Final Fantasy XVI, un videogioco giapponese per i fan de Il Trono di Spade?

Final Fantasy XVI è il gioco di avventura giapponese che tutti i fan de Il Trono di Spade e House of the Dragon dovrebbero provare: ecco cinque motivi.

Final Fantasy XVI, un videogioco giapponese per i fan de Il Trono di Spade?

In più di un'occasione, il producer Naoki Yoshida - praticamente una leggenda nel settore - ha dichiarato che la sua Creative Business Unit III di Square Enix si è ispirata tantissimo a Il Trono di Spade mentre sviluppava Final Fantasy XVI, l'ultimo gioco della famosissima serie che è arrivato sugli scaffali lo scorso giugno. Un titolo che ha diviso critica e pubblico sulla sua natura più orientata all'azione rispetto al passato (ne abbiamo parlato nella nostra recensione del gioco), e che pertanto ha fatto molto discutere soprattutto i fan storici di Final Fantasy, un marchio che non dovrebbe avere bisogno di presentazioni e che è già arrivato due volte anche sul grande schermo: nel 2001 con The Spirits Within e nel 2016 con Kingsglaive.

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Su una cosa, però, Final Fantasy XVI ha messo tutti d'accordo: nel gioco si respira veramente l'aria de Il Trono di Spade. In un cambio di passo che ha spiazzato tutti, lo sceneggiatore a capo Kazutoyo Maehiro ha scritto il Final Fantasy più sanguinoso, viscerale e cinematografico nella storia della serie. L'idea era quella di rivolgersi a tutti i fan, vecchi e nuovi, ma anche ai giocatori che per la prima volta si avvicinavano a un Final Fantasy, perciò bisognava raccontare una storia che parlasse alle generazioni moderne e che fosse in linea con ciò che ci si aspetterebbe da una produzione di altissimo livello: ecco, quindi, cinque motivi per cui un fan de Il Trono di Spade dovrebbe dare una chance a Final Fantasy XVI.

La violenza e il sesso

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Certo non saranno i motivi più importanti per giocarlo, ma il realismo di Final Fantasy XVI, sotto questo aspetto, potrebbe incuriosire i neofiti che guardano ai videogiochi giapponesi tra diffidenza e preconcetti. Ambientato in un mondo medievaleggiante che si chiama Valisthea, ma che a più riprese ricorda il Westeros de Il Trono di Spade, Final Fantasy XVI è un gioco che non le manda a dire, e fin dai primissimi minuti assistiamo a un massacro sul campo di battaglia, mentre forze politiche discutono il destino dei loro regni e uomini e donne consumano le loro passioni nelle camere da letto o nei corridoi bui dei castelli.

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Per amor di precisione, le scene di vera intimità si contano sulle dita di una mano, e spesso le conversazioni - tutte in italiano, scritte e doppiate - alludono al sesso in maniera più o meno esplicita; ciò nondimeno, il fan abituato ai precedenti Final Fantasy potrebbe restare un po' scioccato dalla piega matura che ha preso la sua serie preferita, mentre lo spettatore abituato all'erotismo de Il Trono di Spade potrebbe riconoscere e apprezzare le sfumature crude e adulte che queste piccole aggiunte conferiscono alla narrativa. Tutto è ampiamente contestualizzato e mai forzato, mentre per la violenza c'è poco da fare: il sangue scorre a fiumi. Non siamo ai livelli di Mortal Kombat, questo è chiaro, ma quello che si vede a schermo e le allusioni a violenze carnali e sacrifici umani servono a delineare in maniera assoluta la brutalità di un mondo sull'orlo del baratro.

La storia tra fantasy e politica

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Come abbiamo detto, Final Fantasy XVI è ambientato in un mondo che si chiama Valisthea. A differenza di quello de Il Trono di Spade, dove almeno all'inizio la magia è considerata un semplice mito, a Valisthea si attinge ai poteri dei giganteschi Cristalli Madre e dei loro frammenti per lanciare piccoli incantesimi di utilità generale. Alcuni individui, tuttavia, nascono col potere di esercitare la magia senza bisogno dei cristalli: etichettati come mostri, sono chiamati Portatori e solitamente ridotti in schiavitù. Alcuni Portatori sono definiti Dominanti: in essi albergano delle vere e proprie divinità, in cui possono trasformarsi a caro prezzo. Inutile dire che in un mondo che segue queste regole, la politica non può che diventare il peggiore dei mali.

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La storia di Final Fantasy XVI ruota intorno al rapporto di potere che si crea tra i regni e i loro Dominanti - che alcuni venerano e altri temono un po' come i draghi di House of the Dragon - ma dà ampio spazio alle trame politiche e alla riflessione sociale. Le prime invadono la scena con frequenza, ramificandosi così tanto che gli autori si sono inventati una funzionalità chiamata Active Time Lore: praticamente si può mettere in pausa il gioco in qualsiasi momento per consultare un sintetico glossario che descrive i personaggi e gli argomenti della conversazione. Un escamotage che sarebbe utile durante i rewatch de Il Trono di Spade. In questa storia non ci sono maghette o adolescenti che combattono il male con la forza dell'amicizia, e nessuno - ma proprio nessuno - è mai al sicuro: i morti si contano già nel prologo e in molti casi prendono davvero alla sprovvista, in puro stile Ned Stark.

