Recensione Severance - Tagli al personale (2006)

L'opera seconda del giovane regista inglese Christopher Smith ci trascina nei boschi della Transilvania al seguito di un gruppo eterogeneo di manager rampanti alle prese con problemi estranei alle "logiche aziendali".

Gita aziendale, vietato mancare

La Palisade Defence è un'efficientissima ditta della new economy che produce armi. I suoi migliori impiegati vengono inviati in un alloggio sperduto ai confini tra Ungheria e Romania per un tour aziendale, ma ben presto scoprono di non essere i soli ospiti della zona. Da questo spunto non particolarmente originale prende avvio l'opera seconda del giovane regista inglese Christopher Smith che, due anni dopo il claustrofobico Creep, ci trascina nei boschi della Transilvania al seguito di un gruppo eterogeneo di manager rampanti alle prese con problemi estranei alle "logiche aziendali". La marcia in più di Severance è la scelta arguta (e indubbiamente calcolata) di mescolare lo slasher movie della più classica tradizione orrorifica con la commedia, il tutto condito da un pizzico di satira politica. Così quello che poteva diventare uno scialbo polpettone horror usa e getta si rivela in realtà una pellicola non priva di spunti di interesse.

Dopo Creep, Christopher Smith sembra essere maturato e ce lo dimostra la sua abilità di gestire sapientemente l'alternanza stilistica che sta alla base della struttura narrativa di Severance. Così alla sequenza d'apertura in stile Venerdì 13, che si rivelerà in realtà un brillante flashforward, segue un siparietto comico che svolge la duplice funzione di presentare i personaggi con le loro peculiarità e idiosincrasie che si accentueranno nel corso della pellicola, e di introdurre la politica aziendale della Palisade Defence con un irresistibile video promozionale in cui l'amministratore delegato illustra le numerose virtù dell'azienda e dei suoi prodotti bellici. Smith decide coraggiosamente di sconvolgere le tradizionali strategie volte a produrre suspence divertendosi a ingannare ripetutamente le aspettative dello spettatore, così i momenti più tipicamente horror sfociano regolarmente in falsi allarmi che sgonfiano la tensione, mentre il terrore vero appare all'improvviso senza lasciare scampo.

Consapevolezza nell'uso della macchina da presa, mobile all'occorrenza senza mai gigioneggiare inutilmente, contrappasso tra le immagini sanguinolente e le musichette vivaci delle sequenze introduttive, buona gestione del cast, macchiettistico ma non troppo, che si rivela adeguato allo scopo finale. I pregi di Severance sono evidenti e ben valorizzati. Sicuramente non siamo davanti a un capolavoro, ma a un prodotto confezionato con abilità, il che gli permette di travalicare il genere nonostante i mezzi evidentemente limitati. In un impeto di autocompiacimento Smith non manca di sfoggiare la sua cultura cinematografica spargendo qua e là citazioni con un occhio di riguardo al primo John Carpenter, e addirittura osa con l'introduzione di piccoli film nel film che mimano vari stili, dall'old horror del muto al war movie, in quello che risulta il momento più didascalico della pellicola, compensato però da scene efficaci e agghiaccianti come quella della tagliola o l'esilarante lanciarazzi made in Palisade. Un mix di splatter e humor inglese che non potrà che divertire gli appassionati del genere.

Movieplayer.it

3.0/5