Figli, la recensione: Genitorialità tragicomica

La recensione di Figli, l'ultima eredità di Mattia Torre, una commedia spregiudicata e umana con Valerio Mastandrea e Paola Cortellesi.

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Figli: una scena del film con Paola Cortellesi e Valerio Mastandrea

"I figli ti invecchiano anche perché, quando arrivano al mondo mettono fine, con violenza inaudita, a quella stagione di aperitivi, feste e possibilità che ti sembravano il senso stesso della vita". Con la sfrontatezza e l'intelligenza che lo hanno sempre contraddistinto, Mattia Torre parlava così in apertura del monologo diventato virale dopo l'interpretazione di Valerio Mastandrea sul palco di E poi c'è Cattelan a teatro, e che ha poi ispirato una commedia spietata, surreale e tragicomica sulla solitudine della genitorialità moderna.
Per me che scrivo e non sono madre è stato indispensabile ancorarmi a quelle parole per poter dare vita alla recensione di Figli, il film nato da quel testo teatrale e affidato dallo stesso Mattia alla regia di Giuseppe Bonito, già suo aiuto regista ne La linea verticale.

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Figli: un'immagine con Paola Cortellesi e Valerio Mastandrea

Torre ci lavorava da tempo e prima che la malattia lo portasse via lo scorso luglio, aveva già pensato a tutto, aveva persino scelto il cast in gran parte composto da vecchi amici: da Paola Cortellesi e Valerio Mastandrea nei ruoli principali ai compagni di Boris di cui fu geniale co-autore, come Valerio Aprea, Andrea Sartoretti e Paolo Calabresi. Questo sarebbe stato il suo terzo film da regista dopo Boris-Il film e Ogni maledetto Natale, oggi è invece il suo ultimo lascito sfrontato, surreale e tragicomico.

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Figli: una scena del film con Valerio Mastandrea

Figli è così diventata la commedia postuma del genio di Mattia Torre e a raccoglierne l'eredità è stato Giuseppe Bonito (Pulce non c'è): a lui Torre ha affidato il compito arduo di portare a termine il progetto quando la malattia ormai glielo impediva. Oggi possiamo affermare che non si sbagliava: Bonito è bravissimo a raccoglierne l'eredità e trasformare in immagini la penna di un autore che, meglio di chiunque altro, è stato capace di rappresentare in maniera spregiudicata gli umori di una generazione di quarantenni alle prese con i disagi di un paese vecchio e arrugginito.

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Figli: una scena del film

Diviso per capitoletti, ciascuno destinato a ritrarre un lato dell'essere genitori, il film racconta la vita di Sara (Paola Cortellesi) e Nicola (Valerio Mastandrea): sposati, innamorati, con una bambina di 6 anni e una vita felice. Almeno fino all'arrivo del secondo figlio, che ne scombinerà gli equilibri e ne tormenterà le notti, svelando dinamiche familiari disfunzionali ma seppellite dalla routine e scoperchiando insoddisfazioni personali taciute da tempo.
Una storia condita da risvolti tragicomici tra nonni bizzarri, amici sgangherati, pediatre 'guru' e improbabili baby-sitter, una riflessione sulla genitorialità nei tempi caotici del contemporaneo, tra l'istinto di scappare e la voglia di restare.
L'intuizione di Bonito è stata quella di farsi guidare dalla sceneggiatura, con delle scelte tecniche che non ne tradissero la grazia e la sfrontatezza.

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Figli: una scena del film con Stefano Fresi e Valerio Mastandrea

Lo fa sin dall'inizio del film, da quando cioè la telecamera piomba nella casa "calorosa e accogliente" dei due protagonisti, catapultando lo spettatore nella loro quotidianità scompigliata e confusa, eppure così reale e ordinaria da permettere a chiunque di identificarsi, anche a chi genitore non lo è.
Perché Figli è anche un film sulle ossessioni, le mode, i tic di questo paese stanco, arrabbiato, affaticato e sul disamore di cui è spesso capace. Ogni scena è una miscela di reale e fumettistiche proiezioni dell'inconscio.

Personaggi tragicomici e reali

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Figli: una sequenza del film

Paola Cortellesi e Valerio Mastandrea, per la prima volta insieme sul set, fanno il resto: nevrotici, smarriti, normali e costretti a fare i conti con la privazione del sonno, infernali festifici, diaboliche chat di classe, retaggi culturali e aspettative che non lasciano alternative se non scappare. Una fuga metaforicamente rappresentata da quei salti nel vuoto che i due protagonisti spesso compiono lanciandosi a turno dalla finestra per evitare l'ennesima discussione o per fuggire dal pianto assillante del nuovo arrivato, tragicomicamente sostituito dalla Sonata n°8 di Beethoven.

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Figli: un'immagine del film con Paola Cortellesi e Valerio Mastandrea

Memorabili alcuni monologhi di ineguagliabile e feroce comicità, come quello in cui Sara si lancia in un j'accuse diventato già cult contro la madre, simbolo di quella generazione che "si è mangiata tutto" e che può permettersi di fare mutui, divertirsi, andare in vacanza e credere nel futuro "perché sarete gli ultimi a poterne godere visto che non morite neanche più". I nonni di Figli sono stravaganti, bizzarri, un "esercito di vecchi" che, per usare una battuta del film, "tengono in scacco l'intera economia nazionale". I personaggi sono ritratti di ironia pungente, i dialoghi incalzanti, senza oscurare una tenerezza di fondo riassunta dall'amore per le piccole cose che tutto pacifica, o dalla resilienza, dalla capacità di "imparare a restare", perché "si può cambiare qualcosa solo se prima l'avrete accettata. Vale per il tuo paese, il tuo partito, la tua famiglia".

Conclusioni

Alla fine della recensione di Figli non ci resta che ribadire l'importanza nel panorama del cinema italiano di un film come quello che Mattia Torre ci ha lasciato: anarchico, rivoluzionario e spregiudicato. Una comicità surreale, che pure non trascende la straordinaria normalità e la realtà di personaggi e situazioni. Perchè il bestiario di tipi umani nati dalla penna di Torre, e messi in scena così bene da Giuseppe Bonito, vengono dalla vita vera.

Movieplayer.it
3.5/5
Voto medio
2.3/5

Perché ci piace

  • Per la sfrontatezza e la grazia con cui riesce a rappresentare la tragicomicità della genitorialità moderna.
  • La regia di Giuseppe Bonito in perfetta continuità e aderenza al linguaggio spregiudicato di Mattia Torre.
  • La capacità di creare un effetto di identificazione in chiunque: riderete, vi divertirete e vi riconoscerete in almeno una situazione.

Cosa non va

  • In alcuni momenti il ritmo potrebbe calare, perdendosi nella ripetizione di certi meccanismi comici.