FlashForward - Stagione 1, episodio 2: White to Play

Continuano le indagini dell'agente Benford sul blackout collettivo e nuovi dettagli vengono alla luce sui possibili responsabili del fenomeno.

Un evento globale come quello che fa da premessa alle storie che ci vengono raccontate in FlashForward non può non colpire l'immaginazione degli abitanti dell'universo narrativo della serie e quindi non ci stupisce, ma ci affascina, l'incipit del secondo episodio White to Play, che ci mostra un gruppo di bambini steso al suolo per riprodurre, anche nei loro giochi, il blackout che ha colpito l'intera popolazione mondiale. Una sola bambina, nel cortile della scuola, non partecipa al gioco: Charlie, ma piccola figlia dell'agente Benford e di Olivia, così scossa da quello che ha visto nel corso del suo flashforward da non volerne parlare con nessuno.
E' la sua visione, o il mistero relativo ad essa, a fare da contrappunto a White to Play, sia nel suddetto incipit, sia successivamente, quando in ospedale con la madre Olivia riconosce il figlio di Lloyd Simcoe, disperandosi nel vederlo ferito, sia infine nel twist finale su D Gibbons che si ricollega ad una delle tracce relative al mistero del blackout, visto dal padre sulla lavagna con gli indizi nel corso del suo flashforward che lo vedeva impegnato nell'indagine.

E' infatti l'indizio che conduce a D Gibbons ad essere preso in esame dalla storyline principale del secondo episodio della serie, una traccia che si impone all'attenzione della squadra impegnata nelle indagini quando una certa Deirdre Gibbons, detta Didi, si mette in contatto con loro ed in particolare con l'agente Demitri Noh. La pittoresca donna, una signora di 45 anni residente ad Anaheim dove gestisce una pasticceria, arriva in ufficio per mettere in chiaro la sua posizione su consiglio del suo pastore, a causa del suo flashforward che l'ha vista discutere a telefono con qualcuno riguardo quella che sembra essere una truffa. La telefonata l'ha portata nella sede dell'FBI ed in particolare dagli agenti Benford e Noh, ma l'arrivo della donna spinge loro ad approfondire sulla sua persona e sul log della sua carta di credito, dal quale arrivano allo Utah, stato in cui è presente una località chiamata Pigeon, un'altra parola estrapolabile dal racconto della donna.

La visita in Utah porta a due conferme: in primo luogo che si tratta di una pista da seguire ed approfondire, perchè sul posto i due agenti scoprono una fabbrica di bambole abbandonata al cui interno si imbattono in un misterioso individuo che, prima di dar fuoco all'edificio, pronuncia l'altrettanto misteriosa frase "chi prevede le calamità le soffre due volte". Si tratta proprio di Gibbons o solo di qualcuno collegato a lui?
La seconda conferma sembra riguardare Noh: l'agente con cui entrano in contatto sul posto non ha visto assolutamente niente nella sua visione, come il Coreano collega di Benford, e muore poco dopo nello scontro con il presunto Gibbons. Per Noh è una conferma della sua idea che il non aver visto nulla significa che non sarà più vivo il 29 aprile 2010, ma per saperne di più decide di lasciare un messaggio sul sito The Mosaic Collective, messo in piedi per raccogliere le testimonianze di tutta la popolazione e cercare di risalire a punti di contatto o eventuali indizi su cosa e come sia successo realmente.
La sua richiesta non resta inevasa ed è il secondo twist che arriva a pochi minuti dal termine dell'episodio: una donna si mette in contatto con lui spiegandogli che nel suo flashforward stava esaminando un file riservato in cui si citava la morte dell'agente, avvenuta il 15 Marzo 2010.
Il destino dell'agente Noh è veramente segnato? Quanto e come è possibile cambiare quello che i vari protagonisti hanno visto?

E' la domanda principale dello show e Mark Benford sembra intenzionato a cambiare il suo di futuro, così proprio in White to Play fa i primi passi in quella direzione, bruciando il braccialetto regalatogli dalla figlia, che indossava nella sua visione. Un piccolo gesto in direzione di un cambiamento ben più grande che coinvolge il destino della sua relazione con la moglie: se infatti in No More Good Days Olivia si era vista impegnata sentimentalmente con un uomo che non conosceva e quindi questo potenziale futuro appariva meno realistico, ora la moglie di Mark ha scoperto l'identità dell'uomo e l'ha incontrato di persona: è infatti Lloyd Simcoe, il padre del bambino a cui ha salvato la vita dopo il blackout. Nella loro conversazione, l'uomo non ha dato segni di averla riconosciuta, ma è veramente così o entrambi sanno di un potenziale futuro insieme?
Certo è che questo cambiamento sembra aver colpito Mark nel profondo e percepisce la situazione in modo diverso, valutando la possibilità che la moglie lo lasci per Simcoe ben più concretamente, una sensazione a cui contribuisce il fatto che la piccola Charlie sembra aver riconosciuto il figlio dell'uomo, chiaro segnale di contatti successivi tra i due.
Nel frattempo una donna della sicurezza nazionale, Anastasia Markham, giunge nella sede dell'FBI di Los Angeles per capire perchè quel particolare ufficio si sia auto-nominato a capo delle indagini sul fenomeno, ma questo non frena gli agenti al lavoro, che intanto continuano ad indagare anche sulla spettrale figura colta dall'agente Hawk nella ripresa allo stadio, l'individuo ormai denominato Suspect Zero di cui elaborazione del filmato hanno dato anche un'altezza approssimativa in attesa di ulteriori risposte da esperti del settore. Riguardo Suspect Zero, un ulteriore dettaglio sembra indicare che non fosse l'unico sveglio al momento del blackout, perchè log delle telefonate del suddetto Gibbons li danno a telefono insieme anche 30 secondi dopo l'inizio del fenomeno. Gibbons sembra essere veramente un "bad man", come lo definisce la piccola Charlie negli ultimi istanti dell'episodio.

White to Play vede ancora una volta il creatore David S. Goyer alla regia ed alla sceneggiatura, in compagnia di Marc Guggenheim, esperto nel settore delle serie tv, e continua a dispiegare il mistero relativo al fenomeno che dà il via a FlashForward cercando di bilanciare i quesiti filosofici che questo solleva e la parte più puramente investigativa dello show, che prende le mosse dalla visione dell'agente Benford di Joseph Fiennes. Se l'indagine procede con relativa velocità, senza rallentare il ritmo della serie e non dimostrandosi fin qui avara di nuove informazioni allo spettatore, poco riuscito è il tentativo comprensibile di ricapitolare quanto già visto per aiutare la comprensione per favorire spettatori distratti o che abbiano iniziato la visione dopo il primo episodio della serie. Si tratta di passaggi che appaioni forzati, ma che non rovinano la visione della serie che continua a mantenere la curiosità per la soluzione del mistero ed a risultare riuscita nel rendere l'idea di un fenomeno globale nelle sue implicazioni e nelle sue conseguenze.