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Un cast ricco e sfaccettato

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Il giocatore assume il controllo di Clive Rosfield e lo vede crescere nel corso dell'avventura, da ragazzo ai suoi trent'anni. Clive vive una tragedia che gli cambia la vita e lo trasforma in un mercenario che combatte per sopravvivere, attingendo a poteri che non comprende completamente: nonostante le sue capacità sovrumane, è uno dei protagonisti più umani che ci sia capitato di interpretare in un videogioco di avventura. A delineare meglio il suo carattere contribuisce un cast di comprimari atipico e sfaccettato, a cominciare dal suo fedele lupo Torgal, ma in generale nessuno di questi personaggi è scontato o, comunque, allineato esclusivamente con le forze del bene o con quelle del male.

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Ciascun personaggio porta dentro di sé dei chiaroscuri che giustificano le sue azioni in un mondo senza scrupoli come quello di Valisthea. Clive è un po' il Jon Snow della situazione, così come la sua amica d'infanzia Jill sembra quasi un mix di Sansa e Arya Stark con una spruzzatina di Daenerys Targaryen. È chiaro che la Creative Business Unit III di Naoki Yoshida si è ispirata anche ai personaggi de Il Trono di Spade, perché è impossibile non rivedere un po' di Tyrion Lannister nel sagace Cidolfus Telamon, mentre il gigantesco Goetz è assolutamente ispirato al gigante buono di casa Stark, Hodor. Peccato solo che non tutti i villain siano all'altezza dei protagonisti, anche se alcuni, come il massiccio Hugo Kupka e la seducente Benedikta Harman, sono altrettanto memorabili: non siamo ai livelli di Ramsay Bolton o Jeoffrey Baratheon, ma in un certo senso anche Final Fantasy XVI ha il suo Re della Notte. Nel bene e nel male.

Combattimenti da cinema

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A differenza di quasi tutti i precedenti Final Fantasy, il sedicesimo capitolo non è un gioco di ruolo a turni, ma un gioco d'azione in tempo reale che, sotto diversi aspetti, ricorda titoli come Devil May Cry: a progettare il sistema di combattimento è stato proprio lo stesso Ryota Suzuki. L'idea era quella di coinvolgere il giocatore in scontri appassionanti e spettacolari, ma anche molto semplici da gestire e superare: nonostante i controlli siano intuitivi e le possibilità di personalizzazione limitate, tra schivate perfette e combinazioni speciali Final Fantasy XVI riesce a essere anche abbastanza tecnico.

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La parola d'ordine è spettacolarità. Il giocatore può colpire con la spada, lanciare incantesimi e usare le abilità degli dèi chiamati Eikon. Gli artisti di Square Enix si sono inventati dei combattimenti estremamente scenografici, specie contro i nemici più importanti, che spesso vengono interrotti da brevi cinematiche in cui la regia e la colonna sonora strepitose di Masayoshi Soken catturano l'attenzione ed esaltano i momenti salienti. In questo senso, però, Final Fantasy XVI è uno spettacolo visivo molto più esagerato de Il Trono di Spade, in cui le coreografie sono state raramente la parte migliore dello show, e si avvicina talvolta ai grandi anime d'azione come Dragon Ball, Demon Slayer o Gurren Lagann, specialmente nelle battaglie tra gli Eikon: enormi Kaiju che farebbero impallidire quelli di Godzilla o Pacific Rim!

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È un Final Fantasy per tutti

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Il Trono di Spade ha avuto un grande merito: ha portato sul piccolo schermo i romanzi di George R.R. Martin che, dopo la trasmissione della prima stagione, sono stati letteralmente presi d'assalto, convincendo molti produttori a fare lo stesso con altre opere letterarie come La ruota del tempo, The Shannara Chronicles e Fondazione, per non parlare de Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del Potere. Square Enix, in un certo senso, ha provato a fare lo stesso con Final Fantasy XVI, adottando un'impronta stilistica molto occidentale, soprattutto nel design del mondo e dei personaggi, per cercare di raggiungere più giocatori possibile.

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Da questo punto di vista, Final Fantasy XVI è più approcciabile de Il trono di spade. Non è così erotico o violento da intimidire i minori, non è complicato come un videogioco di ruolo tradizionale con le sue mille statistiche o i tiri di dado invisibili, e non serve conoscere niente della serie prima di impugnare il joypad. Pur essendo contrassegnato da quel numero sedici, non deve nulla ai precedenti, se non piccole citazioni autoreferenziali che coglieranno solo i grandi fan. Anche per gustarsi Il Trono di Spade in TV non serviva leggere prima o dopo i romanzi di Martin, e la differenza sta tutta nel fatto che Final Fantasy XVI si completa in una quarantina di ore, andando di fretta, mentre la serie TV targata HBO conta 73 episodi. Senza contare quelli di House of the Dragon, naturalmente. Se siete videogiocatori, oltre che cinefili, merita di sicuro la vostra attenzione.