabria: Insomma, abbiamo voluto rendere l'idea del ginepraio che ha determinato un simile sfacelo, occorre poi considerare che spesso nelle stesse intercettazioni da noi documentate sono semplici prestanome ad esporsi, anelli intermedi di una catena più lunga, mentre dietro ci sono in realtà i dirigenti di grandi aziende del nord e altri centri di potere che rimangono nell'ombra.

Nel farvi i complimenti per questa narrazione così tesa, drammatica, viene spontaneo sottolineare il coraggio di fondo dell'operazione. Come è nato il vostro rapporto di collaborazione? Avete subito intimidazioni da parte della camorra?

Andrea D'Ambrosio: Per quanto mi riguarda tutto è nato dall'incontro con Esmeralda, dalla volontà comune di denunciare questa realtà, per cui si è sviluppato un progetto cui ha dato ben presto il suo appoggio un vero esperto di ecomafie come Peppe Ruggiero. Fondamentale è stato, per tutti e tre, poter collaborare con il qui presente Raffaele Del Giudice, una persona che ogni mattina si sveglia con la coscienza di questi problemi e la volontà di affrontarli. Più in generale abbiamo avuto occasione di confrontarci tutti insieme con quella che Pasolini chiamava la "disperata vitalità", un impulso forte che spinge ad uscire da situazioni tragiche, perciò si può dire che per noi si è trattato di un'esperienza umanamente bellissima. Anche se in certi momenti è stata dura, ed abbiamo rischiato un crollo emotivo gigantesco, soprattutto incontrando quelle persone, contadini e allevatori di bestiame, che per le conseguenze ambientali di questo disastro stanno morendo nel silenzio generale.

Raffaele Del Giudice: Per quanto riguarda me, ci tengo a testimoniare la grande umiltà e disponibilità con cui i tre registi si sono accostati alle storie che volevano documentare, seguendomi dappertutto, accompagnandomi in quei giri che hanno permesso poi di far emergere la vicenda nei suoi vari risvolti. Per quanto riguarda invece la Camorra è sbagliato pensare che si ricevano minacce de visu ogni giorno. In molti casi la Camorra non agisce così, ma ti fa sentire una certa aria, riuscendo lo stesso a far avvertire concretamente la sua presenza. Bisogna però aggiungere che quando si crea una forma di solidarietà nazionale queste forze inevitabilmente arretrano, lasciando intendere quanto sia bello tornare a sentirsi italiani, al di là di tutto.

Cosa pensate, relativamente allo stato d'emergenza attuale, del piano proposto da De Gennaro in qualità di commissario straordinario?

Raffaele Del Giudice: In realtà siamo piuttosto critici. Adesso c'è questa tendenza a tirare a campare, la ricerca del fosso dove buttare i rifiuti per toglierli dalla strada, ma dietro tutto questo non si intravede una progettazione e la gente giustamente non si fida. Molti hanno capito che probabilmente queste fosse di stoccaggio non verranno realizzate rispettando certi criteri, perciò protestano. De Gennaro dovrebbe attivarsi invece su altri canali, per esempio puntando su quella raccolta differenziata che, per quanto non se ne parli, era tra le poche cose impostate bene.

Esmeralda Calabria: Sono completamente d'accordo, e mi chiedo perché non si pensi piuttosto a realizzare un impianto CDR che funzioni, visto lo sfacelo di quelli attuali!

E in questo quadro quale ruolo riveste la stampa? Sembra quasi, confrontando il documentario con i servizi televisivi cui siamo abituati, che i giornalisti preferiscano puntare il dito sulla gente che protesta sui binari, piuttosto che parlare di quelli che si ammalano o addirittura muoiono per le conseguenze dell'inquinamento, dei rifiuti abbandonati a cielo aperto.

Esmeralda Calabria: Verissimo, sulla stampa nazionale di quello che accade realmente in Campania non compare praticamente nulla. Io che venivo da fuori ho cominciato a comprare Il Mattino di Napoli per avere un'idea meno vaga di quanto stesse accadendo. Evidentemente non c'è interesse che certe notizie escano dal territorio. Quando abbiamo presentato il nostro documentario al Festival di Torino la gente è rimasta scioccata, non se lo aspettava.

Ma ci sono sul territorio altre persone, o gruppi, che si oppongono al degenerare della situazione dei rifiuti con lo stesso encomiabile impegno mostrato da Raffaele Del Giudice?

Andrea D'Ambrosio: Certo, come lui tra i cittadini di Acerra o di altri comuni del napoletano ve ne sono altri, anzi, tutto sommato non concordo neppure in toto sulla visione della stampa proposta da Esmeralda; anche alcuni giornalisti hanno aiutato a far emergere aspetti così oscuri come l'inquinamento diffuso, gli avvelenamenti da diossina. Mascherare tali verità non serve più a niente, ci sono già comuni che fanno la raccolta differenziata, c'è insomma una parte della società civile che protesta e che chiede di dimettersi ai rappresentanti di una classe politica corrotta.

Giuseppe Ruggiero: Risulta poi comodo, per alcuni, che le azioni di protesta vengano identificate con la Camorra, che di conseguenza tenta di infiltrarsi, proprio per sconfessare l'operato legittimo ed estremamente positivo dei cittadini onesti, dei vari comitati locali.

Quanta collaborazione avete trovato negli abitanti delle zone colpite dal problema?

Raffaele Del Giudice: Tantissima collaborazione, fino a ricevere le chiavi di vialetti privati e di altri spazi da parte dei proprietari di terreni, intenzionati così ad agevolare le nostre ricognizioni del territorio.

Esmeralda Calabria: A questo si possono aggiungere tanti altri segnali di solidarietà, che ci giungevano quotidianamente. Un trattamento molto diverso e decisamente più confidenziale, a ben vedere, rispetto a quello riservato alle troupe televisive italiane e straniere, che spesso si sono recate lì senza interessarsi realmente ai problemi della popolazione.