Entourage, il finale di serie tra speranza e malinconia

Per la conclusione dello show di Doug Ellin, dopo anni di leggerezza e flirt da poco conto, arriva un finale apparentemente buonista in cui gli uomini sono davvero disposti a tutto per le loro dolci metà, perfino a rinunciare a tutto quello che hanno costruito con grande fatica.

The Big Bang, Second to Last e The End, tre episodi che fin dal titolo lasciano intendere un'unica volata verso il gran finale di una serie che dopo otto anni volge al suo termine lasciando "orfani" milioni di telespettatori che fin dal 2003 con Entourage avevano seguito le vicende della giovane star del cinema Vincent Chase (Adrian Grenier), la sua ascesa, il suo improvviso declino ed infine il ritorno al successo. Abbiamo già detto in altre occasioni di come questo ritorno sia stato, a nostro parere s'intende, fin troppo rapido e poco approfondito, ma d'altronde già nelle ultime stagioni gli autori ci avevano fatto capire che il loro interesse si era spostato dall'aspetto professionale del loro protagonista a quello personale. Non più quindi una serie sui vizi di Hollywood, ma sui vizi (e pregi) di questo gruppo di ragazzi che dopo essere stati catapultati in questo mondo quasi alieno, ne hanno abbracciato usi e costumi e cercano adesso di costruirsi una vita ed un futuro.

Questo fondamentalmente avviene negli ultimi episodi, con le vicende professionali spesso lasciate sullo sfondo (o dopo i titoli di coda, ma su questo torneremo tra poco), Turtle (Jerry Ferrara) e Drama (Kevin Dillon) che tornano ad essere in tutto e per tutto dei semplici sidekicks e i tre principali "professionisti" della serie a rincorrere piuttosto un amore spesso tormentato ma fortemente voluto anche a costo di grandi sacrifici: è così che Vince ottiene finalmente l'appuntamento che sognava con la bella giornalista Sophie (Alice Eve), un appuntamento talmente fantastico (che non ci è dato vedere) che il giorno dopo è già pronto a convolare a nozze nella romantica Parigi; Eric (Kevin Connolly) fino alla fine ci tiene con il fiato in sospeso per quanto riguarda il suo amore con la bella Sloan (Emmanuelle Chriqui), un amore andato avanti, tra altri e bassi, fin dalla seconda stagione e che è necessariamente destinato ad un happy ending nonostante i tentativi di seduzione della ex matrigna e l'opposizione del padre di lei, rispettivamente le guest Melinda Clarke e Malcolm McDowell; il superagente Ari Gold (Jeremy Piven) riesce a scongiurare proprio sul finale un divorzio che sembrava ormai inevitabile,quando soltanto alla fine capisce che l'unico vero problema tra lui e la moglie (Perrey Reeves, ma il suo personaggio ha finalmente un nome, Melissa!) era il suo lavoro e così fa il sacrificio più grande, molla tutti (compresi la spalla di sempre Lloyd, Rex Lee, e la nuova amante Dana Gordon, Constance Zimmer) ed è pronto ad intraprendere una nuova vita, una vita senza email da controllare, telefonini a cui rispondere e dipendenti da umiliare.

Insomma per la prima volta in questo show le donne ottengono davvero quello vogliono, senza mezzi termini: dopo anni in cui si sono alternati fisici statuari e flirt senza conseguenze, in cui le controparti femminili erano spesso solamente d'intralcio per le ambizioni maschili, spunta un finale apparentemente buonista in cui gli uomini sono davvero disposti a tutto, perfino a rinunciare a tutto quello che hanno costruito con grande fatica. Ecco quindi Vince pronto a lasciare per la sua bella la Hollywood che aveva appena riconquistato, ecco Eric pronto a seguire a New York una Sloan incinta anche a costo di perdere l'agenzia appena aperta, ed infine Ari che abdica dal suo trono di vera e propria potenza dell'industry cinematografica per riconquistare l'unica donna che abbia mai amato in vent'anni.

Un finale da favola? Sicuramente è così, ma meno inaspettato di quanto si possa credere, considerato che a otto anni dagli esordi in fondo i personaggi non si sono poi allontanati così tanto dalle loro filosofie di vita, dai loro valori; giova infatti ricordare la loro provenienza dal Queens, le origini in parte italiane (il vero nome di Turtle è Salvatore Assante), il loro mettere sopra ogni cosa sempre prima la famiglia (reale o allargata che sia, come l'entourage che dà il nome alla serie) e spesso anche i sentimenti verso l'altro sesso: è vero che non basterebbe un intero articolo ad elencare le conquiste dei vari protagonisti, ma è anche vero che almeno Vince ed Eric quando il vero amore è arrivato non hanno mai avuto dubbi a mettere da parte qualsiasi cosa e buttarcisi a capofitto. E che dire di Ari, un uomo attraente e potentissimo che ha l'intera Hollywood ai suoi piedi ma che non ha mai tradito la moglie se non dopo la separazione, che non è mai caduto in tentazione nonostante le tante occasioni.

Quella di Doug Ellin è sempre stata una serie dalla facciata cinica e misogina che in realtà nascondeva un cuore romantico e malinconico, ed è stato proprio questo contrasto a funzionare e a rendere per otto anni Entourage una delle punte di diamante della HBO. Che ora ha in programma, grazie al produttore esecutivo Mark Wahlberg, di portare questi stessi volti sul grande schermo entro un paio di anni. E che tipo di film sarà questo Entourage - The Movie? La risposta è nella già citata scena dopo i titoli di coda, in cui Ari è oggetto di una tentazione più grande di qualsiasi modella o conquista: l'opportunità di diventare CEO di una delle più grandi media company al mondo, una vero e propria potenza come la Time Warner (che, ovviamente, è a capo anche della HBO). Accetterà l'offerta o rimarrà fedele alla promessa fatta alla moglie? Lo scopriremo, questa è la nostra speranza, comodamente seduti al cinema.

Movieplayer.it

3.0/5