Ethan Hawke sbarca al Lido

Abbiamo incontrato l'affascinante attore texano in occasione della sua visita a Venezia per Brooklyn's Finest.

E' arrivato con un giorno di ritardo rispetto ai piani previsti, ha mancato la conferenza stampa ufficiale di presentazione di Brooklyn's Finest, il film che lo vede al fianco di Richard Gere, Don Cheadle e Wesley Snipes tornare sul grande schermo in un nuovo poliziesco al fianco dell'amico Antoine Fuqua dopo la candidatura all'Oscar ricevuta per la sua performance in Training Day. Nel film Hawke è Sal, un poliziotto della Narcotici che vive un momento molto difficile della sua vita. Padre di cinque figli di cui due in arrivo Sal non sopporta più il peso di non arrivare a fine mese con il suo stipendi da poliziotto e non sopporta neanche più di vedere sua moglie in preda a crisi d'asma per via della muffa che ricopre le pareti della sua fatiscente casa di periferia. Spinto dalla disperazione e disposto al tutto per tutto pur di non di deludere la sua famiglia, Sal decide di sporcarsi le mani recuperando fuori dall'orario lavorativo soldi sporchi nei covi di narcotrafficanti e gangster della zona. Ma questa è solo una delle tre storie che si incrociano nel film, le altre due vedono come protagonisti rispettivamente Richard Gere e la coppia Don Cheadle/Wesley Snipes. Abbiamo incontrato l'affascinante attore texano che si è più volte scusato per l'assenza di ieri ed ha regalato ai giornalisti un'intera ora del suo tempo.

Come ha lavorato per interpretare questo ruolo? Ha passato del tempo in qualche centrale di polizia o ha sfruttato il lavoro fatto qualche anno fa per Training Day?

Ethan Hawke: Il grande vantaggio che ho avuto rispetto agli altri attori è stato di aver già lavorato con Antoine per Training Day, sia per le similitudini di genere che per l'argomento trattato, quindi non si partiva proprio da zero. Il poliziesco mi affascina proprio perchè è che l'unico genere cinematografico che ti consente di fare film su persone vere, che esistono realmente. Parlo anche da cineasta ovviamente, trovo molto interessante poter realizzare un film, uno spettacolo di intrattenimento che affronti questioni socio-politiche appassionando anche il pubblico.

Secondo lei è stato questo il segreto del successo di Training Day?

Ethan Hawke: Ricordo che durante la lavorazione di Training Day tutti continuavano a dire che Antoine fosse un pazzo a voler girare il film nelle zone più pericolose della città, nei luoghi in cui realmente accadono le cose che vedete nel film. Quando poi il film venne acclamato dai critici come dal pubblico in sala per il suo spiccato realismo tutti gli addetti ai lavori cambiaronom improvvisamente idea. Prendete ad esempio un film come The French Connection di William Friedkin, è considerato uno dei più realistici e affascinanti polizieschi del genere proprio perché la storia e i protagonisti si sono tuffati nel cuore di New York. Anche in questo caso Antoine ha insistito ed ha voluto che si lavorasse esattamente nella stessa maniera. Per lui poi ormai si sono aperte molte porte che per altri sono ancora chiuse, conosce bene le forze di polizia, le connessioni e la burocrazia, ma soprattutto in questo tipo di film lui a differenza di altri ci mette passione e cuore.

Spesso lei sceglie di interpretare parti da poliziotto ma su cosa si basa per scegliere o meno una sceneggiatura? L'essere scrittore la influenza in queste scelte?

Ethan Hawke: Quando accetti di lavorare in un film puoi essere bravo tanto quanto lo sono i tuoi collaboratori ma a spingerti in un progetto piuttosto che in un altro deve essere qualcosa di viscerale. Da attore devi poterti relazionare in maniera intima con i personaggi che ti vengono proposti, ci deve essere qualcosa che ti scatta dentro quando leggi uno script. Quando ho letto la sceneggiatura di Brooklyn's Finest mi sono commosso, Sal è un uomo che combatte con il proprio ego e con il proprio orgoglio. C'è da dire che in questa scelta molto dipende da chi te le manda le sceneggiature, se so che un progetto viene da uno come Antoine vuol dire che sicuramente sarà un film di successo, perché lui crede fermamente in quello che fa e se decide di voler realizzare u qualcosa puoi scommetterci che lo porterà a termine. Se in questo lavoro vuoi fare del tuo meglio devi esser sicuro che anche gli altri compagni abbiano lo stesso desiderio perché altrimenti tutto si rende vano.

L'ultima volta che è stato qui a Venezia era per presentare un film come regista, L'amore giovane, poi ha lavorato moltissimo in teatro ed è tornato a fare solo l'attore di cinema. Sembra quasi che l'esperienza dietro la macchina da presa sia stata energizzante per lei...

Ethan Hawke: Sono tanti anni che recito, sin da quando avevo tredici anni, ma a volte nella vita ho avuto bisogno di cambiare, di fare anche altre cose e di trovare la carica e la spinta per riuscire al meglio. Ogni volta che dirigo un film e mi allontano dalla recitazione si ravviva automaticamente il mio grande amore per la recitazione, non so dirvi esattamente il perché ma è una cosa che accade spessissimo.

Nello scegliere e sviluppare i suoi personaggi quanto è stata importante la sua esperienza con Sidney Lumet?

