Recensione SMS - Sotto mentite spoglie (2007)

Il film non è mai pungente, il suo umorismo non vuole essere sferzante, ma mira solamente ad intrattenere volando basso, riproponendo quelle insoddisfazioni della famiglia borghese italiana già viste altrove.

Generazione SMS

Cosa accadrebbe se una richiesta d'appuntamento via sms fosse inviata per sbaglio ad un'altra persona? Se lo chiede Vincenzo Salemme nel suo nuovo film, SMS - Sotto mentite spoglie, e la risposta che il comico napoletano si da sembra essere la perfetta giustificazione ad un tradimento e quindi un buon pretesto per una classica commedia degli equivoci. Nasce così il personaggio di un avvocato felicemente sposato (interpretato dallo stesso Salemme) che si ritrova coinvolto, per via di un SMS mandato accidentalmente alla donna del suo miglior amico, in un tradimento suo malgrado e nel conseguente tentativo (nelle intenzioni degli sceneggiatori esilarante ma in pratica insipido) di tenerlo nascosto alla propria moglie. E a tradire in questo film sono anche il miglior amico del figlio, che si porta a letto la ragazza di questi, ed un commercialista che cornifica la moglie con una rumena di Bari. Perché al giorno d'oggi c'è sì spazio per l'amore, purché questo non vieti l'appagamento degli impulsi sessuali di passaggio. Ecco allora che amore e tradimento vanno puntualmente a braccetto e trovano vigore e nuova linfa l'uno dall'altro.

In SMS si riflette, ma senza mai scavare a fondo, del rilassamento degli affetti, delle finzioni del matrimonio, del tradimento-salvifico che fa sopravvivere i rapporti e li ravviva. Nella società borghese descritta da Salemme la noia del benessere può portare allo scolorirsi del vivere e all'affaticamento dello stare insieme e quindi il tradimento risulta un buon antidoto alla mostruosità dell'abitudine. Tutti i personaggi del film si nascondono dietro vite e rapporti perfetti, ma nell'intimo sono tutti traditori senza troppi rimorsi. Certo, qui si ciancia di corna senza prendersi troppo sul serio e coi toni scanzonati della commedia all'italiana più inoffensiva, ma ciò nonostante i continui tradimenti da parte dei cosiddetti "migliori amici" non possono che apparirci così squallidi e patetici che ci rifiutiamo di credere possano divenire la normalità. Se l'amore al tempo d'oggi deve riconfigurare sul serio sé stesso sull'istituzionalizzazione del tradimento c'è davvero da preoccuparsi.

Salemme, aiutato da Ugo Chiti (lo sceneggiatore de L'imbalsamatore e dei due Manuale d'amore), tenta la carta dell'incrocio di diverse comicità: toscana, romana e, naturalmente e soprattutto, napoletana. Così viene chiamato all'appello un altro pezzo grosso della risata, Giorgio Panariello, e si imbastisce una serie di siparietti che sottolineino la loro diversa provenienza geografica e quindi il loro differente modo di prendere la vita col sorriso. Però il colore partenopeo del personaggio di Salemme sembra sempre forzato, e l'innata simpatia che suscita il dialetto napoletano viene neutralizzata dal suo continuo abuso. Del resto quasi non ci si accorge, perché SMS non è mai pungente, il suo umorismo non vuole essere sferzante, ma mira solamente ad intrattenere volando basso, riproponendo quelle insoddisfazioni della famiglia borghese italiana già viste altrove. Per fortuna c'è la bellezza mediterranea di Luisa Ranieri ed è un piacere rivedere, anche se nel piccolo ruolo della figlia rompiscatole, quella peste di Gabriela Belisario, la ragazzina terribile de L'estate del mio primo bacio, che anche qui conferma il suo innato talento comico.