Recensione Le cronache di Narnia: il viaggio del veliero (2010)

Attenendosi piuttosto fedelmente all'impianto dei romanzi C. S. Lewis, la trasposizione cinematografica del terzo capitolo della saga di Narnia, più che un'avventura fantasy in senso stretto, può essere considerata come un'elaborata allegoria legata a temi spirituali e filosofici.

Epopea morale

Il fantasy può essere molte cose. Racconto favolistico, rivolto prevalentemente all'infanzia, fondato sullo schematismo dell'intreccio e sul ricorso ad archetipi universali. Storia avventurosa per ragazzi, il cui obiettivo principale è quello di intrattenere dosando azione e spettacolarità. Riflessione culturale, che attinge alla mitologia e al folklore per intavolare elaborazioni anche filosofiche indirizzate a un pubblico adulto, come nel caso dell'opera di John Ronald Reuel Tolkien. La saga in sette volumi che compone il ciclo de Le cronache di Narnia, ideata dal letterato e filologo irlandese C.S. Lewis, più che al fantasy in senso stretto sembra essere maggiormente apparentata con il genere dell'allegoria, della parabola, o dell'apologo morale. Il guazzabuglio di esseri fantastici che popola il fatato mondo di Narnia è, infatti, costituito da figure tratte dal mito (centauri, fauni, minotauri) o da simbologie animali (in particolare il divino leone Aslan), che assumono per lo più un valore di tipo spirituale e religioso. Le profonde convinzioni cristiane di Lewis, sovente spinte fino al limite del radicalismo, sono dunque un elemento talmente essenziale della saga di Narnia da permanere anche nella fedele trasposizione cinematografica di questo ciclo epico.


Partendo da questi presupposti, Lewis edifica una vera e propria saga messianica, che traghetta i giovani protagonisti (in bilico tra la realtà quotidiana inglese della Seconda guerra mondiale, in cui sono dei semplici ragazzi, e l'universo di Narnia, nel quale invece rappresentano dei nobili sovrani) attraverso un vero e proprio percorso di formazione spirituale. Questo terzo capitolo, Le cronache di Narnia - Il viaggio del veliero vede al centro della storia i due figli più piccoli della famiglia Pevensie, Edmund (Skandar Keynes) e Lucy (Georgie Henley), alle prese con i primi turbamenti dell'adolescenza, in grado di fare vacillare la loro purezza. Catapultati di nuovo nel reame di Narnia, dovranno questa volta scortare il Re Caspian (già protagonista del precedente episodio) in una fantastica missione per mare, a bordo del veliero Dawn Treader. I nostri eroi dovranno far tappa nelle minacciose Lone Island, alla ricerca dei sette Lord di Telmar, prigionieri di un incantesimo. Per sciogliere il maleficio, l'equipaggio sarà costretto a spingersi addirittura nella terra in cui dimora l'onnipotente leone Aslan. Ad accompagnare lo spettatore in questa rinnovata avventura vi sono vecchie conoscenze, come il topolino spadaccino Reepicheep (doppiato in originale da Simon Pegg), ma anche nuovi personaggi. Tra questi c'è anche il riottoso cugino dei piccoli Pevensie, Eustace (Will Poulter), all'inizio ostile nei confronti delle creature fatate di Narnia, ma che in seguito muterà atteggiamento, cambiato dall'esperienza mistica del viaggio. Il suo processo di trasformazione interiore sarà compiuto quando il ragazzino muterà le sembianze in quelle di un dragone, divenendo coraggioso e rendendosi utile alla ciurma del Dawn Treader.

L'impostazione rigidamente morale che anima l'epica di Lewis permane anche nell'adattamento cinematografico de Il viaggio del veliero, che può dunque essere considerato soprattutto un racconto pedagogico rivolto all'infanzia e incentrato sull'importanza della Fede ("Non si ha altro se non ciò in cui si crede" , dice a un certo punto Lucy). Lo sviluppo della sceneggiatura, tuttavia, difetta di un approccio troppo schematico e rigido, caratterizzato da un eccessivo ricorso a simbologie religiose (a partire dai sette Lord di Telmar, incarnanti i Sette vizi capitali in cui si può cadere in tentazione, fino al valore salvifico dell'acqua), che purtroppo contribuisce a rendere statici anche la messa in scena cinematografica e lo sviluppo dell'azione. In questo terzo capitolo, infatti, le sequenze di combattimento e le scene di battaglia sono piuttosto limitate, se si eccettua la spettacolare lotta conclusiva ingaggiata con un gigantesco mostro marino realizzato in digitale. Le cronache di Narnia: Il viaggio del veliero finisce così per assumere un impianto troppo illustrativo, visivamente ben composto, ma scarsamente dotato di dimensione epica ed eroica nel racconto. Anche l'impiego della tecnologia tridimensionale (aggiunta in fase di postproduzione) ha una funzione prevalentemente decorativa, ben poco incisiva dal punto di vista espressivo, se si eccettua l'effetto trompe l'œil iniziale, in cui i personaggi sono catapultati dentro un dipinto che ritrae il veliero in alto mare. L'impressione finale, insomma, è quella di assistere a una parabola evangelica illustrata da un bravo affrescatore, ma comunque poco coinvolgente e ispirata.