Ethan Hawke: Sidney è il cineasta per eccellenza, uno che ti fa fare molte più prove prima delle riprese di qualsiasi altro. E' famoso per la velocità con cui effettua le produzioni dei suoi film e questo accade per un motivo preciso, perché quando ci si trova davanti al primo ciak lui ha talmente le idee chiare su quel che vuole e su quel che dobbiamo fare noi che va dritto al punto senza perdere tempo. Fa parte della vecchia scuola, il suo modo di girare è molto diverso da quello dei giovani registi che al contrario filmano le prove e hanno tonnellate di girato ogni volta da cui trarre il film in fase di montaggio. Lui invece se lo crea in mente, lo gira e lo monta nella sua testa, ha una profonda conoscenza del mondo della recitazione a differenza di altri registi che non sanno neanche di cosa stiamo parlando.

Grazie a Lumet e Fuqua noi conosciamo un Ethan Hawke cupo e assai introverso mentre c'è anche un lato romantico, quello esploso in Prima dell'alba e Before Sunset - Prima del tramonto di Richard Linklater. Ha una vaga idea di che impatto hanno avuto sul pubblico questi due film?

Ethan Hawke: Questi due film rappresentano qualcosa di speciale per me, anche perché sono stato co-sceneggiatore di entrambi. E' raro riscuotere successo sin da subito con qualcosa di sperimentale, come è importante e raro riuscire a seguire una continuità temporale tra due progetti. E poi la possibilità di improvvisare e la libertà di movimento, non posso che essere felice ed orgoglioso nello scoprire che come per me questi due film sono stati importanti anche per altri.

Avete in programma di realizzare un terzo capitolo? Secondo lei quale potrebbe essere l'ambientazione giusta?

Ethan Hawke: Sarei sorpreso se non ne facessimo un altro, se non ci fosse un seguito sarebbe veramente un peccato. Il problema è capire quando e dove realizzarlo anche alla luce delle aspettative di un pubblico che negli anni ha variato di molto i suoi gusti.

Quanto è stato difficile per lei conquistarsi la fiducia della gente di Brooklyn durante le riprese?

Ethan Hawke: Training Day mi ha molto aiutato in questo, la gente si è ricordata di me e mi ha aperto le porte con grande generosità. Tra tutti gli attori sono stato quello più facilitato nel rapproto con la gente, mi hanno permesso di avvicinarmi, di entrare nelle loro vite, è stato davvero bello poter parlare con loro. E' accaduto davvero qualcosa di magico in quei giorni se consideriamo che il paese attraversava un momento non proprio tranquillo. Erano i momenti in cui c'era in atto la campagna elettorale di Obama ed erano anche giorni in cui momenti molto difficili anche per la polizia, ossessionata dalla sicurezza sul set.

Negli ultimi anni lavorato moltissimo a teatro, è stato un allenamento fruttuoso per tornare sul grande schermo con un'esperienza ed una consapevolezza maggiori?

Ethan Hawke: E' un dato di fatto che recitare in teatro sia molto più difficile che davanti a una camera da presa, non c'è confronto. Il trucco devi fartelo da solo, devi assicurarti di arrivare in tempo per la preparazione prima dello spettacolo, non c'è nessuno che ti inquadra e ti illumina a dovere per camuffare le lacune della tua recitazione. Un fantastico addestramento, un lavoro che mi piace molto quello in teatro, ripetere e ripetere aiuta a memorizzare e a fissare le idee, credo fermamente che tutto questo mi abbia reso un attore migliore.

A quale piéce teatrale avvicinerebbe la vicenda del suo personaggio in Brooklyn's Finest?

Ethan Hawke: Credo che possa avvicinarsi di molto a Macbeth, in particolar modo quando in una delle scene iniziali cerca di lavarsi le mani dal sangue e non ci riesce. E poi la sua avidità, un elemento fondamentale e permeante della storia, e la sua convinzione di star compiendo la scelta migliore per il suo futuro. Anche in Macbeth tutto filava bene fino al momento in cui non inizia a scorrere il sangue.

Ieri il mattatore della giornata è stato come avrà saputo George Clooney, che è giunto a Venezia con la sua nuova fidanzata italiana. Lei che in passato è stato un animale da passerella, per la sua bellezza e per le sue relazioni sentimentali passate, si guarda indietro con qualche rimpianto oppure ha preso in maniera convinta le distanze da uno stile di vita che non le appartiene più?

Ethan Hawke: Ho tanti rimpianti ma quasi nessuno di questi ha a che fare con la percezione che il pubblico ha di ciò che è frivolo e di ciò che non lo è. George Clooney vive la sua vita nella maniera che ritiene migliore ed ha successo, gli va bene ed è questo l'importante. Il segreto in questo ambiente è essere sempre sè stessi, io sono io non sono George Clooney, quando cresci e ti accorgi di non essere più un ragazzo diventa difficile essere quel che non sei. Venni a Venezia per la prima volta nel 1989 per L'attimo Fuggente e mi ricordo che fu incredibile, un'esperienza indimenticabile. Beh vi posso dire che ieri sera ero seduto nella stessa sedia che avevo occupato vent'anni fa al fianco di Peter Weir e per un istante sono stato pervaso da un travolgente senso di gratitudine per aver avuto la possibilità di fare nella vita quel che amo fare. Quando venni catapultato al Lido a diciotto anni mi chiedevo ogni minuto se nella vita mi sarebbe accaduto di nuovo ed ora, oggi, in questa sala di fronte a voi mi rendo conto che il sogno si è avverato nuovamente.