Luck: Febbre da cavallo (di razza)

Luck è un viaggio assolutamente anticonvenzionale nel mondo delle corse dei cavalli, un percorso alla scoperta dei lati più oscuri di questo universo che raccoglie una varia umanità attorno all'idea di una vittoria ottenenuta sfidando la dea bendata.

Di serie televisive innovative ce ne sono state parecchie nella scorsa stagione, molte delle quali prodotte e trasmesse dalla HBO, emittente via cavo tra le più importanti e all'avanguardia per quanto riguarda la ricchezza, la complessità e la bellezza delle sue proposte (e non è più una notizia). Non stupisce quindi che ancora una volta la Home Box Office sia alle spalle di una delle produzioni più attese del 2012, Luck, il cui episodio pilota, diretto da Michael Mann, è andato in onda pochi giorni fa, al termine della puntata conclusiva della seconda stagione di Boardwalk Empire - L'impero del crimine, colpendo favorevolmente pubblico e critica. E non potrebbe essere altrimenti con un cast che vede la presenza di un Dustin Hoffman finalmente tornato ai suoi livelli, Nick Nolte, Dennis Farina e Kerry Condon (vista in This must be the place di Paolo Sorrentino). E soprattutto quando dietro all'operazione c'è la firma di David Milch padre artistico di cult del piccolo schermo come Hill Street - Giorno e Notte, NYPD Blue e Deadwood.


Per quello che si è potuto vedere nel pilot, Luck è un viaggio assolutamente anticonvenzionale nel mondo delle corse dei cavalli, un percorso alla scoperta dei lati più oscuri di questo universo che raccoglie una varia umanità attorno all'idea di una vittoria ottenenuta sfidando la dea bendata. Ma, e questo è l'elemento in più del lavoro della ditta Milch-Mann, la fortuna non è solo un elemento sovrannaturale, quanto il risultato di umane macchinazioni, non sempre cristalline. Perfino gli aspetti più pacificanti, ad esempio il rapporto di tenera amicizia tra i fantini e i loro animali, riservano dei momenti dei dolore atroce. L'episodio si apre con dei titoli di testa magnetici e bellissimi, sulle note di Spitting the atom dei Massive Attack e subito ci introducono nel mondo di Chester "Ace" Bernstein (Hoffman), esponente di spicco della malavita organizzata con la passione per le scommesse e le corse ippiche, che esce dal carcere dopo quattro anni di detenzione durante i quali ha avuto modo di migliorare le proprie tecniche nel gioco d'azzardo. Quella di Ace è una delle tante figure emblematiche di Luck, apparentemente innocuo ma in realtà letale, affetto da una progressiva perdita di memoria che lui cura andando in giro con un registratore digitale su cui 'appunta' ogni più piccolo dettaglio della sua giornata. A prelevare Bernstein all'uscita del penitenziario c'è il sodale di sempre Gus (Dennis Farina). Poi ci spostiamo all'ippodromo di Santa Anita, nella stalla di Escalante (John Ortiz), allenatore messicano di bassa lega che in vista di una gara importate sta istruendo un nuovo zelante fantino, Goosy (Jeffrey Woody Copland), il cui manager soprannominato Porky Pig (uno straordinario Richard Kind, balbuziente e viscido) è in crisi per i pessimi rapporti con The Old Man, uomo dal tragico passato che vede il proprio riscatto avvicinarsi grazie al suo purosangue. ('So ancora riconoscere un campione quando lo vedo', mormora Nick Nolte).

Non potevano mancare gli scommettitori, personaggi disegnati magistralmente dalla penna di Milch che in pochi tocchi riesce a restituire la povertà morale, e insieme la straordinaria umanità, di questi protagonisti, alla costante ricerca di un qualcosa che stravolga le loro vite. Salvo poi cedere all'autodistruzione quando questo qualcosa si materializza. Come succede appunto a Jerry, giocatore compulsivo e sfortunato interpretato da Jason Gedrick, Marcus (Kevin Dunn), un uomo con problemi respiratori costretto a stare su una sedia a rotelle, e agli altri due amici dell'ufficio cervelloni, Renzo (Ritchie Coster) e Lonnie (Ian Hart) vincitori di una puntata che vale oltre 2 milioni di dollari. Non c'è nulla di affascinante nelle esistenze di questi uomini alla deriva, completamente sottomessi ad un fato beffardo e distante e, pur senza svelare troppo, la regia di Mann sa scavare a fondo nel loro vissuto, gettando dei semi che crediamo possano 'fiorire' a dovere nelle successive puntate e intrecciando il racconto ad uno stile prezioso, fatto di movimenti di macchina inusuali per la televisione e con una fotografia che lascia attoniti, in cui prevalgono i toni del verde dollaro. La serie partirà il prossimo 29 gennaio e scommettiamo che sarà un successo. In questo caso, però, la fortuna c'entra poco.

Movieplayer.it

5.0/5