Gianni Schicchi, recensione: la casa si fa palcoscenico

La recensione di Gianni Schicchi, ibrido fra teatro e cinema presentato fuori concorso al Torino Film Festival 2021.

Un primo piano di Giancarlo Giannini a Locarno 2014
Un primo piano di Giancarlo Giannini a Locarno 2014

Con la recensione di Gianni Schicchi ci addentriamo in un mondo interdisciplinare, che il Torino Film Festival ha identificato con l'appellativo Tracce di teatro. Il respiro della scena: in questa sottosezione del Fuori Concorso della kermesse piemontese sono infatti ospitate opere che, in un modo o nell'altro, rimandano all'universo del palcoscenico. Nel caso specifico di Schicchi, che esce in sala subito dopo il passaggio torinese, il fascino dell'operazione sta nella firma in calce: Damiano Michieletto, classe 1975, da anni uno dei più apprezzati registi teatrali europei, soprattutto in ambito lirico, con spettacoli messi in scena alla Fenice e alla Scala, nonché nei più prestigiosi teatri del continente, da Vienna a Berlino passando per Londra e Salisburgo. In questa sede debutta dietro la macchina da presa, scegliendo per il suo esordio uno dei tre atti unici che compongono il celebre Trittico di Puccini, quello che più degli altri due ha goduto di fama e vita propria, andando contro le intenzioni del musicista che voleva che le tre opere fossero sempre rappresentate insieme.

Parenti serpenti

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Gianni Schicchi: Giancarlo Giannini sul set

Gianni Schicchi mette in scena la vicenda dell'omonimo personaggio, realmente esistito ma con pochi dettagli biografici noti. Quello che si sa del cavaliere Gianni Schicchi de' Cavalcanti viene infatti soprattutto dall'Inferno di Dante, dove Schicchi è nel girone dei falsari per aver impersonato un defunto, Buoso Donati il Vecchio, al fine di ratificare un testamento fasullo su richiesta dei parenti. Puccini si ispirò all'episodio dantesco per un atto unico dai contorni leggeri, ed è da lì che trae spunto il film di Michieletto, interamente ambientato nella casa del Donati che si fa teatro di buffi intrighi espressi sotto forma di canzone. Il principale "tradimento" del testo è l'inclusione del personaggio di Buoso, che nella versione pucciniana è morto e sepolto e appare solo nella forma impersonata da Schicci, mentre qui apre le danze, presentandoci in veste di fantasma la sua dimora. Non canta, ma si esprime con fare poetico, incarnato da Giancarlo Giannini che dà all'operazione quel sentore cinematografico in più, essendo gli altri attori tutti di estrazione teatrale e lirica.

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Emozioni in presa diretta

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Gianni Schicchi: Giancarlo Giannini in una scena del film

La grande particolarità del film, come evidenziato anche nei titoli di coda che mostrano brandelli di backstage ed errori sul set, è la scelta di Damiano Michieletto di girare tutto in presa diretta, senza ricorrere al playback per le canzoni come è la prassi al cinema (salvo rare eccezioni). Una decisione fondamentale dato che, a parte Giannini, gli attori si esprimono solo tramite il canto e di conseguenza rendono subito tutto il registro emotivo delle loro interpretazioni, senza doversi adattare fisicamente allo sforzo canoro preregistrato.

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Gianni Schicchi: una sequenza

È un esercizio che al contempo espone la natura teatrale dell'operazione e del background del regista e mette in evidenza l'ambizione puramente cinematografica della visione di Michieletto, tra primi piani e carrelli che trasformano la casa in set e palcoscenico, luogo e non-luogo che fanno da centro nevralgico per un divertissement breve (75 minuti) ma intrigante. Data la sua natura è difficile dire se avrà molto seguito al di fuori della cerchia di conoscitori del cineasta e appassionati di teatro e lirica in generale, ma rimane un interessante biglietto da visita per future incursioni sul grande schermo. Forse, chissà, gli altri due episodi del Trittico...

Conclusioni

Chiudiamo la recensione di Gianni Schicchi ribadendo come si tratti di film ibrido tra teatro e cinema che porta sullo schermo, con fare volutamente artificioso e in modo affascinante, la celebre opera di Puccini, per la regia dell'esordiente Damiano Michieletto, veterano del mondo lirico.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
5.0/5

Perché ci piace

  • La presa diretta per le canzoni contribuisce all'impatto emotivo delle interpretazioni.
  • Giancarlo Giannini è molto divertente come guida fantasma al contesto del film.
  • La palese origine teatrale del progetto fa parte del fascino dell'adattamento cinematografico...

Cosa non va

  • ... ma rischia anche di non attirare l'attenzione di chi non si interessa già all'ambito operistico.