Il trono di spade - Stagione 1, episodio 8: La guerra alle porte

Qualche debolezza nella struttura, ma la solita, insostenibile tensione drammatica per un episodio della serie la cui teleplay porta la firma illustre di George R.R. Martin.

Per non lasciarci alcun dubbio sulla drammaticità e la brutalità di questa parte finale della prima stagione di Game of Thrones, questo The Pointy End, la cui teleplay porta la firma di George R.R. Martin, autore della saga delle Cronache del ghiaccio e del fuoco da cui lo show è tratto, inizia con una carneficina. Mentre il capofamiglia Ned Stark, accusato di alto tradimento, langue in una cella, la "danza" di sua figlia Arya con il suo maestro di spada Syrio Forel è interrotta dall'attacco dei peggiori ceffi tra gli uomini al soldo dei Lannister, e apparentemente nessuno viene risparmiato tranne Sansa, che la regina-madre Cersei sa di poter manipolare, mentre la piccola Arya riesce a fuggire, non prima di aver compiuto un gesto irreparabile per difendersi: il primo sangue versato da Ago, la piccola spada donatale da Jon Snow.

Ma la battaglia tra il leone e il lupo è già in corso da qualche tempo, dato che il rapimento di Tyrion da parte di Catelyn Stark aveva già fatto scendere sul sentiero di guerra il capo della casata dei Lannister, Tywin, e suo figlio Jaime, che, a capo di due eserciti, stanno devastando la terra d'origine di Catelyn, le Riverlands. Come sappiamo, però, Tyrion è riuscito a liberarsi, anche se dovrà salvarsi la pelle a suon di munifiche promesse ancora una volta prima di ricongiungersi agli "amati" parenti. E a proposito di parenti, Lady Stark è anche meno fortunata di lui, dato che non riesce a convincere sua sorella, la psicolabile Lysa Arryn, a intervenire con le sue forze per salvare la vita di Ned, Sansa e Arya.
A Winterfell, però, è il giovane Robb ad alzare gli scudi per difendere il padre e l'onore della sua famiglia, non appena scopre che suo padre è prigioniero e che lui stesso è convocato ad Approdo del Re del giurare fedeltà a Joffrey. I cavalieri fedeli alla casata sono presto convocati, e Rob, con l'aiuto del suo meta-lupo Grey Wind, è presto in grado di dimostrare di avere la maturità e la stoffa del leader, e di muovere con un ampio contingente verso sud, dove lo aspettano bellicosi Tywin e Jamie.
Eventi meno affini alla tenzone tra gli Stark e i Lannister, ma sempre piuttosto inquietanti, avvengono ai piedi della Barriera, quando le salme di due degli uomini del ranger Benjen Stark vengono ritrovate e portate alla fortezza di Castle Black; è Sam Tarly a notare che, pur essendo morti da giorni, non emanano odore, ed è Ghost, il lupo di Jon, ad avvisare il giovane della vera natura di questi cadaveri, in modo il giovane che possa salvare il comandante Mormont. E' presto evidente che i due sono stati "toccati" dai White Walkers, i mostri che da centinaia di anni vivono oltre la Barriera, e che, con il lungo inverno ormai imminente, stanno iniziando a risvegliarsi.
La visita di questa settimana a Daenerys Targaryen e al suo Khal, oltre il Mare Stretto, è piuttosto breve, ma intensa. Il khalasar ha attaccato un villaggio per catturare uomini da vendere come schiavi, e ottenere l'oro per le navi da mettere al servizio della Khaleesi e del suo sogno di recuperare il Trono di granito, ma Dany non accetta che le ragazze del luogo debbano subire le violenze dei guerrieri di Drogo. Il Khal le dà ragione e finisce per duellare con uno dei suoi capitani che osa sfidarlo e insultare la sua donna: il risultato è una terrificante, esaltante esplosione della brutalità di Drogo e della possanza fisica del bellissimo attore che lo interpreta, l'hawaiano Jason Momoa.
The Ponty End non è forse il migliore episodio della serie fino ad ora, a causa di qualche debolezza nella struttura. I segmenti dedicati alle varie storyline non sono perfettamente bilanciati come siamo abituati, ad esempio i brevi passaggi sul Ned incarcerato sono fiacchi, anche se la loro funzione è comprensibile; la parte relativa ad Arya si interrompe troppo bruscamente, e allo stesso modo la parentesi nella terra dei Dothraki è, anche se in sé ottima, complessivamente un po' disorganica all'interno della narrazione.
Ma anche considerati gli standard elevatissimi di Game of Thrones siamo comunque di fronte a un episodio di grande efficacia, ricco di momenti di tensione insostenibile, e in cui si amplifica il senso di minaccia; la minaccia, per di più, di una fine cruenta e detestabile per personaggi che ormai amiamo irrimediabilmente. Arya fugge, è vero, lasciandosi però alle spalle Septa, Syrio e il resto delle persone con cui è cresciuta, oltre alla sua già corrotta innocenza. Ned, dopo aver scoperto che Cat non ha più Tyrion in ostaggio, aspetta solo la morte. E Robb e sua madre sanno che devono sconfiggere le superiori forze dei Lannister o sarà la fine per Ned, per Sansa, e per tutti gli Stark.
E alla minaccia si accompagna il mistero: l'impronunciabile, inconoscibile e inimmaginabile mostruosità dei White Walkers, che possono porre fine a tutte le rappresaglie scalando la Barriera e spegnendo orribilmente la contesa per i Sette Regni di Westeros.

Movieplayer.it

4.0/5